Questo testo è stato riletto e controllato. |
Ch’ignobil figlio di non chiara fonte
3Un natal tenebroso
Avesti intra gli orror d’ispido monte,
E già con lenti passi
6Povero d’acque isti lambendo i sassi;
Non strepitar cotanto,
Non gir sì torvo a flagellar la sponda,
9Chè benchè Maggio alquanto
Di liquefatto gel t’accresca l’onda,
Sopravverrà ben tosto
12Essiccator di tue gonfiezze, Agosto.
Placido in seno a Teti,
Gran re de’ fiumi, il Po discioglie il corso,
15Ma di velati abeti
Macchine eccelse ognor sostien sul dorso,
Nè per arsura estiva
18In più breve confin stringe sua riva.
Tu le gregge e i pastori
Minacciando per via spumi e ribolli,
21E, di non proprj umori
Possessor momentaneo, il corso estolli,
Torbido, obliquo, e questo
24Del tuo sol hai, tutto alïeno è il resto.
Ma fermezza non tiene
Riso di cielo, e sue vicende ha l’anno:
27In nude aride arene
A terminar i tuoi diluvj andranno,
E con asciutto piede
30Un giorno ancor di calpestarti ho fede.
So che l’acque son sorde,
Raimondo, e ch’è follia garrir col rio;
33Ma sovra Aonie corde
Di sì cantar talor diletto ha Clio,
E in mistiche parole
36Alti sensi al vil volgo asconder suole.
Sotto ciel non lontano
Pur dianzi intumidir torrente i’ vidi,
39Che di tropp’acque insano
Rapiva i boschi e divorava i lidi,
E gir credea del pari
42Per non durabil piena a’ più gran mari.
Io dal fragor orrendo
Lungi m’assisi a romit’Alpe in cima,
45In mio cor rivolgendo
Qual’era il fiume allora e qual fu prima,
Qual facea nel passaggio
48Con non legittim’onda ai campi oltraggio.
Ed ecco, il crin vagante
Coronato di lauro e più di lume
51Apparirmi davante
Di Cirra il biondo re, Febo il mio nume,
E dir: ‘ Mortale orgoglio
54Lubrico ha il regno, e rovinoso il soglio.
Mutar vicende e voglie,
D’instabile fortuna è stabil’arte;
57Presto dà, presto toglie,
Viene e t’abbraccia, indi t’abborre e parte;
Ma quanto sa si cange:
60Saggio cor poco ride e poco piange.
Prode è ’l nocchier, che ’l legno
Salva tra fiera aquilonar tempesta;
63Ma d’egual lode è degno
Quel ch’al placido mar fede non presta,
E dell’aura infedele
66Scema la turgidezza in sparse vele.
Sovra ogni prisco eroe
Io del grande Agatocle il nome onoro,
69Che delle vene Eoe
Ben su le mense ei folgorar fe’ l’oro,
Ma per temprarne il lampo,
72Alla creta paterna anco diè campo.
Parto vil della terra
La bassezza occultar de’ suoi natali
75Non può Tifeo: pur guerra
Move all’alte del ciel soglie immortali.
Che fia? Sott’Etna colto,
78Prima che morto ivi riman sepolto.
Egual fingersi tenta
Salmoneo a Giove, allor che tuona ed arde;
81Fabbrica nubi, inventa
Simulati fragor, fiamme bugiarde;
Fulminator mendace
84Fulminato da senno a terra giace.’
Mentre l’orecchie i’ porgo,
Ebbro di maraviglia al dio facondo,
87Giro lo sguardo e scorgo
Del rio superbo inaridito il fondo,
E conculcar per rabbia
90Ogni armento più vil la secca sabbia.