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Traduzione dal greco di Achille Giulio Danesi (1886)
Antichità


Questo testo fa parte della raccolta Poesie greche


Citerea, veduto Adone
     Giacer morto a sè davante,
     Col crin sozzo ed il sembiante
     4Tutto asperso di pallor,
Agli Amori diè comando
     Di portare a sè il cinghiale1,
     E quegli, alti sopra l’ale,
     8Nella selva il rintracciâr.
Chi con fune lo traeva,
     Chi co’ dardi lo feria
     Dietro il tergo, e umil vènia
     12Lo sgomento prigionier.
E la Dea: ― pessimo mostro,
     Questo fianco tu piagasti?
     L’amor mio tu m’involasti? ―
     16Il cinghial parlò così: ―

Citerea per te, pe’ miei
     Ceppi giuro e pel tuo amore
     E per ogni cacciatore,
     20Io non volli Adon ferir,
Ma vedutol sì leggiadro
     Ed ignudo il gentil fianco,
     Non potei, no, far di manco
     24Di baciarlo, ebbro d’amor.
Fu il mio mal la mia mascella.
     A punir le innamorate
     Zanne, sian da te tagliate:
     28Perchè mai le porto io più?
E se poi ciò non ti basti,
     Queste labbra strappa ancora,
     Che baciare osâro. ― Allora
     32Sentì Venere pietà,
E agli Amori fe’ precetto
     Che al cinghial fosse spezzato
     Ogni laccio, e liberato
     36Quegli allora la seguì,
Ma non più nel bosco volle
     Dirizzare il suo cammino,
     Ad un fuoco andò vicino,
     40E le zanne si bruciò.

  1. Un cinghiale uccise il bello Adone.

Note

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