< Rime (Andreini)
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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto XXVIII
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SONETTO XXVIII.
Q
Vì del bel guardo il vivo ardor m’assalse, Ond’hoggi ancor par, che n’avampi il prato;
Quì d’acute saette il sen piagato
Hebbi; ed altrui del mio dolor non calse;
Quì pur lagrime usciro amare, e salse
De gli occhi tristi; e ’l cor duro, e gelato
Mai non piegar. fù sua durezza, ò Fato,
Ch’amor, fede, e fermezza a me non valse?
Lasso, fù mio destin, ch’empio m’offerse
Tigre selvaggia sotto humil sembiante
Di cui più dispietata altri non scerse.
Ma perch’essempio i’ sia d’ogn’altro amante
Dite voi quel martir, che ’l cor sofferse
Fere, augelli, antri, rivi, ombre, aure, e piante
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