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Atto terzo

Scena quinta
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Atreo, poi una Guardia

 

Atreo

Vive; non dubitarne; e all’odio mio
L’iniquo vive; e ancor per poco. Trama
Col tuo vegliar inusitato e lungo
Tu m’accennasti, o donna: or tuo fia il danno,
285Mio il pensier di svelarla. –
chiamando
Emneo
alla Guardia che comparisce
Tu riedi
Alle mie sale; Agacle sta: lo scorta
Fino al suo ostello; ed alla reggia intorno
Spia se innoltra Tïeste: entrato, mai
290Uscir non possa. Va.
La Guardia parte.
Già tesi tutti
Sono i nodi insolubili: ver Argo
Volse; il poter di Pliste, e i dotti inganni
D’Agacle destro il trassero. Ch’io d’uopo
295Abbia pur d’altri a vendicarmi? – Or giunga
Tïeste, e sia così. Vendetta, oh gioia!
Piena otterrò; godrò dell’anelato
Piacer di sangue: e tremi ognun che offende
D’un re i diritti: chè quai sien, son sacri.
Parte.

 
FINE DELL’ATTO TERZO

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