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A DORI
Su l’Ara d’Esculapio
Recate, o Pastorelle,
Due vaghe tortorelle
Eguali nel candor.
Io voglio offrirle al Nume
Su i mattutini albori
Or che risorge Dori
Bella siccome un fior.
Pieno di luce nuova
L’occhietto cilestrino
Già medita il destino
Del più ritroso cor.
Già torna in quella faccia
Serena e lusinghiera
L’ilarità primiera,
E la magia d’Amor.
* * *
Io stesso cinto il crine
Di pallidi amaranti
Dirò prosteso avanti
Al Dio benefattor:
Grazie, o figliuol d’Apollo,
Ch’ odii le afflitte piume.
Grazie, pietoso Nume,
De i mali sgombrator.
Se Dori tu salvasti,
Deh! fa che in quel bel seno
Giammai non venga meno
L’infuso tuo vigor.
Lieta e felice ognora
Viva la Ninfa mia,
E lungamente sia
L’idolo de i pastor.