< Traduzioni e riduzioni < Miscellanea
Questo testo è completo.
Miscellanea - Delizie estive Miscellanea


l’inverno

Mese dei tòrcoli, dì ben tristi, che spellano i bovi!
guardatene! Sulla terra si formano allora, al soffiare
del tramontano, per tutto i ghiaccioli molesti alla gente.
Esso traverso la Tracia che pasce poliedri, si leva,
soffia nell’ampio mare, e la terra ne mugola e il bosco:
roveri molte che in alto frondeggiano, abeti ramosi
e’ nelle forre de’ monti diradica e getta per terra,
loro avventandosi, e l’innumerabile bosco ne grida.
Rabbrividiscono i bruti e si serrano al ventre la coda.
Hanno la pelle bensì tutt’ombra di lana, ma pure
gelido penetra il vento attraverso le pancie vellose:
anche dal cuoio de’ buoi via passa, che nulla lo tiene;
anche alle capre ei giunge, dal penduto vello; le greggie,
no, ch’han lana perenne, non passa la forza del vento

di tramontana; e il vecchietto trottar fa gobbo in istrada.
E non arriva alla dolce fanciulla dal tenero corpo,
che se ne sta nella casa, vicina alla cara sua madre,
nella stagione invernale, allorchè ’l Senz’ossa il suo piede
là nella lugubre casa, ove fuoco non arde, si rode,
che non il sole gli mostra la via de’ suoi pascoli: il sole
che per il popolo e per la città degli uomini neri
volgesi allora, e per più breve ora apparisce agli Ellèni.
Ecco i dormienti alla macchia cornigeri e senza le corna,
via, con un dirugginìo delle zanne, per folte quercete
fuggono, come smarriti, che sol han tutti in pensiero
di ritrovarsi al coperto dov’hanno le soffici tane
o le incavate spelonche. Ecco gli uomini simili al vecchio
ch’ha tre piedi, e la schiena spezzata, ed il capo che a terra
guarda: così se ne vanno, schermendo la candida neve.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.