Questo testo è incompleto.


TRADIZIONI POPOLARI DI NUORO IN SARDEGNA1


Le espressioni popolari usate sole non hanno alcon valore, ma collocate a proposito colpiscono por la loro profonda saggezza.

NUORO.

Questa piccola città del forte e roccioso Logudoro (uno dei quattro giudicati in cui re Gialeto divise la Sardegna, dopo l’insurrezione dei Sardi contro la dominazione bizantina, e la cacciata dei Greci da Cagliari), ora semplice capoluogo di circondario dopo esserlo stato di provincia, è senza dubbio la più caratteristica delle città sarde.

È il cuore della Sardegna, è la Sardegna stessa con tutte le sue manifestazioni. È il campo aperto dove la civiltà incipiente combatte una lotta silenziosa con la strana barbarie sarda, così esagerata oltre mare.

Nuoro è chiamata scherzosamente, dai giovani artisti sardi, l’Atene della Sardegna. Infatti, relativamente, è il paese più colto e battagliero dell’isola.

Abbiamo artisti e poeti, scrittori ed eruditi, giovani forti e gentili, taluni dei quali fanno onore alla Sardegna e sono avviati anche verso una relativa celebrità.

Ma nel popolo, in fondo alla gran massa che è la pietra e il fondamento dell’edifizio, la civiltà soccombe, o, se ha qualche vittoria, è pur troppo nella parte a cui è preferibile la barbarie primitiva: nella corruzione dei costumi. Forse è spirito d’imitazione, forse è il riflesso inconsapevole dei tempi, che non andrà più oltre e passerà insieme alla decadenza generale, ma ad ogni modo è sempre dovere il constatarlo. Del resto, il popolo, sempre fiero e ardente nella sua povertà, è sempre lo stesso. Costumi ed usi, tradizioni e passioni, dialetto e aspirazioni son sempre le stesse: miscuglio bizzarro di reminiscenze dei popoli dominatori, amalgamate alle tradizioni ed agli usi nati spontaneamente tra gli indigeni.

Una leggera sfumatura di progresso, che è sempre il segno del tempo e che dice pochissimo, ha modificato qualche rito, e le vesti. Ma il lutto e la gioia, le credenze e la religione, i pregiudizi e le passioni, sono sempre le stesse.

La vedova non conserva più la camicia, visibile, finchè non cada a brandelli a furia di tempo e di sudiciume, ma il lutto è sempre fiero e severissimo, e ancora potentissimo è l’uso di cremare i morti.

Era sparito il ballo tondo pubblico, ma, vedete, ora risorge e son certa che, fra qualche anno, questo costume avrà ripreso tutto il suo affascinante impero.


A torto le popolazioni del Nuorese godono una triste fama, più degli altri popoli sardi, e son temute anche dagli altri abitanti dell’isola.

Noi qui non vogliamo tesserne il panegirico; solo diciamo che il Nuorese non è più selvaggio di qualunque altro popolo dimenticato e abbandonato a sè stesso. Ha i difetti e le virtù e le passioni dell’uomo primitivo e le superstizioni che del resto sono patrimonio generale di tutti i popoli e che non furono disdegnate neppure da spiriti grandi, cominciando da Lutero e terminando a moltissimi grandi uomini viventi.

Il Nuorese, che, se non è molestato, è la persona più pacifica del mondo, viene anche accusato di poltroneria perchè le sue terre sono incolte, e selvaggie le sue montagne; ma come si può coltivare un vastissimo paese allorchè mancano le braccia necessarie per dissodarlo e l’agricoltura è ancora allo stato primitivo?

Il Nuorese non è ladro per istinto; ruba veramente per fame, parliamo sempre in generale, e ruba nell’aperta campagna, ma non vi toglie l’orologio e la borsa come nei paesi civilissimi. Uccide per passione, spinto dai puntigli della vendetta, ed ora gli assassinii sono rarissimi.

Il suicidio è quasi ignoto, nè, come tutti credono, il Nuorese vive di solo odio e di solo amore. Si ama e si odia tenacemente, ma l’amore non è pazzo, nè l’odio feroce.

Il carattere del Nuorese è ardente e serio. Si direbbe che ha un concetto severo e melanconico della vita; ve lo rivela il siuo occhio nero e profondo, il suo canto monotono, triste e appassionato.

Odia il nemico ed ama la sua donna, ma è pur grato al suo benefattore e, nell’atonia che invade il suo spirito circa ciò che può avvenire fuori della cerchia dove vive, ha molti pensieri intorno al suo giogo, alla sua raccolta, all’annata, a suoi piccoli affari e anche un pochino sugli affari dei suoi vicini.

Ama assai il vino; poco importa che il suo pane sia d’orzo e che la carne manchi al suo desco; il vino però gli è indispensabile.


Tranne qualche casamento e le palazzine erette in questi ultimi anni, Nuoro, posta sull’orlo di valli fertilissime (sotto un bel cielo, con l’aria salubre e le acque magnifiche), valli irrigate dagli affluenti del Cedrino, è composta di casette basse, nude, mal costruite, brune, intersecate da cortili, loggie, orticelli e straduzze miserissime. Talune di queste case, dalle finestre e dalle porte strette, piccolissime, sono così piccine, basse, sorridenti del sorriso oscuro di una antichità senza principio, che fanno chiedere come mai intere famiglie di persone robuste e sane, spesso belle ed alte, vi possano nonchè vivere, ma stare in piedi. Eppure ci vivono, e si credono benestanti, perchè possiedono la loro casa.

Visti al chiaro di luna, i gruppi di queste casette brune coperte di muschio, con le cinte dei cortili e degli orticelli rovinati, paiono avanzi di un borgo medioevale distrutto e dimenticato; e non si può mai pensare che là dentro riposa un popolo intero, forte, appassionato, felice ed infelice, secondo lo stato della miseria più o meno avanzata.

O tristi inverni di Nuoro!

Ma, nel bel tempo, le donne si siedono fuori al sole, lavorando; gli uomini sono in campagna, e il fico d’India consola tante povere esistenze che vanno a letto senza lume.

Ma non andiamo oltre, chè saremmo obbligati a predicare un po’ di socialismo, e il socialismo deve emergere da sè come un riflesso, dal folk-lore.

La raccolta che oggi presentiamo è certamente incompleta.

Anzitutto, è il primo lavoro di un novello folk-lorista, a cui manca la cultura e l’erudizione necessaria per rendere più interessante questa specie di lavori.

E’ un volume fatto senza pretese, modestamente e alla buona, col solo intento d’invogliare altri a seguirlo ed a completare con lavori e ricerche dotte ciò che ora la sua penna giovane e inesperta non può fare.

 Nuoro, luglio 1894.



  1. Siamo lieti di dare principio alla importante Raccolta delle tradizioni di Nuoro dovuta alle cure diligenti della gentile e valente animatrice delle ricerche folk-loriche in Sardegna, signorina Grazia Deledda.

    La Direzione.


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