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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Francesco da Lemene


IX1


Signor, quell’Uom, che imprigionaste ieri,
     Spesso mortificò de’ belli umori,
     E tenne, benchè fosser suoi maggiori,
     Il bacile alla barba a’ Cavalieri,

5Se ben, che da que’ lacci sì severi,
     Senza lasciarvi il pel, non verrà fuori;
     Ma voi fate la festa ai Suonatori,
     Mentre fate la barba anco a’ Barbieri.
Se questa prigionia più si dilunga,
     10Voi lo verrete a far de’ Certosini,
     Volendo che a parlar nessun gli giunga.
Anzi verrete a far due Cappuccini;
     Me, con farmi portar la barba lunga,
     Lui, con farlo restar senza quattrini.

  1. Essendo carcerato il suo Barbiere, con ordine che nessuno gli dovesse parlare, col seguente Sonetto, mandato al Sig. D. Giovanna Piracchio Podestà di Lodi, ottiene grazia.

Note

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