< Rime (Andreini)
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Sonetto XXV
Sonetto XXIV Sonetto XXVI

SONETTO XXV.

 

G
Ià vidi occhi leggiadri, occhi, ond’Amore

M’incende, in voi bella pietà scolpita
     Che dolce lusingando al mio dolore,
     Al mio fido servir promise aita.
Hor veggio (lassa) il troppo folle errore
     D’ingannato pensier, d’alma tradita;
     Veggio, che discacciata (ohime) dal core
     La pietade ne gli occhi era fuggita.
O sospirati in van dolci riposi
     Quali havranno i miei giorni hore tranquille?
     Qual guiderdone i miei martiri ascosi?
Deh potessero almeno in voi le stille
     De l’amaro mio pianto occhi amorosi
     Quel, che possono in me vostre faville.

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