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Questo testo fa parte della raccolta V. Da 'Memorie e lagrime'
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UN’EFFIGIE DI VAN DICK
Perché mi guati cosí mesto in viso
dalla muta parete ove ti stai?
Che mi rivela quell’acerbo riso?
O fiammingo pittor, parla, che hai?
Ali! ben so che vuoi dirmi: — Al paradiso
gentil dell’arte non s’arriva mai
senza aver gli occhi consumati, e anciso
ogni bel verde ai di ridenti e gai.
Merta poi tanto la leggiadra amica,
perché debba varcar 1 uom. che in lei crede,
questo deserto senza coglier fiore? —
Cosi, ridendo, a me par che tu dica.
’ non cangio però spirto né fede;
ma quel tuo riso mi spaventa il core!
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