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Da Orazio - La festa di Nettuno Da Orazio - Passeggiando per Roma

il vanto del poeta

Forte più che di bronzo il monumento mio!
Alto più delle regie alte piramidi!
Non la pioggia che rode, il tramontano ch’urta,
4il succedersi d’anni, il fuggir via di tempo,

altro può sopra lui. Tutto non morirò.
Molta parte di me sfugge al sepolcro. Sempre
io moderno sarò tra la posterità
8gloriante, finchè salga il Pontefice


con la tacita Gran Vergine il sacro colle.
E di me si dirà: Dove spumeggia e va
l’Aufido, ove regnò povero d’acqua, re
12Dauno di campagnoli, egli si sublimò:

primo le melodie greche egli fece nostre
ed agli Itali diè gl’inni di Lesbo. Fa
dunque il vanto che devi, o fiera dea del canto:
16alla chioma l’allor cingimi del tuo re.

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