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I

Queste rime, ch'a voi piane e dimesse
  Que vengon, sì come fide serve humili;
  Vi mostreran, che di desir non vili
  Amor dolce per voi l'alma m'impresse.

Queste lo sperar mio raro, e le spesse
  Paure in lieti, e 'n dolorosi stili
  Vi scopriranno anchor: se le gentili
  Vostre orecchie lor fien talhor concesse.

Et qual huom , ch'a lo specchio entro si mira;
  Vedrete in lor l'alte excellenti e vostre
  Risplender quasi mille accese stelle:

Et forse poi non prenderete in ira,
  Che tra gli affetti miei chiaro si mostre,
  Quanto avanzate le più sagge, e belle.

II

Nel dolce tempo, a la stagion nouella,
  Che strugge il ghiaccio; et produce herbe, e fiori
  Et racquiitati i suoi perduti honori,
  L'antica madre appar giovene, e bella;

Alhor che dolce Progne, & fua forella
  Gli altrui piangono, e i lor commessi errori;
  E 'l petto accese d'amorosi ardori
  Scherzan le fere in questa parte, e 'n quella;

Nel più vago fiorir de miei verdi anni
  Donna di virtu piena, e di beltade
  M'apparve tal; che 'l Sol seco perdea.

Quinci sepp'io, com'huom sua libertade
  Con seruitu lieto cangiar potea,
  Et mieter gioia de suoi sparsi affanni.

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