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III. Epitafio di Didone
II IV


 
Del funesto arbor l’ ombre oscure e spesse
fuggi, fuggi, crudel, heu! fuggi, infido;
non legger, se non sei pietoso e fido,
4le meste lettre in la cieca urna impresse.

Qui son le spoglie insanguinate e oppresse
de l’ infelice e abandonata Dido,
qual, per sanar dove le die’ Cupido,
8la data spada in mezzo il petto messe.

E se di ciò, viator, ella fu vaga,
non te stupir, perché chiaro si vede
11che spesso l’ una doglia l’ altra appaga.

Stolta fu ben, e stolto è quel che crede
sanar con doglia un’ amorosa piaga,
14ché ’l duol di quella ogn’ altra doglia eccede.

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