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ATTO PRIMO
SCENA PRIMA
Sala dei Cavalieri nel Palazzo d’Altemburgo. Le armature, i trofei, le insegne che all’intorno si veggono appese sono intrecciate di ghirlande d’alloro, di mirti, e di fiori con analoghe iscrizioni disposte in vago ordine.
Cavalieri, Congiunti, Amici dei Tromberga; i primari vassalli attendono Ermanno; egli comparisce con Geroldo, Clemenza, e varie giovani Damigelle con corone d’alloro. I Cavalieri, e gli altri abbracciano Ermanno, i vassalli s’inchinano, offrono i loro doni, li scudieri alzano e slegano emblemi: Clemenza gli porge la corona di alloro, e di mirto: l’azione s’eseguisce durante il seguente.
Coro
Da’ vassalli tuoi felici,
Voti, omaggi, affetti, onori
Deh! tu accogli in sì bel dì.
Cle. All’eroe, che degli allori
Sotto i serti incanutì.....
Ger. Al miglior dei genitori,
Che pei figli amor sentì.....
col Coro Ad Ermanno tutti i cuori
Han sacrato un sì bel dì.
Erm. Dopo barbare vicende,
Dalle pugne, dai perigli,
Alla Patria, al sen dei figli
E’ pur dolce il ritornar!
Sento l’alma respirar.
Coro Sì: di pace, di contento
Torna l’alma a respirar.
SCENA II
Suono di Trombe ripetuto. Indi vivace lontana marziale musica precede, e accompagna la marcia. Cavalieri del torneo in differenti armature distinti, e da’ loro Scudieri seguiti. Ermanno, Geroldo, i Cavalieri vanno loro incontro: Clemenza, e le giovani Dame li accolgono, e onorano.
Del Torneo già i campioni s’avanzano:
Ecco i prodi che intrepidi accorrono
A dar prove d’ardire e valor.
Gloria ai Prodi, splendor della Patria,
De’ Nemici, degli empi terror!.....
La vittoria costante v’arrida,
Vi sorrida propizio l’amor.
Erm, Clem., Ger. e il Coro ripetono poi
Del canto Bardico
Dolce la lode
E’ ognora al nobile
Cuore del prode
Degna mercè.
Ma baci ottiene
Quella corona,
Che il caro bene
Sul campo dona,
Pegno di amore,
Segno dì fè.
Accresce il mio contento in sì bel giorno
Il vedermi d’intorno
De’ prodi il fiore, che a guerrier canuto
Grato è cerchio d’eroi.
Ger. L’alta tua fama
Sull’Elba appunto ad onorarti chiama,
O illustre padre mio, tanti stranieri
Valorosi guerrieri.
Cle Al gran torneo,
Che a tua gloria si celebra, l’amore
Guiderà tanti Eroi: già più d’un cuore
Per Isolina figlia tua sospira,
Ed alla destra aspira dell’amata
Erede d’Altemburgo.
Erm. Oh? sventurata
Famiglia d’Altemburgo!
Ger. E i tuoi nemici
Rei, distrutti compiangi?
Erm. Han gl’infelici
Dritto ognora a pietà.
Ger. Ma gli Altemburgo
Sempre odiaro i Tromberga.
Cle. E quel Boemondo
Che assassinò la sua consorte.
Ger. E puoi
Tu sentirne pietà!
Erm. Ma i figli suoi?.....
Costanza ancor bambina a Ger.
Venne a te destinata, ed Isolina
Al leggiadro Tebaldo. I sacri nodi
D’augurati imenei
oveano unir in sospirata pace,
Le più illustri e possenti:
Io lo sperai..... ma invan,
Ger. L’atro delitto
Del perfido Boemondo...
Erm. Ei fu proscritto
Gli immensi beni suoi
Divise il Prence, e al mio fratel Corrado
Altemburgo donò. Corrado estinto
Giacque da ignota mano, ed ei morendo
Lo lasciò ad Isolina.
Cle. E ben tremendo
Fu il destin di Boemondo!
Erm. Ei nelle torri
Perì del Duca di Franconia, a cui
Dovea ospitalità, ch’egli tradiva:
Spirò sulle sue ciglia
Di stenti e pene l’infelice figlia.
Cle. E Tebaldo?
Erm. Ei perí, cercando invano
Difendere il suo padre. Oh! il giovinetto
Delle belle speranze!
Ger. osservando Ecco Isolina,
Che a noi s’appressa
Erm. le va incontro. Oh, cara figlia
Cle. E come,
Al suo apparir, de’ prodi adoratori
Tutti a lei volti sono i voti, e i cuori!
SCENA III.
Paggi che precedono, Cavalieri, Damigelle, fra queste Isolina, con Ermanno: Geroldo, e Clemenza la circondano: i Cavalieri si schierano e l’acclamano.
Coro
E’ Isolina
Della rosa dell’Aprile
Più gentile:
Puro giglio di candore
E’ il suo cuore.....
Oh! mortale avventuroso
Che a lei sposo un dì sarà!
comparisce Is. e il seguito
D’ogni prode Cavaliere
Tu il pensiere:
Alla gloria per te aspira,
Te sospira;
Isolina siei l’oggetto
D’ogni affetto.....
Oh! mortale avventuroso
Che a te sposo un dì sarà?
Is. Oh come lieto il cor
Omai vicino a te,
Amato genitor,
D’insolito piacer
Brillar mi sento.
Il Ciel natura e amor
Tutto d’intorno a me
Sorride in sì bel dì
E in canto lusinghier
Il mio contento
Coro Felice ognor così
Vederti il Ciel vorrà.
Spiegarti il cor non sa
La sua felicità.
Is. Cara Imagin del mio ben,
Ah! per te sospira il cor!
Deh! ritorna a questo sen,
Caro oggetto del mio amor.
Arrida ai voti
Dell’amor tenero;
Del core ai moti,
In te ognor brilli,
Felicità.
Is. Ah! chi comprendere
Può il mio contento?
La gioja tenera
Che in petto io sento,
Ah nò che esprimere
Il cor non sà.
La pura face,
Che in cor m’accende
Infra la gioja
Vigor riprende,
E spera ognora
Felicità.
Che del più vivo affetto ama suo padre,
Ne festeggia il ritorno sospirato:
E questo cuore, o Prodi, è a voi ben grato,
Che, al mio invito accorreste
A celebrar del Padre la vittoria.
Erm. Io ne usurpo la gloria: a sconosciuto
Giovine Eroe n’è l’alto onor dovuto.
Nell’ultima battaglia ei solo vinse,
Da morte mi difese,
E gloria, e vita, e libertà mi rese.
Is. E questo Eroe teco non è?con premura
Erm. Dal campo
Egli tosto disparve.
Is. E non ne sai!
Erm. Tracce invan ne cercai.
Ei s’offerse guerriero volontario,
E a tutti si celava. Solitario
E tenero cantore
Talor sull’arpa egli invocava amore.
Is. (Ciel! cantore!... sarebbe!....colpita
Amica!)piano a Cle.
Cle. (Esser potrebbe.)
Illustri Cavalieri!.....con premura
Erm. Io già l’avrei
Ravvisato all’istante;
Mi restò troppo impresso il suo sembiante,
Is. (Ah! che invano io sperai.)
Erm. Eppur lusinga sino ad or serbai
Di vederlo in tal giorno
D’Altemburgo al soggiorno.
Is. (Ah! m’obbliò!.) a Cle. tristissima
Cle. Sul campo è forse: ignoto,
Quale si tenne ognora.) Trombe didentro
Erm. Ecco le trombe.
Cavalieri, al Torneo. * Vieni, Isolina:
* I Cavalieri armati s’uniscono e sfilano
Dalla tua mano attende.
Il prode vincitor l’ambito serto.
Is. (Ma il vincitore non sarà Sigerto!)
parte con Erm. seguita da Clem.
e da tutto il corteggio.
SCENA IV.
Geroldo ritorna con uno Scudiere, che gli presenta un foglio.
osserva la segnatura
Del nostro fido Erberto! — Qual mistero! —
legge; mostra fremito, sorpresa.
Che! sarebbe mai vero?
L’empio vivrebbe ancor? — Guerrieri armati
Nelle vicine selve? Rei disegni?
Prevengansi le trame degli indegni. —
Non si turbi la gioja del momento:
Si spieghi nel periglio
Con intrepido cor, fermo consiglio.par. collo Sc.
SCENA V.
Esterno del Castello d’Altemburgo che maestoso, e di Gotica Architettura s’offre nel prospetto: magnifici edifizj s’alzano al disopra delle mura.
Uno steccato a torneo nel mezzo a cui le insegne de’ varj Cavalieri si veggono appese. Palco pe’ Giudici del campo; altro per Ermanno, Isolina, Geraldo, e Clemenza: sopra altri palchi Cavalieri spettatori, e Dame: Soldati sulle mura del Castello; Araldi, Maestri del campo, Guardie, Scudieri, Popolo.
Il torneo è terminato: Il Cavaliere vincitore sta nel mezzo a visiera calata, colla spada alzata, e col piede sul petto del vinto avversario: I Cavalieri già vinti in un angolo. I Maestri del campo additano il vincitore: Gli Araldi lo proclamano: I Cavalieri accorsi e il popolo lo acclamano, festeggiando col seguente.
Si cantin lodi, si renda onore
L’eroe si celebri di nostra età.
L’alto splendore di sua vittoria,
Tanto valore, sì bella gloria
L’ombra de’ secoli non coprirà.
A me la destra vincitrice, stringi
Questa che allori un dì già colse, e vieni
A ricevere il premio ben dovuto
Al tuo raro valore.
Cav. (Ah! frenati, o mio core)
Isol. (Oh quale in petto
Palpito a quell’aspetto!)
Erm. L’eroe corona or tu, Isolina present. ad Iso.
Cav. (Oh istante!)
Erm. Palesa il nome tuo scopri il sembiante:
Il Cavaliere alza la visiera, e con doppia marcata espressione ad Erm. e ad Isol.
Cav. A te ignoto non è... Sigerto...
si scopre Tebaldo sotto il nome di Sigerto.
Isol. lo riconosce, e con gioja (Oh Dio!)
Erm. Il mio liberator!....con trasporto
Isol. con tenerezza. (L’idolo mio?)
Teb. Sì: ravvisa quel guerriero
Cui propizia fu la sorte,
Che a’ nemici, ed alla morte
Involarti un dì potè.
Tu che amico al sen mi stringi..ad Erm.
Tu che premj il valor mio...ad Is.
Più bel vanto non desìo,
Né più tenera mercè.
I Cavalieri, e il Popolo circondando Tebaldo si abbandonano ai trasporti di gioja.
Coro A Sigerto trionfo s’appresti,
Che la patria sul campo difese:
Ed al prode, che il padre si rese ad Is.
Tu la fronte corona d’allor.
Due Cavalieri recano una spada, la corona d’alloro su ricchi bacili: Isolina prende la spada e la presenta a Tebaldo, che la bacia, e la cinge: poi s’inginocchia avanti Isolina, che gli adatta la corona su l’elmo
espress. Questo brando, questo serto
Ti rammenti ognor tal dì...
E la man che a te gli offrì
Teb. Bacio il brando, questo serto:
Mai scordar saprò tal dì...
E la man che a me l’offrì —
(Quel ciglio amoroso, poi con trasporto
Quel tenero accento
Mi rende contento,
Lusinga il mio cor:
Incanto soave!...
Felice momento! —
Rapito mi sento
Da gioja, e d’amor.)
Erm. Oh! torna a questo seno,
Invitto Eroe: — Geroldo,
Isolina, abbracciate
Il prode mio liberatore: amate
Il fratel vostro.
Teb. confuso. E che?... Signor!... Ed io...
Geroldo e Isolina lo abbracciano
Isolina!... Geroldo!... (oh gioja!)
Erm. Il mio
Dolce fratello, il mio compagno d’armi,
Sigerto, tu sarai.
La fè ten giuro:
gli stringe la mano, e la porta al suo cuore
Teb. Ed io che un dì giurai!...
L’odio sparì.)
Con quel serto il valore;
Ma pel tuo generoso e nobil core
Io non avrei premio che basti — Gira
D’intorno il guardo, e mira marcata
Quanti hai reso felici. — Tal mercede
D’un Eroe non è indegna.
Teb. con trasporto Ah! ch’ella eccede,
E il mio cuore... oh Isolina?... tenerissimo
Erm. Ad Altemburgo,
O Cavalieri, facciasi ritorno:
Ger. accompagna i Cavalieri al Castello
Chiudano un sì bel giorno
Il convito e le danze.
Teb. turbato (Oh cielo! ed io...)
Erm. Vieni Sigerto:
Teb. esitando In Altemburgo! Oh Dio!...
Erm. Tu sospiri!
Isol. T’arresti!
Sigerto!... con espressiva premura
Teb. in contrasto Ah! mi compiangi — Se sapessi!...
Quanto io sono infelice!...
Orfano... sventurato... e in quelle mura...
Isol. Spera: là cesserà la tua sciagura;
Erm. Ti troverai di tua famiglia in seno:
Isol. Il Ciel vorrà por fine a’ mali tuoi;
Teb. Ebben... (Trionfi, o amore:) Eccomi a voi.
parte
SCENA VI.
Sala come prima.
Clemenza
Il suo ignoto ed amabile Cantore,
Che repente scomparso, al di lei core
Tante pene costava.
Del Torneo vincitore è celebrato,
Liberator del Padre a lei vicino
Un propizio destino oggi lo guida.
Ah così fausto ad essi ognora arrida!
SCENA VII.
Recinto solitario nel Castello tutto all’intorno ombreggiato da varie antichissime piante, che consacrate venivano ai capi, ai figli, ai prodi delle illustri famiglie, ed ai felici, o memorabili avvenimenti. Qualche avanzo d’offerte, e d’ornamenti si vede ancora pendere da esse, e si rileva qualche nome, e parte d’iscrizione incisa su quelle. Antico rovinoso Tempietto, celato per metà dalle piante, le cui finestre si veggono in parte spezzate.
S’apre per di dentro la porta del Tempietto, e si presenta con precauzione guardingo un Cavaliere tutto di negra armatura ricoperto, e con visiera abbassata, che avanza, ed alza la visiera: e Boemondo.
Boc. Tutto è silenzio. — Abbandonato è il loco
Sacro alla pace degli estinti. — Accorsi
Tumulto ne rimbomba
Sin tra quest’ombre, e grave al cor mi piomba.
Abborrito nemico! — Tu trionfi,
Le tue glorie festeggi... e nello stesso
Avito mio soggiorno,
Da cui scacciato un giorno,
E colla infame taccia d’assassino.... fremente
E assassino di chi!..Sposa adorata,
Io che ti piango ognora, io che sospiro,
Già da tre lustri... e fremo... Oh Ciel! che miro?
si volge, e vede varj alberi che riconosce, e con emozione.
Il salice, che il giorno
Di mie nozze piantai! La querce mia
Grandeggia ancora!... I pini de’ miei figli!
O dolci, e amare rimembranze! Allora con pas.
Felice sposo, lieto padre... Ed ora!...
Isolato sulla terra
Tutto omai per me finì
Freddo marmo oh Dio! rinserra
Quanto a me fù caro un dì.
Sposa; amore; figli; onore;
Vil nemico a me rapì.
Per le segrete sotterranee vie,
Che dalle tombe di quel tempio in seno
Conducono de’ monti,
Io su gl’indegni piomberò — Già pronti
Son tutti i fidi miei„ Ma chi s’avanza, osserv.
Un Guerriero! - E chi mai? —
S’osservi. abbassa la visiera, e si ritira
(dietro le rovine del Tempietto.
SCENA VIII.
Tebaldo, Boemondo in disparte.
Agli applausi, alla gioja... ad Isolina;
Ella dell’amor suo lieto mi fece.
Qui mi chiamava il core;
Il più dolce dovere... avanza fra le piante
Boe. A quell’aspetto
Tutta l’alma si scosse.
Teb. con emozione Io ti riveggo,
Recesso augusto. — Piante venerande
Agli Avi miei sacrate, io vi saluto:
Io vi reco de’ miseri il tributo,
Sospir, lacrime, e baci...
E v’adoro... si prostra avanti la querce
Boe. sospeso Quai moti!... e che mai fia!
avanza involontariamente:
Quel pianto?... quell’affanno!
Teb. Ombre dilette, pace a voi: s’alza
Boe. colpito M’inganno?
Il suon di quella voce...
Teb. con passione immobile Oh caro padre!
Boe. agitato Ciel!...
Teb. come invocandolo Boemondo!
Boe. con ansietà, e incertezza Tebaldo!.. avanz.
Teb. E chi!... Gran Dio. con impeto
si volge, e vede il Cavaliere, che non ravvisa
porta la mano sulla spada.
Che miro! immobile fissando
Boe. che lo riconobbe, alza la visiera, apre
le braccia, e con effusione
E’ desso! - Oh figlio!
si getta fra le di lui braccia
Tu vivi? con tenerezza reciproca
Boe. Ancor ti stringo al sen!
Teb. Qual giorno
Di contenti è mai questo!
Boe. Oh sì; nè a caso
Ci riunisce il Ciel. Sì, esulta, omai
I giuramenti tuoi compir potrai,
E le nostre vendette.
Teb. turbandosi Come? - e forse?...
Boe. Del nuovo dì la luce
Più non vedranno i nostri
Orgogliosi nemici:
L’odiata stirpe estinguerem.
Teb. agitato Che dici?
(Ohimè!...) Padre, e t’esponi?... qui? e se mai?..
Boe. Assicurato è il colpo:
Estinto ognun mi crede. - Infra l’orrore
Della notte vicina
Tutti li svenerem.
Teb. con affanno, e fremito mal trattenuto
(Cielo! - eh Isolina!)
Boemondo cava un pugnale, e lo mostra a Teb.
Questo acciaro, che del sangue
Di tua madre è tinto ancora,
Ch’io bagnai di pianto ognora,
Che serbava al tuo furor...
La tua destra or lo brandisca,
E punisca il traditor.
Teb. Quell’acciar, quel caro sangue
Cela, o padre, ai sguardi miei.
Io resister non saprei
Ah! pietade io ti farei
Se leggessi in questo cor.
Boe. Pera Ermanno. con fierezza
Teb. compiangendo (Sventurato!)
Boe. E i suoi figli... come sopra
Teb. con ansietà I figli suoi!...
Boe. Cadan sotto a’ colpi tuoi. come sopra
Teb. con raccapric. Ma.. Isolina.. (e come? ed io!..)
Boe. severo Tremi!... fremi!...
Teb. affannoso, incerto Padre...(Oh Dio!)
Ella...
Boe. con forza Ebben!...
Teb. deciso e con disperaz. M’uccidi — io l’amo
Boemondo fremente, Tebaldo come sopra
L’ami e ardisci!
Quale orror
Mi punisci...
a 2Vidi un raggio di contento:
Come rapido sparì!
Le mie pene (oh Dio!) lo sento:
Finiranno co’ miei dì.
Teb. Padre!... con pena
Boe. irato Và: non ho più figlio
Al rossore io t’abbandono.
Teb. Sì che figlio ancor ti sono: con foco
Non ti lascio al tuo periglio.
Boe. Segui dunque i passi miei;
Teb. Ma, signor, pietà di lei... con passione
Boe. fiero Qual pietà trovò tua madre?
L’implorai per essa anch’io;
Ma lo vedi!.... gli mostra il pugnale
Teb. con disperaz. prendendolo Porgi... (Oh Dio)
Quest’acciaro svenerà.
a 2 Ombre terribili,
Paghe sarete:
Sangue chiedete,
Si verserà.
Teb. (Sarai tu vittima,
Povero cuore
D’un implacabile
Fatalità.)
Boe. E sulle vittime
Piombi il furore
D’un implacabile
Fatalità. partono
SCENA IX
Sala nel Palazzo d’Altemburgo
Ermanno, Isolina, Scudieri
D’ogni mortal la più felice. Il mio
Tenero affetto per Sigerto approvi,
A lui tu mi concedi.
Erm. Ei si palesi,
Ei disperda, debelli questi alteri
Sconosciuti Guerrieri, che repente
Nelle vicine selve
A rei disegni uniti,
Minacciano Altemburgo. La tua destra
Al vincitore il padre tuo destina.
Isol. Egli trionferà per Isolina.
Ma Sigerto... nè ancora?... osservando
SCENA X.
Geroldo, Cavalieri con esso, indi Clemenza
I generosi e prodi Cavalieri
Che contro gli stranieri
Erm. Gloria, e mercede a voi... a’ Guerrieri
Cle. ad Isol. Sigerto invano
Io dunque ricercai.
E come!... e dove mai!...
Erm. Perchè si toglie
All’amistà?..
Isolina, ansiosa All’amore? s’avvia vers.
Io stessa... Eccolo.
SCENA XI.
Tebaldo, ed i precedenti
Crudel momento!)
Is. tenerissima Oh mio Sigerto!
Erm. affettuoso Oh mio
Figlio, s’abbracciano
Ger. Fratello!
Teb. (E dovrò odiarli!)
Isol. Esulta:
Il mio buon padre al nostro nodo assente
Teb. (E svenarli io dovrei?)
Erm. Di questi prodi, e de’ soldati miei
Te duce eleggo. Va, pugna, distruggi
Que’ stranier che la pace
Minaccian d’Altemburgo
Ed Isolina è tua.
Teb. confuso e con passione Sì bella sorte
A me tu serbi? (Ed io... che orror! la morte!)
Isol. Tieni per me trionfa. stacca la propria
sciarpa e la presenta a Tebaldo.
Teb. La porterò alla tomba sul mio core.
s’inginocchia, la bacia, e Isolina gliela
porta avanti l’insegna dei Tromberga.
Erm. Ecco la nostra insegna, vincitore
Tu me la renderai. gli addita di prend.
Teb. confuso, ed incerto (Cosi tradirli!
Ma, forse... (ohimè!) Se mai!...
Signor. Mio bene!...
Erm. E che?
Teb. Sappi...
agitatissimo quasi per iscoprirsi, e mettendo
la mano sulla bandiera: in questo
SCENA XII.
Boemondo, colla visiera calata, entra repente;
si ferma nel mezzo, e volgendosi a Tebaldo,
con dignità e fierezza, e moto marcato.
sorpresa generale, tutti gli sguardi sono rivolti
a Boemondo. Tebaldo è atterrito.
insieme — Isol. Erm., Clem., e Coro
Qual guerriero! Quale accento!
Quell’aspetto, e che pretende!
Questo fremito ch’io sento...
Un insolito terror.
Ah! confuso incerto pende
Palpitante in seno il cor.
Teb. Giusto Cielo! Qual momento.
Qui mio padre! e che pretende?
Questo fremito ch’io sento...
Un insolito terror.
Ah! qual sorte, o Dio! l’attende,
Per lui trema in seno il cor.
Boe. Ah! che miro. Fier cimento!
Questo fremito ch’io sento...
Un insolito terror!
Ah! le amare mie vicende
Tutto qui rammenta al cor.
Erm. Cavalier?... chi sei! a Boem.
Boe. Suo Padre.
Teb. Sì.. quel Padre che sinora interromp. sub.
Piansi estinto a se mi chiama.
Ei ne reca a me la brama, marcato
Ed il figlio obbedirà.
Boe. Esci dunque e al padre a Teb. imperioso
Erm. a Boemondo Arresta.
A Sigerto in dolci nodi
E’ già stretto il nostro core;
Or ci unisca al genitore
La più tenera amistà.
Boe. contenendosi
Tu! non sai! — (poi a Tebaldo) Mi segui.
Isol. Ascolta,
A lui reca i nostri voti,
Ei lo renda all’alma mia:
D’Isolina il padre ei sia,
Pace, amor qui troverà.
Boe. Pace! Amor! Ah! un dì... con fremito
mal celato
come sopra
Tutti osservandolo Tu gemi!
Boe. Se sapesti! mai!
Tutti Tu fremi!—
Boe. Cupo velo asconde ancora marcato
e in grande
Il terribile mistero:
Non fia sorta in ciel l’aurora,
E il destin lo scoprirà: sorpresa generale.
Musica marziale lontana li scuote. Boemondo s’agita, Tebaldo si mette al di lui fianco: i Cavalieri s’uniscono e si portano sotto alla bandiera di Tromberga che Geroldo alzerà.
Già raccolte son le schiere
Di Tromberga alle bandiere
Ogni prode accorrerà,
Fra i perigli, nei cimenti
Nuovi allori coglierà.
poi verso Tebaldo che agitatissimo è accanto
a Boemondo, che l’osserva severo
E Sigerto!
Isol. E tu mio bene!
Ger. Tu, Fratello!
Erm. Figlio?
Teb. in tutta angustia (Oh pene!)
Boe. Sì; fra l’armi lo vedrete
Avvampar di furie ultrici;
A punir fieri nemici marcato fiero
Io medesmo il guiderò.
Teb. Non temer, bell’idol mio,
Volerò di Marte al suono,
Bacerò d’amore il dono
E per te trionferò. bacia la sciarpa
Ger. e Coro Alla gloria, al campo all’armi:
Boe. Viene...
Teb. Addio --- con passione ad Isolina
Isol. tristissima Mi lasci?
Teb. con affanno Oh fato!
Erm. E tu ognor così celato! a Boe.
Boe. Qui conoscer mi farò. marcato
Erm. Quì!... sorpreso
Teb. Signor... volendo impedire conduce Boe.
Erm. colpito Ed osi?
Boe. Tu non sai! come sopra
Erm. Parti, che omai... dignitoso, contenendosi
Isol. Deh! ti calma... ad Ermanno
Teb. a Boe. Oh ciel! che fai!
Erm. Tanto ardir punir saprò.
Boe. Tanto ardir cader vedrò.
Tebaldo Isolina
a 2 E se più non ti vedrò!
Geroldo e Coro
Tanto ardir soffrir si può!
Tutti Come fosco tramonta il bel giorno
Della gioja, di pace, d’amore!
Atro nembo s’addensa d’intorno...
Smania Furia |
atroce tormenta il mio core. |
Stilla il sangue dal brando del forte:
Oh! qual scena funesta s’appresta
Di spavento, d’affanno, d’orror!
Tebaldo disperato seco conduce Boemondo che si ritira in atto minaccioso; Ermanno contiene Geroldo: i Cavalieri fremono: Isolina incontra il lontano sguardo di Tebaldo e cade in braccio a Clemenza: quadro analogo, e
fine dell’atto primo.