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Questo testo fa parte della raccolta Rime scelte di poeti del secolo XIV/Bindo Bonichi


SENTENZE NOTABILI

SOPRA VARIE COSE


     Guai a chi nel tormento
Sua non può spander voce,
E quando foco il cuoce
Gli convien d’allegrezza far sembianti.
5Guai a chi in suo lamento
Dir non può che gli nuoce,
E qual più gli è feroce
Costretto è d’aggradir se gli è davanti.
Guai a chi ’l ben di sè in altrui sommette,
10Che l’uom certo di sè vive languendo,
E, sovente temendo,
D’alto in bassezza ritorna suo stato:
E guai a chi servire altrui si mette,
Che comincia amistà frutto cherendo;
15Perchè l’util fallendo
Dimostra il fine e ’l cominciar viziato.
     Grave è poter in pace
Ingiuria sofferire
Da cui dovrìa venire,
20Per merito, servire ed onorare.
Grave è all’uomo verace

Riprension, se ’l fallire
D’altrui fa in sè perire
Le virtudi e con vizi addimorare.
25Grave, stare innocenti in tra corrotti:
Fa lunga usanza debile il costante:
Non avrai virtù tante,
Che sol non sie, se tu loro abbandoni.
Grave è all’uomo poter piacere a tutti,
30Perchè a ciascun suo piace somigliante:
Così leve e pesante
Son differenti: piaccia dunque ai buoni.
     Folle è chi si diletta
Et a disservir prende
35Uom che non si difende,
Perchè fortuna tolle e dà potere.
Folle è chi non aspetta
Prezzo di quel che vende.
Così chi l’altro offende,
40Di quel che fa, dee guiderdoni avere.
Folle è chi sì compreso è d’arroganza
E chi di sè presume valer tanto,
Che fa del pianger canto;
Perch’uomo inciampa tal’ora e non cade.
45Folle è chi cher d’offesa perdonanza
E mentre offende con celato manto,
Perchè l’offeso alquanto
Dimostri non veder chi drieto il trade.
     Saggio è chi ben misura
50La sua operazione,
E sempre a sè propone
Sè, mentre fa come ricevitore.
Saggio è l’uom che procura
Vivere ogni stagione,
55In modo che ragione
Vinca il voler, e quel ne va col fiore.
Saggio è chi l’uom non giudica per vesta
Ma per lo far che ’n lui si sente e vede:
Saver tal’or si crede,
60Per apparenza, in tal che dentro è vano.
Saggio è l’uom circondato da tempesta,

Quel che scampar non può, se don concede
Avendo sempre fede
Che dopo monte può trovare il piano.
65     Guai ho poichè ’l mio danno
Dir non m’è conceduto:
Perch’oggi è vil tenuto,
Schivando i vizi, l’animo gentile.
Grave m’è, per inganno
70Trovandomi traduto,
Convenirmi star muto:
Richiede il ver tal’or secreto stile.
Folle fui quando in falso uom mi commisi:
Chi vuol fuggir malvagi, viva solo:
75Padre inganna figliuolo:
Chi men si fida, via migliore elegge.
Saggio non son, ma quel che altrui promisi
Sempre servai, e di ciò nullo ho dolo:
Vorrei posare, e volo:
80Dio tratti altrui per qual mi tratta legge.

(Dalle Rime di M. Franc. Petrarca, estr. da un suo origin., ecc., per Federigo Ubaldini, Roma, Grignani, 1662. Raffrontata alla lezione che ne dà l’Allacci in Poeti antichi e a qualche testo moderno.)

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