Questo testo è incompleto.
Er zoffraggio de la vedova L'ottavario der catachisimo
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

TÒTA DAR MERCANTE

     Dateme un telo de muerre onnato1
D’una canna, pe’ ffà ’na pollacchina
Come le scarpe che ss’è mmessa Nina
La dimenica in arbis c’ha sposato.

     Eppoi vorebbe doppo una ventina
De parmi de robbetta a bbommercato
De gran figura cór fonno operato
Pe’ ffà ’na bbuttasù de bbammascina.

     Eppoi vorebbe puro quarche pparmo
De fittuccia compaggna arta du’ dita
Com’e cquella c’ho vvista a Ppiedemarmo.2

     Ôh, eppoi... ch’edè?3 nun m’avete capita?
E io bbestia è da un’ora che mme scarmo!4
Oh annate annate a vvenne5 l’acquavita.

30 marzo 1835

  1. Moerra ondata.
  2. Strada di Roma, che da un piede colossale di marmo, situato presso un cantone, è detta di Piè-di-marmo.
  3. Che è?
  4. Mi scalmo, direbbe un cittadino del buon ceto. Pare voce derivata dal verbo scarmare.
  5. Andate a vendere, ecc.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.