< Rime (Vittoria Colonna)
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Sonetto LXV Sonetto LXVII


SONETTO LXVI

Il parlar saggio, e quel bel lume ardente,
  Che nè Morte, nè Tempo avaro ammorza,
  Onde s’ accese, amò di tanta forza
  Il mio cor, quant’ ha poi mostro sovente.
Ascolto sempre, veggio ognor presente,
  Che non me ’l vieta la terrena scorza,
  La quale spesso di poter ne sforza
  A sciorre, e alzar sopra di lei la mente,
Celesti luci, ed armonia soave,
  Che col chiaro splendore, e dolce suono,
  Gli occhi e l’ orecchie m’ han velati e chiuse.
L’ esser meco talor non ti fia grave,
  Spirto beato, che quì in terra sono,
  U’ son le glorre tue larghe e diffuse.

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