< Storia di una capinera
Questo testo è stato riletto e controllato.
XLIX

Stimatissima signora Marianna.


Quella povera suor Maria, che Dio abbia in pace l’ anima sua! mi aveva incaricato di far pervenire nelle sue riverite mani il piccolo crocifisso di argento ed i fogli manoscritti che le mando per mezzo del nostro portinaio.

Prima di prendere una risoluzione in un caso di coscienza così delicato, io ho esitato lungamente. L’ultimo desiderio della defunta era bensì sacro per me, ma la nostra regola ci proibisce di disporre di che che sia, anche in caso di morte, senza l’autorizzazione della madre abbadessa. Spero che lo Spirito Santo m’abbia fatto la grazia d’illuminarmi, ed ecco quello che mi è parso il miglior partito a maggior servizio di Dio e del prossimo.

Mi son giovata di un mezzo termine per ottenere codesto permesso, che sarebbe forse stato difficile ottenere in altro modo, ho rivelato alla madre superiora l’estremo desiderio di suor Maria e le ho mostrato il crocifisso di cui quella poveretta aveva disposto in punto di morte insieme a quei fogli manoscritti come se essi fossero di nessun valore e non servissero ad altro che ad involtarvi il piccol dono.

Io non so che cosa contengano quei fogli. Dubito però che il permesso di farli pervenire a persone estranee non sarebbe stato concesso giammai se fossero stati letti. Dall’altro canto, se mai fossero stati trovati in convento, temo che avrebbero potuto essere motivo di scandalo con molto pregiudizio della memoria dell’estinta e grave danno dell’anima sua.

La reverenda madre abbadessa, trattandosi di cose di piccol valore, ha facilmente accordato il permesso senza credersi obbligata a chiedere il consiglio del padre cappellano, ed io ho la soddisfazione di adempiere oggi al mio dovere senza incorrere in nessuna responsabilità.

Ella, stimatissima signora, riceverà il piccolo involto nello stesso stato in cui fu lasciato dalla buon’anima. I fogli son nove: quattro in carta cerulea, due in foglietti da lettere, e gli altri tre scritti sulle sopraccarte di altre lettere; tutti diligentemente numerati; l’involto è legato con un cordoncino nero e contiene:

1.° Un piccolo crocifisso d’argento.
2.° Una ciocca di capelli.
3.° Alcune foglie di rosa.

Se la mìa povera amica, nei suoi ultimi momenti, non avesse mostrato tanto attaccamento per quelle due o tre foglie secche, io non mi sarei presa la libertà di mandarle anche queste, temendo che potesse sembrarle uno scherzo impertinente da parte mia. Ma la moribonda voleva baciarle quando i dolori che l’hanno consunta si facevano più atroci, ed è spirata con quelle foglie morte fra le labbra.

Che Dio le allevii le pene del purgatorio per quello che sofferse quaggiù, la povera martire.

È morta come una santa. Beata lei!

Nel giorno fatale in cui per errore fu creduta pazza, la salute rovinata ricevette l’ultimo colpo. Gesù Maria! Era così gracile, così debole! si reggeva appena, e quattro converse non bastavano a strascinarla alla cella destinata alle mentecatte! Mi sembra di avere ancora nelle orecchie quegli urli disperati che non avevano più nulla di umano, e di vedere quel suo viso delirante di terrore e inondato di lagrime che spezzavano il cuore.... Quando aprirono il cancello era svenuta. La lasciarono là, sul nudo suolo.... Che Dio mi perdoni! credo che suor Agata, la povera matta, sia stata la sola ad aver pietà di quella sventurata, perchè non osò farle alcun male; la guardava con quei suoi occhi istupiditi, e si accosciava sul suolo accanto a lei, la toccava e la scuoteva come se avesse voluto rianimarla. Quando venne il medico, la trovò ancora in quello stato; allora ordinò che fosse trasportata all’infermeria, e siccome la reverenda madre superiora, nell’interesse della comunità, temeva qualche nuovo accesso, egli ci rassicurò dicendoci che sarebbe stato per poco.

Infatti non durò molto....

La povera malata rinvenne quando fu nell’infermeria. Non potrebbesi immaginare come spezzava il cuore con quel solo sguardo spaventato che fissava su di noi.... poichè non poteva più muoversi, la poverina! le sue forze erano esaurite. Durò così tre giorni d’agonia. Non si mosse, nè parlò più. Rimase come l’avevano distesa sul letto, cogli occhi spalancati, tremando sempre, e un rantolo affannoso nella gola. Soltanto all’alba del terzo giorno mi fece capire cogli occhi che voleva le volgessi il capo verso la finestra, e quando vide il cielo, gli occhi le si riempirono di lagrime.

Povera suor Maria! Non era più che un cadavere. Gli occhi soli erano ancora vivi, erano i suoi begli occhi! Ella mi diceva tante cose guardandomi, e il dolore lacerava gli ultimi avanzi della sua misera vita. Quando le sollevai il capo mi guardò in un certo modo che mi strappò le lagrime. Volle alzare il braccio per gettarmelo al collo, ma non ne ebbe la forza e sospirò: allora io le presi la mano ed ella me la strinse, me la strinse come se mi parlasse.

Verso le dieci le recarono il S. Viatico. Si comunicò con una serenità, una fede tale che pareva che tutti i santi e gli angeli del paradiso facessero corona attorno al suo letto. Beata lei! Tutto il giorno poi rimase così, mentre le si recitavano le litanie. Quando il sole tramontò parve che provasse un nuovo affanno; le sue lagrime scorrevano così abbondanti che una delle converse si mosse a pietà e le asciugò il viso, chè la poveretta l’aveva tutto bagnato e non ci vedeva più. Poi agitò le labbra come se chiamasse; io mi chinai su di lei; fece uno sforzo per accostare il suo viso al mio, e mi susurrò all’orecchio quel suo ultimo desiderio con uno stento affannoso che spezzava il cuore.... Il rantolo la soffocava. Indovinai più che non mi dicesse. Corsi a prendere l’involto che mi avea designato, e allorchè me lo vide fra le mani sorrise come sorridono gli angeli del paradiso.... Quando il rantolo non la soffocava, diceva sempre: — Per lui! per lui! — Sarà stato delirio. Volle che le facessi veder tutto: i fogli, i capelli, il crocifisso, le foglie secche; le baciò, le baciò tanto, che una di quelle foglie l’ho tolta dalle sue labbra dopo morta.

Poi volse appena il capo dall’altra parte e sospirò lievemente.... Parve che si addormentasse... e si addormentò per sempre.

Povera suor Maria!

Però ella adesso è fra i beati e prega il Signore per noi miseri peccatori che abbiamo la debolezza di piangere la sua morte. Devo anche aggiungere, a lode della madre abbadessa e di tutta la comunità, e a conforto di tutti coloro che l’amarono in vita, che le sue esequie furono commoventissime. Più di trenta messe furono celebrate a tutti gli altari della chiesa e al De-profundis ardevano più di cento candele. Mi raccomandi al Signore nelle sue orazioni, e mi creda con stima:

Sua devotissima serva

Suor Filomena.



FINE.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.