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PERCHÈ GLI ANTICHI FURONO MAGGIORI FILOSOFI, CHE I MODERNI
Trovâr sottil vïaggi
E nuovi movimenti
Gli antichi precedenti
4Per invenir radice di vertate:
Or gli moderni saggi
Mossi hanno convenenti,
Chè li loro argomenti
8Provan per loco dall’autoritate.
Onde a ragion si muove questïone,
Considerando che dall’ammirare
Nacque il filosofare
12Negli antichi ch’avìen gli cor gentili;
E gli moderni, come più sottili,
Che ’l cominciato dovrìan migliorare,
Nol sanno interpetrare.
16Onde ciò sia, qual direm la cagione?
Dee la cosa più grande
Maggior merito avere;
Chè laido è a volere
20Di poco piombo aver gran massa d’oro.
L’uomo, in cui Dio spande
Grazia di prevalere
Molti altri di savere,
24Maggior ha don che a cui dà gran tesoro.
Ciascuna cosa, universal parlando,
Dando tesor, può esser comperata,
Se è proporzionata
28La quantità dell’ôr con sua valenza;
Salvo che ôr non merita scïenza,
Perchè a medaglia non si dà derrata:
Può esser meritata
32Con riverenza, chi l’ha onorando.
Chi ciò aver procura,
Parlando largamente,
Non vuole propriamente
36Se non a fine d’acquistare onore.
Gli antichi, avendo cura
D’averlo prontamente,
Trovâr che veramente
40La scïenza onorava ogni signore;
Ond’era lo studiar senza intervallo,
Vedendo che da molti era acquistato
Il fine desïato,
44Cioè l’onor che la scïenza dava.
Or ha l’onor chi di moneta grava:
Onde i moderni lo studio han mutato,
Poich’è meno onorato
48L’uom saggio a piè che l’asino a cavallo.
Medico o ver legista
O chi studia in altr’arte
Non ne cerca altra parte
52Che quanto basti a congregar moneta:
Non folle chi n’acquista,
Poi che per legger carte
L’error non si diparte
56Dalla gente bestiale et indiscreta.
L’onor non è in poder di chi ’l riceve,
Ma è nella balìa degli onoranti:
Se dunque gli onoranti
60O ver gli adulator ne son cagione,
Noi impertanto perderem ragione
O per altrui fallir sarem peccanti?
No certo, ma costanti;
64Chè cosa ragionevol non è greve.
Poi che scïenza è degna
Più che tesoro alcuno,
Diè’ lavorar ciascuno;
68Benchè a volerla per onor non vale.
L’uomo in cui essa regna,
Discerne bianco e bruno.
Se sol fosse saggio uno,
72Ciascun dovrìa voler esser quel tale,
Non a voler tesoro il core stenda
Chi vuol nel mondo alcun, se c’è, riposo;
Nè star voglia ozïoso,
76Ma faticar la mente in cose oneste.
Ha ’l mondo un drappo, che mentr’uom ne veste,
Vive superbo avaro et invidioso.
Chi vuol viver gioioso,
80Ciò che avvenir gli possa, vilipenda.