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I


Se talor quercia, che nell’alpi pose
     L’alte radici, e stagion lunga tenne
     Fronte a i fier venti e alle tempeste acquose,
     Che van battendo le sonanti penne;
Scossa e divelta con le forti annose
     5Braccia, e col folto crine a cader venne:
     Escono allor dalle spelonche ascose
     I Villan duri armati di bipenne.
E i rami e ’l tronco smisurato aprico

     10Fendon, doppiando i colpi, a’ quai la valle
     Riposta, e ’l curvo lido alto risponde;
E di lei carchi le curvate spalle
     Calan dal giogo, che nel Ciel s’asconde,
     Di lei ridendo e del suo orgoglio antico.

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