< Rime (Stampa) < Rime varie 
 
 
 
        
      | Questo testo è stato riletto e controllato. | 
Gaspara Stampa -  Rime  (XVI secolo)
| ◄ | Rime varie - CCCX | 
CCCXI
«Dolce Signor, non mi lasciar perire!»
     Mesta e pentita de’ miei gravi errori
e del mio vaneggiar tanto e sí lieve,
e d’aver speso questo tempo breve
de la vita fugace in vani amori,
     a te, Signor, ch’intenerisci i cori,
e rendi calda la gelata neve,
e fai soave ogn’aspro peso e greve
a chiunque accendi di tuoi santi ardori,
     ricorro; e prego che mi porghi mano
a trarmi fuor del pelago, onde uscire,
s’io tentassi da me, sarebbe vano.
     Tu volesti per noi, Signor, morire,
tu ricomprasti tutto il seme umano;
dolce Signor, non mi lasciar perire!
    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.