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Sembran fère d'avorio in bosco d'oro
Questo testo fa parte della raccolta Anton Maria Narducci

A CAMILLO BAFFI

Per domandargli la propria «nativitá»

     Scrivea nel ciel caratteri di stelle
con la penna de’ raggi il mio natale
il Sol, chiaro scrittor d’oscuro annale,
de le fortune mie benigne e felle.
     Dicean le gieroglifiche facelle
d’ogni fortuna mia l’ora fatale;
ma non sa sporre interprete mortale
note di ciel misterïose e belle.
     Tu, che sovente al ciel t’ergi vicino,
discepolo di Febo, anzi sua prole,
Esculapio celeste, Orfeo divino;
     apri i segreti de l’eteree scole,
tanto ch’intenda anch’io nel mio destino
del linguaggio del ciel l’alte parole.

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