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Pietro Bembo - Rime (1530)
Lieta e chiusa contrada, ov'io m'involo
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LXVI.
Lieta e chiusa contrada, ov’io m’involo
al vulgo e meco vivo e meco albergo,
chi mi t’invidia, or ch’i Gemelli a tergo
lasciando scalda Febo il nostro polo?4
Rade volte in te sento ira né duolo,
né gli occhi al ciel sì spesso e le voglie ergo,
né tante carte altrove aduno e vergo,
per levarmi talor, s’io posso, a volo.8
Quanto sia dolce un solitario stato
tu m’insegnasti, e quanto aver la mente
di cure scarca e di sospetti sgombra.11
O cara selva e fiumicello amato,
cangiar potess’io il mar e ‘l lito ardente
con le vostre fredd’acque e la verd’ombra.14
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