< Rime (Vittoria Colonna)
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Sonetto XLI Sonetto XLIII


SONETTO XLII

Si; large vi fu il ciel, che ’l tempo avaro,
  Bench’ ognor più s’ affretti, men divora
  L’ opre vostre, Signor, ma d’ ora in ora
  Scorge cagion di farvi eterno e raro.
Posto il contrario suo col bianco a paro
  Si manifestan più gli estremi all’ ora;
  Così i fatti d’ altrui men belli ancora
  Fanno il vostro valor sempre più chiaro.
Si scorge un error quasi in ogni effetto
  D’ ingegno, o forza in altri, che raccende
  Nei saggi petti ognor la vostra gloria.
Per proprio onor ciascun alto intelletto
  Farà dell’ opre vostre eterna istoria;
  Perchè chi men le loda, men l’ intende.

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