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Jacopo Sannazaro - Rime disperse (XVI secolo)
III. Epitafio di Didone
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Del funesto arbor l’ ombre oscure e spesse
fuggi, fuggi, crudel, heu! fuggi, infido;
non legger, se non sei pietoso e fido,
4le meste lettre in la cieca urna impresse.
Qui son le spoglie insanguinate e oppresse
de l’ infelice e abandonata Dido,
qual, per sanar dove le die’ Cupido,
8la data spada in mezzo il petto messe.
E se di ciò, viator, ella fu vaga,
non te stupir, perché chiaro si vede
11che spesso l’ una doglia l’ altra appaga.
Stolta fu ben, e stolto è quel che crede
sanar con doglia un’ amorosa piaga,
14ché ’l duol di quella ogn’ altra doglia eccede.
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