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Pietro Bembo - Rime (1530)
Sogno, che dolcemente m'hai furato
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LXXXVIII.
Sogno, che dolcemente m’hai furato
a morte e del mio mal posto in oblio,
da qual porta del ciel cortese e pio
scendesti a rallegrar un dolorato?4
Qual angel hai là su di me spiato,
che sì movesti al gran bisogno mio?
scampo a lo stato faticoso e rio,
altro che ‘n te non ho, lasso, trovato.8
Beato se’, ch’altrui beato fai:
se non ch’usi troppo ale al dipartire,
e ‘n poca ora mi tôi quel che mi dai.11
Almen ritorna, e già che ‘l camin sai,
fammi talor di quel piacer sentire,
che senza te non spero sentir mai.14
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