< Rime varie (Alfieri, 1912)
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CXCVII. Alla Malinconia
CXCVI. Ogni uomo teme naturalmente la Morte CXCVIII. Sosterrà impavido i rigori dell'avversa fortuna

CXCVII.1

Alla Malinconia.

Malinconía dolcissima, che ognora
Fida vieni e invisibile al mio fianco,
Tu sei pur quella che vieppiú ristora
4 (Benché il sembri offuscar) l’ingegno stanco.
Chi di tua scorta amabil si avvalora,2
Sol può dal Mondo scior l’animo franco;

Né il bel Pensar, che l’uom par tanto onora,
8 Né gli affetti, né il Dir, mai gli vien manco.3
Ma tu, solinga infra le selve e i colli
Dove serpeggin chiare acque sonanti,
11 Tuoi figli ivi di nettare satolli.
Ben tutto io deggio ai tuoi divini incanti,
Che spesso gli occhi a me primier fan molli,
14 Perch’io poi mieta a forza gli altrui pianti.4

  1. Nel ms.: «Dí 30 maggio: sotto Fiesole vagante».
  2. 5. Si avvalora, si munisce, si fortifica.
  3. 7-8. La costruzione di questi due versi è a senso, che, piú essendo i soggetti, il verbo dovrebb’essere al plurale: ma ciò non turba la fluidità dei versi né oscura il pensiero.
  4. 13-14. L’A. allude alle sue tragedie, composte il piú delle volte, come dice egli stesso nell’Autobiografia in un continuo pianto: era davvero un mettere in pratica l’oraziano (Arte poetica, 102 seg.):
    Si vis me flere, dolendum est
    Primum ipsi tibi.


Note

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