< Trattato dei governi < Libro ottavo
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Aristotele - Trattato dei governi
(Politica)
(IV secolo a.C.)
Traduzione dal greco di Bernardo Segni (XVI secolo)
Libro ottavo - Capitolo II: Per quai cagioni naschino le discordie civili
Libro ottavo - I Libro ottavo - III


Ma perchè noi consideriamo, onde le discordie naschino e li mutamenti degli stati; però è da pigliare in universale primieramente li principî, e le cagioni di tali accidenti, i quali principî e cagioni sono quasi tre a novero per via di dire, le quali voglio io innanzi tratto così in figura andare discorrendo. Che imprima è da esaminare, come sieno fatti quei, che contendono, e per che cagione e’ contendono, e in ultimo quai sieno i principî dei tumulti civili, e delle sedizioni, che nascono infra i cittadini. Per cagione principalissima adunche e universale, che i cittadini sieno disposti a volere mutare i governi, si debbe mettere quella, di che poco fa s’è parlato; cioè, che questi, volendo l’ugualità, combattono per averla, s’e’ pare loro d’avere manco di quei, che hanno più nel governo, e essere loro pari. E questi, per volere l’inegualità e l’eccellenza muovono sedizione, quando e’ non pare loro avere più nel governo, e essere da più degli altri; anzi pare loro d’avere quanto loro, o manco.

E queste cose si possono invero desiderare giustamente, e possonsi desiderare senza giustizia. E la ragione è, che e’ contendono li cittadini, che sono da meno degli altri per diventare pari a loro. E li pari agli altri contendono per essere da più di loro. Detto si sia adunche qualmente sieno fatti quei, che sono volti a cose nuove. Ma li fini onde e’ son mossi a contendere, sono l’utile e l’onore, e i loro contrarî; imperocchè fuggendo essi il disonore e il danno, o per loro stessi, o per gli amici, muovono i tumulti civili.

Ma le cagioni, e i principî dei moti civili, onde essi vengono disposti al volergli nel modo detto, e per le cose dette conseguitare, sono in certo modo sette a novero; e in cert’altro più. Delli quali due n’è che sono li medesimi con le cose dette, ma non nel medesimo modo; perchè li cittadini si spingono l’un contra l’altro per cagione dell’utile, e dell’onore; non per acquistare a loro stessi queste due cose (siccome io ho detto innanzi), anzi perchè e’ veggono altri parte giustamente, e parte ingiustamente di tai beni più di loro possessori. Oltra di questo sono spinti a ciò per la villanìa, pel timore, per l’eccellenza, pel dispregio, per l’accrescimento fuori di proporzione; ancora per la vergogna[1], per la neglezione, per la picciolezza, e per la dissimilitudine.


Note

  1. Il broglio.
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