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XXXVIII


Scrivi, mi dice un valoroso sdegno,
     Che in mio cor siede armato di ragione:
     Scrivi l’iniqua del tuo mal cagione,
     E scuopri pur l’altrui livore indegno.
5Mi scuoto allor, qual della tromba al segno
     Nobil destrier che non attenda sprone:
     Ma sorge un pensier nuovo, e al cor s’oppone,
     Ond’io fò di me stessa a me ritegno.
Nò, che a vil nome: e ad opre rie non voglio
     10Dar vita e lascio pur che il tempo in pace
     Cangi l’asprezza d’ogni mio cordoglio,
Così del vulgo rea vendetta face
     Chi piena l’alma d’onorato orgoglio,
     Sen passa altier sopra l’offesa, e tace.

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