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Comento di Marsilio Ficino fiorentino sopra il convito di Platone — Proemio
Saluto I

COMENTO DI MARSILIO FICINO FIORENTINO
SOPRA IL CONVITO DI PLATONE


PROEMIO


Platone, Padre de’ Filosofi, adempiuti gli anni LXXXI della sua età, il VII dì di Novembre, nel quale egli era nato, sedendo a mensa, levate le vivande, finì sua vita. Questo convito nel quale parimente la natività e il fine di esso Platone si contiene, tutti gli antichi Platonici insino al tempo di Plotino e di Porfirio, ciascuno anno celebravano. Ma dopo Porfirio anni MCC si pretermessono queste solenni vivande. Finalmente ne’ nostri tempi il famosissimo Lorenzo De’ Medici, volendo il Platonico convito rinnovare, la cura di esso a Francesco Bandino commesse.

Conciò sia cosa adunque che il Bandino avesse ordinato onorare il VII dì di Novembre, invitati nove Platonici, con regale apparato nella villa di Careggi gli ricevette. Questi furono M. Antonio Degli Agli, Vescovo di Fiesole; Maestro Ficino, Medico; Cristofano Landino, Poeta; Bernardo Nuti, Retorico; Tomaso Benci; Giovanni Cavalcanti nostro famigliare che per la virtù dello animo, e per la nobilissima apparenza sua da’ convitati era chiamato Eroe; duoi de’ Marsupini, Cristofano e Carlo, figliuoli di Carlo, Poeta. Finalmente il Bandino volle ch’io fussi il nono: acciò per Marsilio Ficino a quegli disopra aggiunto, il numero delle Muse si ragguagliasse.

E quando le vivande furono levate, Bernardo Nuti prese il libro di Platone, il quale è Convito di Amore intitolato: e di detto Convito lesse tutte le orazioni: le quali lette, pregò gli altri convitati, che ciascuno una ne dovesse esporre. La quale cosa tutti acconsentirono: e per sorte quella prima orazione di Fedro toccò ad esporre a Giovanni Cavalcanti: la orazione di Pausania ad Antonio Teologo: quella di Erissimaco, Medico, a Ficino Medico: e similmente di Aristofane, Poeta, a Cristofano Poeta; e così del giovinetto Agatone a Carlo Marsupino: a Tommaso Benci, fu data la disputazione di Socrate: l’ultima di Alcibiade a Cristofano Marsupino.

Questa tal sorte tutti approvarono. Ma il Vescovo ed il Medico, l’uno alla cura dell’anime, l’altro a quella de’ corpi obbligato andare, a Giovanni Cavalcanti loro disputazioni commessono: gli altri a costui voltati con attenzione stettono a udire. Allora in tal modo cominciò a parlare.

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