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Questo testo fa parte della raccolta Poesie inedite (Pellico)


SANTA FILOMENA.





Laudate Dominum in sanctis ejus.

(Ps. 50. 1).



Vidi sembianti di disdegno accesi,
     Quando dapprima infra devoti cuori
     3Nome sonar di Filomena intesi:

E chiesta la cagion di tai rancori,
     Udii fremiti alzar, che così poco
     6L’unico Ver, l’unico Iddio s’onori!

« Perchè, gridavan con alterno foco,
     Perchè non al Signor dell’Universo,
     9Ma a novelli suoi santi ognor dar loco?

» Culto quest’è risibile e perverso!
     Secoli di barbarie lo foggiaro!
     12Distruggerlo omai dee secol più terso! »

De’ corrucciati al querelarsi amaro
     Applaudiron taluni, ed applaudendo
     15Senno svolger sublime essi agognaro.

Io non capii qual fosse lo stupendo
     Argomentar di quegl’ingegni acuti,
     18E meditai, nè tuttodì il comprendo.

Alla luce del Bel mi sembran muti,
     Se stiman colpa o ignobiltà un amore
     21Portato a petti in santità vissuti.

Nè so perchè sia di barbarie errore
     L’aver per sacre l’ossa di que’ forti,
     24Che a noi lasciàr d’alta virtù splendore;

Nè scorgo quale al nostro secol porti
     La Chiesa oltraggio, quando ancor favelli
     27D’egregi estinti, e ad imitarli esorti;

E n’esorti a pensar che vivon quelli
     Non senza possa al Re del Cielo amici
     30E lor pietate ad invocar ne appelli.

A te, Religïon, credo che il dici,
     Ma se tacessi, anco ragione il grida:
     33Anzi al Giusto si curvin le cervici!

Io così sento, e quindi appien m’affida
     Ogni defunto sugli altari alzato,
     36Bench’altri al volgo me pareggi, e rida.

E m’affida ogni tumulo illustrato
     Da indubitati segni, in cui ravviso
     39Ch’ivi hann’ossa di martir riposato.

Chè, se storia pur manca onde provviso
     Venga al desìo dei posteri, a me basta
     42Nome d’ignoto assunto in paradiso.

Il caro nome tuo solo sovrasta
     Evidente alla terra, o Filomena,
     45Ma indarno inclito onor ti si contrasta.

Parla il tuo avello, e d’alta grazia è piena
     L’ampolla di quel sangue che spargesti
     48Per Gesù, in chi sa qual crudele arena!

Sensi di fè, d’amor si son ridesti
     In color cui tue spoglie e il venerando
     51Tuo dolce impero il Cielo ha manifesti.

Sensi di fè e d’amore, e donde e quando
     Cessaron d’esser palpiti gentili,
     54Che a bassi affetti inducono a dar bando?

Ah no! Color che ad una Santa umìli
     Porgono omaggio, memori ch’è santa,
     57Pronti non sono ad opre e pensier vili!

Nel memorar somme virtudi, oh quanta
     Riconoscenza per quel Dio si sente
     60Che alzò i mortali a dignità cotanta!

Il tuo sepolcro a questi dì presente
     Ne dice, Filomena, alti dolori
     63Pel vero sostenuti arditamente.

Nè discreder possiam che tu avvalori
     Di quei la prece che, a te innanzi proni,
     66D’aver simile al tuo chieggon lor cuori.

Nè mi prende stupor se forse a’ buoni
     Sembrò in lor sante visïoni udirti,
     69E imparar di tua morte le cagioni,

E se degnando alle lor brame aprirti,
     Ottenesti da Dio che in premio a fede
     72S’annoverasser fra i più eccelsi Spirti.

Infelice quel torbo occhio che vede
     Ne’ culti nostri amanti e generosi
     75Frode o stoltezza, e accorto indi si crede!

Alma beata, impetra che siam osi
     D’amarti e benedirti infra gli scherni
     78Degl’intelletti freddi e burbanzosi.

Ispirane il desìo de’ lochi eterni,
     E anco i nemici tuoi vinci ed ispira!
     81Chiedi al Signor che tutti noi governi

Luce di carità, non luce d’ira!


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