Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1896
Questo testo fa parte della serie Appunti di numismatica romana


APPUNTI


di


NUMISMATICA ROMANA



XL.


SCAVI DI ROMA

negli anni 1895-1896.


Nella serie di monete inedite o varianti di cui ho dato la descrizione nelle ultime Contribuzioni (Appunti, n. XXXVIII), non ho compreso le poche importanti che mi pervennero dagli scavi di Roma durante gli anni 1895-1896 e che qui riunisco, continuando questa Rubrica iniziata pel 1889 e interrotta dopo il 1892 per mancanza di materia.

La serie non è molto numerosa — sette pezzi in tutto — i quali rappresentano quanto di nuovo e di interessante mi fu dato raccogliere nel corso di due anni fra le migliaja di monete che ogni giorno vengono in luce ad aumentare la massa delle monete comuni. Questi sette pezzi hanno però tutti la loro importanza e bastano a dimostrare come il classico suolo di Roma, per poco che la mano dell’uomo lo smuova e vi penetri, riserbi sempre per l’amatore qualche cosa che può destare il suo interesse non solo per rarità o per bellezza di conservazione, ma benanco per novità.

MEDAGLIONE SENATORIO

o doppio sesterzio cerchiato di domiziano.



1. – D/ - IMP CAES DOMIT AVG GERM P M TR P XVIII CENS P P. Testa laureata a destra.
     R/ – COS XIIII LVD SAEC A POP (all’ingiro) FRVG AC (nel palco) S C (all’esergo) Tempio. A sinistra su di un palco Domiziano seduto con una patera. Davanti a lui due figure togate, una delle quali pure con una patera sembra versarla, insieme all’imperatore, in uno dei vasi che stanno ai lati di questi.

Peso gr. 47. Cohen N. 307.

Il bronzo non è nuovo, dritto e rovescio corrispondendo alla descrizione del N. 307 di Cohen. Ciò che ne forma l’interesse è il cerchio e il peso. Il conio di uno dei sesterzii meno comuni di Domiziano è impresso su di un tondino di doppio peso (gr. 47) e di diametro alquanto maggiore, e il campo che fa contorno alla rappresentazione è elegantemente tornito a guisa di cornice, presentando due sagome differenti al dritto e al rovescio. Tale ornamentazione si trova più frequentemente sui medaglioni imperatorii che non su quelli del Senato, ed è certamente rarissima a quest’epoca. Prima d’ora io non conoscevo alcun esempio anteriore a Trajano.

La conservazione del bronzo è più che discreta e bellissima la patina.


MEDAGLIONE DI BRONZO

o doppio sesterzio d'adriano.


2. - D/ - IMP CAESAR TRAIANVS HADRIANVS AVG. Busto laureato a destra colla corazza.
    R/ – GENIVS POPVLI ROMANI. Il Genio del popolo romano seminudo a sinistra e con una cornucopia in atto di versare una patera su di un’ara accesa e inghirlandata.

Dia. Mill. 40. Peso gr. 28,060. Var. Coh. 546.

Un solco circolare tornito a guisa di cornice intorno a questo medaglione, gli dà quasi l’aspetto di un contorniato, e per tale anzi mi venne mandato da Roma insieme a parecchi veri contorniati; ma tale non è sicuramente, sia pel rilievo, sia per l’arte che è senza alcun dubbio quella contemporanea all’imperatore rappresentato e non quella dei contorniati, posteriore di oltre due secoli.

Il tipo, del resto, non è nuovo fra le monete di Adriano. Il Genio del popolo romano è rappresentato su diverse sue monete d' oro e d'argento, ed anche su di un medaglione di bronzo descritto da Cohen al suo N. 546 e appartenente al gabinetto di Francia. Il rovescio è anzi forse lo stesso; ma il busto d'Adriano su quell'esemplare è rivolto a sinistra ; di più quel medaglione ha un diametro di mill. 43, corrispondente al modulo 13 della scala di Mionnet, mentre il mio di mill. 40 corrisponde appena al modulo 12 di detta scala.

SESTERZIO IMPERATORIO

d'adriano.


3. - D/ - HADRIANVS AVG COS III P P. Testa laureata a destra.
   R/ — Anepigrafo. Adriano nel mezzo, rivolto a sinistra, dà la mano a Roma. Presso l'imperatore uno schiavo colle mani legate dietro il dorso. Sul davanti due fiumi seduti, l'uno in faccia all'altro.

Dia. Mill. 36. Peso gr. 28 1/2. Variante Cohen 564.

Cohen, descrivendo al suo N. 564 un esemplare di questo rarissimo sesterzio appartenente al Gabinetto di Vienna e che dal mio differisce per avere il busto rivolto a sinistra, lo colloca fra i medaglioni; ma in una nota del Supplemento avverte che il pezzo è ibrido, il dritto appartenendo ad un gran bronzo.

Secondo il mio modo di vedere invece, ciò che il Cohen volle attribuire ad ibridismo, si spiega assai facilmente riflettendo che siamo all’epoca di transizione fra Tarte delle monete senatorie e quella delle monete imperatorie. Come s’è avuto più volte occasione di ripetere, è sotto Adriano che l’arte nelle monete imperatorie va a poco a poco distinguendosi da quella delle monete del senato e prendendo un carattere speciale. Il sesterzio descritto ci mostra l’arte antica nel dritto, mentre la nuova si rivela nel rovescio.


MEDAGLIONE DI BRONZO

o doppio sesterzio di faustina madre.


4. – D/ - DIVA AVGVSTA FAVSTINA. Busto velato a destra.
   R/ — Anepigrafo. Faustina in biga veloce a destra, col velo svolazzante intorno alla testa.

Dia. Mill. 38. Peso gr. 37. Inedito, dopo Coh. 136.

Il rovescio è nuovo fra le monete di Faustina madre. Se ne trova uno simile colla leggenda SIDERIBVS RECEPTA in un sesterzio di Faustina figlia. La conservazione è discreta al dritto, appena mediocre al rovescio.


MEDAGLIONE D’ARGENTO

di giulia domna.


5. — D/ — IVLIA DOMNA AVG. Busto a destra coi capelli ondulati.
   R/ – IO M TRI (IOVI MAXIMO TRIVMPHATORI?) Tempio tetrastilo col frontone ornato da un busto. Nel mezzo siede Giove trionfatore col fulmine e un lungo scettro; negli intercolunnii laterali stanno due divinità femminili in piedi. (Giunone e Pallade?)

La serie dei medaglioni d’argento battuti in Asia, iniziata da M. Antonio, non dura con una certa continuità se non fino ad Adriano, dopo il quale non ne riappare che un piccolo numero sotto il regno di Settimio Severo, per terminare definitivamente sotto i suoi immediati successori. Non sono molto rari quelli di Settimio Severo, ma lo sono invece straordinariamente quelli di Giulia. Il Cohen non ne conosceva alcuno; gli autori della seconda edizione ne pubblicano uno della collezione Moustier, portante al rovescio un fascio di spighe colla leggenda MATRI CASTR (ORVM), e quello ora descritto sarebbe dunque il secondo conosciuto. Giova notare che anche il rovescio è nuovo tanto per la rappresentazione quanto per la leggenda, sia fra le monete di Giulia Domna che nella serie dei medaglioni asiatici. La Divinità che sta nel centro del tempio, è senza dubbio Giove, come lo indicano la posa e gli emblemi, lo scettro e il fulmine e le lettere IO M che si leggono ai lati e che non pare possano interpretarsi altrimenti che per IOVI MAXIMO. Le altre due divinità femminili rappresentano con tutta probabilità Giunone e Pallade come quelle che sovente accompagnano la figura di Giove. Quanto poi alle lettere TRI che si leggono all’esergo, visto che non siamo ancora ai tempi in cui l’esergo è riservato alla sigla della zecca, parmi debbano far seguito alla leggenda iniziata nel campo; leggenda che quindi completerei in: IOVI MAXIMO TRIVMPHATORI.


MEDAGLIONE DI BRONZO

o triplo sesterzio di filippo padre.


6 – D/ – IMP CAES M IVL PHILIPPVS AVG. Busto laureato a destra col paludamento e la corazza.
   R/ - PONT MAX TR P (all’ingiro) COS P P (all'esergo). Quadriga trionfale a destra, nella quale stanno l'imperatore e una Vittoria che lo incorona. Tre soldati con delle palme camminano a fianco dei cavalli (anno 244 d. C).

Dia. Mill. 39,500. Peso gr. 69. Inedito.

Ho descritto questo medaglione nella Revue Belge de Numismatique dello scorso anno, subito dopo il suo ritrovamento e ne ripeto qui la descrizione per unirlo alle monete nuove provenienti dagli scavi di Roma di quell’anno.

Due sono le particolarità di questo medaglione. Il rovescio affatto nuovo, e il peso di tre sesterzi. Il rovescio rappresenta un ingresso trionfale, e, la data essendo quella del primo anno del regno di Filippo (TR P COS), non v’ha alcun dubbio che il medaglione sia stato coniato all’occasione del primo ingresso dell’imperatore Filippo in Roma nel 244, alla qual’epoca pare debbano riferirsi anche i suoi bronzi colla semplice leggenda ADVENTVS.

Quanto al peso, quello normale dei medaglioni di quest’epoca è di due sesterzi ossia 42 a 46 grammi, colla corrispondente dimensione del modulo io della scala di Mionnet. Il nuovo esemplare invece, col suo diametro di mill. 39,500, corrispondente al modulo 12 della scala di Mionnet, offre eccezionalmente il peso esatto di tre sesterzi (gr. 69), anche se prendiamo il peso massimo dei sesterzi a quest’epoca, di grammi 23.

Il medaglione venne trovato nello scorso Aprile presso Porta Salaria, in eccellente stato di conservazione, ma però ricoperto di un grosso strato di ossidazione. Quando io lo vidi e lo acquistai, pochi giorni dopo il ritrovamento, il dritto era già stato ripulito dall’ossido in modo forse eccessivo, lasciando comparire una bella patina rossastra. Il rovescio potrebbe forse sortire meraviglioso, quando fosse accuratamente ripulito dall’incrostazione, se si deve argomentare dai pochi punti che ne sono liberi presso la leggenda, dove fa capolino un magnifico smalto verde malachite; ma finora ho preferito conservarlo nello stato vergine, quale si presenta nella riproduzione.


MEDAGLIONE DI BRONZO

di costanzo ii.


7. – D/ – D N CONSTANTIVS P F AVG. Busto diademato a destra col paludamento e la corazza.
   R/ — LARGITIO. Costanzo seduto di fronte con un rotolo nella sinistra in atto di offrire delle monete a una donna radiata (Costantinopoli) che sta alla sua destra e che le raccoglie nel lembo della sua veste. Alla sua sinistra altra donna (Roma) galeata e armata di lancia, che posa la destra sulla spalla dell’imperatore.

Coh. N. 164.


Questa mi sembra la descrizione esatta, mentre è data in modo ben diverso dal Cohen, il quale dice: " Constance assis de face sur une petite estrade tenant un globe? et un livre: d’un coté, une femme radiée à droite, s’inclinant et lui posant la main sur le genou; de l’autre la Valeur casquée debout, lui posant la main droite sur l’épaule et tenant une haste.„

Stando alla descrizione del Cohen, anche il significato della rappresentazione rimane molto oscuro, o per meglio dire non si capisce affatto. La leggenda LARGITIO s’accorda invece perfettamente colla descrizione da me data, tanto più che, a quanto pare, il medaglione fu coniato in memoria di una solita largizione al popolo di Costantinopoli e, se la parola di LARGITIO è nuova, il significato però è precisamente equivalente a quello che avevano prima le altre di LIBERALITAS o CONGIARIVM.

Milano, Novembre 1896.


Francesco Gnecchi          




Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.