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Questo, che d'aspri velli irsuto ciglio Stese la Notte avea
Questo testo fa parte della raccolta Poesie varie (Marino)/Gl'idilli mitologici


II


LA TRASFORMAZIONE DI DAFNE


     Stanca, anelante a la paterna riva,
qual suol cervetta affaticata in caccia,
correa piangendo e con smarrita faccia
la vergine ritrosa e fuggitiva.
     E giá l’acceso dio, che la seguiva,
giunta omai del suo corso avea la traccia,
quando fermar le piante, alzar le braccia
ratto la vide, in quel ch’ella fuggiva.
     Vede il bel piè radice, e vede (ahi fato!)
che rozza scorza i vaghi membri asconde,
e l’ombra verdeggiar del crine aurato.
     Allor l’abbraccia e bacia, e, de le bionde
chiome fregio novel, dal tronco amato
almen, se ’l frutto no, coglie le fronde.

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