< Rime (Vittoria Colonna)
Questo testo è completo.
Sonetto V Sonetto VII


SONETTO VI

O che tranquillo mar, che placid’ onde
  Solcava un tempo in bel spalmata barca,
  Di bei favori, e d’ util merci carca,
  L’ aer sereno avea, l’ aure seconde.
Il Ciel, ch’ or suoi benigni lumi asconde,
  Dava luce di nebbia e d’ ombra scarca;
  Non dee creder alcun, che sicur varca,
  Mentre al principio il fin non corrisponde.
L’ avversa stella mia, l’ empia fortuna
  Scoperser poi l’ irate inique fronti,
  Dal cui furor cruda procella insorge.
Venti, pioggia, saette il Cielo aduna,
  Mostri d’ intorno a divorarmi pronti;
  Ma l’ alma ancor sua tramontana scorge.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.