< Rime (Vittoria Colonna)
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Sonetto LXVI Sonetto LXVIII


SONETTO LXVII

Mosso d’ alta pietà non move tardo
  Il Sol, che seco in Ciel mi ricongiunge;
  Ma viene ognor più lieto, e sempre aggiunge
  Al maggior uopo, ond’ io pur vivo ed ardo.
Quant’ egli può, dal primo acuto dardo
  Risana il cor, e con più saldo il punge,
  Ora che col pensier fido da lunge
  A quel, ch’ esser solea, felice il guardo.
Gli occhi, che Morte mi nasconde e cela,
  Ond’ uscì ’l foco, ch’ ancor l’ alma accende,
  Fur chiari specchi in terra al viver mio.
Or quel raggio, che ’l Ciel non mi contende,
  Mi mostra, ove drizzar convien la vela
  Per questo mar del nostro secol rio.

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