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Tosto, che di valor s'erge sublime Se per addietro in coraggiosa impresa
Questo testo fa parte della raccolta Canzoni eroiche di Gabriello Chiabrera


XXXII

PER ALFONSO PRIMO D’ESTE

Se barbarico ardire
     Per ampio spazio di valor sublime
     Tenta le palme prime,
     Nè d’Ostro asperge, tanto osando, il volto;
     5O che senz’altro dire,
     Terrò sdegnoso ogni parola a freno,
     Od al profondo seno
     Sol riso in bocca mi verrà disciolto.
     Che fia, se Anteo sepolto
     10Sulla riva materna
     Chiedesse agli alti Dei
     I primi lauri della gloria eterna?
     Cert’io mi tacerei;
     O s’io dicessi pur, per l’aria chiara,
     15La cetra mia sol soneria Ferrara.
Nobile alta guerriera,
     Che d’eterno valor ferrata il petto,
     Hai d’anelar diletto.
     Là ove sudor d’alta virtù risplenda,
     20Par di Pallade altera,
     Quando a pugnar sulle volubil rote
     L’Egida innalza, e scote
     L’asta tremenda, sanguinosa, orrenda,
     Solo il tuo nome intenda
     25Barbara terra, e poi
     Per lo gran campo sprone
     Dietro a tua chiara stirpe i corrier suoi;
     Che suoi pregi e corone
     Scherno saran di neghittoso piede,
     30Se già soverchio ardir non ha mercede.
A glorïose mete
     Entro Olimpo d’onor corse Accarino,
     Almo di te Quirino,
     Corse Alforisio, Bonifacio corse;
     35Giudice il gran Narsete
     Valerio mosse in paragon non lento;
     Ma su piuma di vento
     Rapida donna i Cavalier precorse;
     Mosse lor dietro, e forse

     40Mosse più nobil penna
     Il primo Alfonso invitto,
     Quando l’udì tanto tonar Ravenna,
     E nel crudel conflitto
     Dal magnanimo cor sciolse parola,
     45Ch’oggi sì dolce per l’Italia vola.
Melpomene canora,
     Vestì belle ale agli omeri di neve.
     E giù per l’aria leve
     Batti veloce a i Ravegnani liti;
     50Ivi la riva infiora,
     Ed ergi ivi d’allor cerchio frondoso,
     Che in trapassar pensoso
     Del grand’Estense il peregrin l’additi.
     Ma quai cerchj fioriti,
     55O quai frondosi allori,
     Pregio saran non poco
     Per coronar ne i più feroci ardori
     La destra alta di foco,
     Che star costrinse mansueti a segno
     60Valorosi guerrieri entro il suo regno?
Saggio il Re, che ’n fra i vivi
     Il bel sentier della virtute imprime;
     Via più se dalle cime
     Chiama di Pindo ad eternarsi i cigni.
     65Re degli Esperii rivi
     Armò d’ambe quest’áncore sua nave
     Il tuo signor nel grave
     Egeo mortal fra gli Aquilon maligni;
     Altrove atri e sanguigni
     70Mandò tuoi corsi; altrove
     I patrii campi asperse
     Di tronche membra, e di rie morti nove;
     In pace, orribil’erse
     Macchine al Ciel d’inespugnabil mura
     75Dedalo altier fe’ la città sicura.
A’ suoi tesor non parco,
     Con saldissimo piè corse la via.
     Di real cortesia
     Onorando l’altissimo Poeta;
     80Ed ei le corde e l’arco
     Trattò così, come trattar suol spesso
     Il biondo Apollo istesso:
     Che nobil Musa al guiderdon vien lieta.
     Allor stiè l’aria cheta,
     85E girò cheta l’onda,
     E nulla unqua rispose
     Giocosa voce, che spelonca asconda,
     E sulle piagge erbose
     Stetter le fere, e per udir vicini
     90Dagli alti monti si calaro i pini.
Però ch’ei fea d’intorno
     Udir, siccome l’animosa lancia
     Fu di Ruggiero in Francia
     Colonna spesso all’Africano ardire:
     95E quando il lume adorno
     In fronte femminil d’occhi guerrieri
     Accesi i suoi pensieri
     Di fortunato, e di fatal desire:
     E quando incendio d’ire
     100In stretto loco il cinse
     La ’ve sotto Acheronte
     La corona de’ Tartari sospinse:
     E quando il ferro in fronte
     Alto tre volte all’orgoglioso immerse,
     105E tutto Algier di tetro orror cosperse.
Così d’alto ei commise
     All’auree corde della cetra aurata
     L’alma stirpe beata,
     Stirpe eletta dal Cielo, al Ciel diletta;
     110E con mirabil guise,
     Pur d’atto eccelsa dimostrolla appieno,
     Non qual fiume terreno,
     Che sgorga rivo, indi maggior s’affretta,
     Or tu, di cui saetta
     115Su da i monti celesti
     La destra onnipotente,
     Guarda, Dio, guarda da’ rei casi infesti,
     Guarda l’inclita gente;
     E tua pietate eternamente estenda
     120Il sangue, onde l’Esperia aurea risplenda.

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