< Rime (Bembo)
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O superba e crudele, o di bellezza
Quando ‘l mio sol, del qual invidia Sogno, che dolcemente m'hai furato

LXXXVII.

O superba e crudele, o di bellezza
e d’ogni don del ciel ricca e possente,
quando le chiome d’or caro e lucente
saranno argento, che si copre e sprezza,4

e de la fronte, a darmi pene avezza,
l’avorio crespo e le faville spente,
e del sol de’ begli occhi vago ardente
scemato in voi l’onor e la dolcezza,8

e ne lo specchio mirerete un’altra,
direte sospirando: – eh lassa, quale
oggi meco penser? perché l’adorna11

mia giovenezza ancor non l’ebbe tale?
A questa mente o ‘l sen fresco non torna?
Or non son bella, alora non fui scaltra –.14

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