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Giuseppe Cesare Abba - Storia dei Mille (1910)
L'Intendenza
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L’Intendenza.
Poichè la spedizione doveva avere una Intendenza, questa fu formata sul serio, benchè in verità, la cassa
di guerra non contenesse che trentamila povere lire. E vi fu messo a capo Giovanni Acerbi, avanzo dei martirii di Mantova, il quale andava rivendicando nelle cospirazioni e nelle guerre l’onor del nome, macchiato da uno del casato che aveva venduto l’ingegno e le lettere all’Austria, prima ch’egli nascesse. Aveva compagni Ippolito Nievo, Paolo Bovi, Francesco De Maestri e Carlo Rodi, tre veterani questi ultimi, mutilati ciascuno d’un braccio, che parevano intervenuti per dire ai giovani: « Vedete che cosa ci si guadagna? Eppure non fa male!» In quanto al Nievo andava tra quella gente, per dir così, come Orfeo tra gli Argonauti. Chi lo guardava indovinava che era già grande, o che era destinato a divenirlo. Egli era noto per due suoi romanzi sentimentali: Angelo di bontà e Il conte pecoraio; e anche si sapeva da qualche amico suo che ei stava lavorando alle sue maravigliose Confessioni d’un Ottuagenario, e che le lasciava imperfette per accorrere alla grande impresa. Diceva egli stesso che gli sarebbe tanto rincresciuto morire senza averle finite! Nel 1859 aveva cantati gli Amori garibaldini, liriche scintillanti come spade, scritte sull’arcione cavalcando alla guerra di Lombardia, e stampate sul punto di partire per la Sicilia. E, Partendo per la Sicilia, fu appunto il titolo che egli dava all’ultima, non uscita dal suo petto ma rappresentata nella pagina da una fila di interrogativi. Forse egli presentiva che non sarebbe più ritornato? Difatti spariva dal mondo nel marzo del 1861, in una notte di tempesta nel Tirreno, con un vapore che fu ingoiato, passeggeri e tutto, dalle acque. Perì in lui il poeta che avrebbe cantato davvero l’Epopea garibaldina; e un cadavere che fu creduto lui, venne poi trovato sulla riva d’Ischia, l’isola dei poeti.
Giovanni Acerbi. |
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