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Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1889

BANDO CONTRO LE MONETE TRIVULZIANE



Dopo che Gian Francesco Trivulzio, abbiatico del Magno, rinunciò a’ suoi diritti sulla Contea di Musocco1l’Año 1549 li 2 d’Ottobre per la so ˜m a de ventiquatro mila cinquecento scuti2, ebbe la Mesolcina continui litigi co’ suoi successori, i quali, impugnando le convenzioni da lui fatte cogli abitanti della Valle, per mezzo secolo trascinarono la questione nei Tribunali della Lega Grigia 3.

Senza dilungarci sull’intricato litigio diremo, che Raffaele Trivulzio4 alla Dieta di Tronto5, tenutasi il giorno di S. Giorgio dell’anno 1581, vide respinta ogni sua pretesa «imponendo perpetuo silentio a dita causa, con ordine alla Valle di non essere mai più obbligata a rispondere in giuditio alcuno per questa causa» 6.

Ma Raffaele non accettò la sentenza, e i suoi eredi favoriti da Spagna e dai disordini che poco dopo sconvolsero le Tre Leghe, continuamente rinnovavan pretese e proteste7.

Nel 1622 la Dieta dell’Impero, giudicando in contumacia contro gli abitanti delle Valli, dichiarò a favore di Gian Giacomo Teodoro Trivulzio8 lo stato di Musocco e gliene diede rinvestitura col titolo di Principe del Sacro Romano Impero e della Valle Mesolcina

9.

Investitura affatto platonica, che Ferdinando II non poteva imporre le decisioni della Dieta imperiale alle Tre Leghe, e il Trivulzio, se appoggiato dal partito cattolico e spagnolo, aveva però contro gran parte de’ Mesolcinesi e tutti i riformati Grigioni. Invano egli spedisce il Cav. N. Cattaneo a riscaldare i tiepidi partigiani10; lo stesso Giovan Antonio Giojero11, uno de’ più zelanti e turbolenti capi della Rezia cattolica, gli fa contro; con nobilissimo animo anteponendo agli interessi personali e del partito, la libertà della patria. La Valle respinge le domande del Trivulzio e negando all’Impero il diritto di giudicar la questione si proclama libera e indipendente. Ed essendosi Teodoro appellato alla Dieta di Lucerna, la Mesolcina a sostenere le sue ragioni, nel mese di Febbraio del 1623, manda il Capitano Carlo Marca e il Ministrale Gaspare Molina ai cantoni riformati e Giovan Antonio Giojero e il Dottor Rodolfo de’ Antonini ai cattolici 12.

I delegati del Trivulzio pel quale brigavano Spagna e l’Impero13 diedero allora alle stampe un opuscolo : «Discorso delle raggioni dell’Illustrissimo et Ecc.mo Sig.r Principe Teodoro Trivultio nel Contado di Misocco et Valle Misolcina» 14 ; al quale risposero i Mesolcinesi con una lettera che a noi è pervenuta unita agli Statuti Vallerani15 sotto la dicitura :

Factû tale. Ouero
raggioni summarie opposte dalla
Valle Misolcina
Nelli Grigioni Confederati
Per diffesa dell'auita sua libertà, al
pretesto delle dimande del Sig. Conte
Teodoro Trivultio Milanese
l'Año 162316.

Intanto i Grigioni rinsaviti, dato tregua alle feroci discordie, agognavano ricuperare quanto la rabbia politica e religiosa aveva lor fatto perdere; e Francia e Venezia che con occhio sospettoso osservavano le mene di Spagna, porgevano ajuto e consigli agli oratori di Mesocco17.

Il Gueffier, legato del Re Cristianissimo, apertamente diceva essere Teodoro creatura di Spagna, godere egli immenso credito a Madrid, badassero che posto piede in Mesolcina avrebbe poi stesa la mano sui baliaggi italiani. La Dieta Elvetica, di questo impressionata, respinse le domande del Trivulzio e acerbamente si lamentò ― che oro ed armi di Spagna turbassero la quiete degli alleati Grigioni.

Già s’erano stretti il Duca di Savoja, Francia e Venezia per garantire l’integrità della Rezia18, né i Confederati erano alieni per la stessa causa di correre all’armi, onde Spagna impreparata alla guerra, moderò lo zelo del Duca di Feria, suo governatore a Milano e caldo fautore del Trivulzio.

Il 23 Marzo 1623 il Duca scriveva ai Confederati « che io applicandomi ad assistere al d.o Principe Trivulzio... non ho mai havuto animo di tentar cosa veruna contraria a quello, che in vigor delle Leghe con le ss. vv. il Re mio signore et la ser.ma casa dell’Austria sono tenuti osservare.... fra tanto operarò col Principe, che non passi più oltre nella sua pretenzione, e non permetterò che si faccia alcuna novità ne motivo d’armi ne d’altera maniera»19.

L’à-Marca dopo aver brevemente accennato ad alcune pratiche fatte da Casa Trivulzio nel 1623, aggiunge: a d’allora in poi la Mesolcina non fu più molestata per tale oggetto 20, ma questo è uno dei grossolani errori del suo Compendio.

Ercole Teodoro Trivulzio21, usando del diploma avuto dal padre in Ratisbona, l’anno 165422, piantò zecca in Retegno Imperiale (terra del Lodigiano), battendovi monete colla leggenda di decimo Conte di Musocco, Principe del Sacro R. I. e della Valle Mesolcina; ed avendo i suoi filippi il titolo degli imperiali23, gli fu facile spacciame nella Mesolcina.

Non poteva questa nuova affermazione dei diritti feudali, passare inosservata24. Nella General Centena25 tenuta in Lostallo il 25 Aprile 1661, i tre Ministrali dell’Ottavo Comun Grande26 ne riferirono al popolo. L’assemblea tumultuò e unanime votava dieci nuovi Capitoli Criminali da aggiungere ai 48 promulgati nel 1645. Ne diamo qui sotto il primo e più importante:

Altri Statuti et Capitoli
fatti et affirmati
dal popolo della General
Centena in Lostallo il di 25 Aprile
Anno 1661

Capo primo — per la moneta27.


1. Si prohibisce a qualunque d’introdurre nel nostro paese, moneta sopra la quale sia improntato qualche titolo di padronanza sopra la Valle Mesolcina, per Iddio Gratia libera et indipendente da qualsivoglia Souvranità di Principe et Signore, sotto pena alli contrafacienti arbitraria dei Signori Trent'homini28. L'istesso si intende detti quattrini falsi della stampa di Milano„ .

Il Capitolo sopracitato è certo diretto contro monete trivulziane, battute dopo il 1654: non potendosi supporlo causato dallo spaccio di monete argentee di Gian Francesco Trivulzio. Questo perchè i tipi di tale coniazione erano alla distanza di 125 anni, e i fiorini, scudi, testoni, cavallotti della prima metà del secolo XVI più non avevan corso nella seconda del XVII essendo stati surrogati dal doppio ducatone, mezzo ducatone, filippo, mezzo filippo, ecc.

Notisi inoltre che Gian Francesco Trivulzio rinunciando al feudo di Mesocco perdeva il diritto di zecca29, e tale diritto non ritornò a Casa Trivulzio che col Diploma del 1654. E per abbondare aggiungeremo che nel 1645 si riordinarono le antichissime leggi Vallerane30, e nei Capitoli Criminali allora approvati non si trova alcuna allusione a monete trivulziane.

Che l’articolo sopra citato, fosse diretto contro monete da Ercole Teodoro Trivulzio introdotte nella Valle, si vede dal testo della legge che dice: “per Iddio Gratia libera da qualsivoglia Souvranità di Principe et Signore” mentre su nessuna altra moneta conosciuta, anteriore al mezzo filippo di Ercole e quindi al 1661, troviamo il titolo di Principe della Valle Mesolcina.

Questo in aggiunta a quanto già scrissero i Fratelli Gnecchi nella loro splendida opera a “Le Monete dei Trivulzio31 dimostra, che fu Ercole Teodoro a impiantare la zecca di Retegno, e che non limitandosi alla coniazione di pochi esemplari vi intraprese una vera e regolare monetazione.

Le sue monete divennero poi rarissime32, essendo stati obbligati i Ministrali, dopo l’approvazione dei 10 nuovi Capitoli Criminali del 166133, a ritirare e rifondere per conto della Valle le monete portanti qualche titolo di padronanza sopra la Valle Mesolcina.

Restano li quattrini falsi della stampa di Milano. Essi possono essere trilline di Gian Francesco Trivulzio, che imitò le trilline milanesi di Francesco Primo, re di Francia (1515-22)34, come l’avo aveva imitate quelle di Massimiliano Maria Sforza duca di Milano (1512-15)35; cosa verosimile avendo le trilline ancor corso nella seconda metà del secolo decimosettimo. Potrebbe anche darsi che Ercole Teodoro Trivulzio per suo conto abbia imitate le trilline o i quattrini di rame milanesi di Filippo IV; ma questa è una nostra supposizione, non conoscendosi sinora alcuna di tali imitazioni.

E giacché ci siamo indugiati tanto sul primo Capitolo Criminale dell’anno 1661, diremo che gli altri nove tendevano a prevenir disordini, a soffocare le congiure, imponendo “alli Signori del Criminale ch’habino da punire irremissibilmente senza dilatione alcuna i trasgressori delle leggi et Statuti di questa Valle»36. Per impedire poi che persone male intenzionate o turbolente vi soggiornassero, severissime disposizioni venner prese contro i forestieri, vietandosi il passo agli armati, e il trasgressore “chi l’amazara sarà bene amazato, senza incorrere in pena alcuna37”.




  1. Musocco (lat. Misaucum, Mesancem; ital. Misocco, Misochi, Misocci, Musochi; ted. Masox, Masax, Mesax, Misax, Misauc, Mosax, Mousax, Monsax, Monsacks), era il nome della rocca, castrum munitissimum quod Valli nomem dedit, distrutta per ordine delle Tre Leghe nel 1526.

    L’odierno Mesocco (ted. Misox) è la riunione dei paesi che componevano la 1a squadra dell’Ottavo Comun grande della Lega Grigia, Gabia, Lesum, Cremetum, Andersla, Doira (Sprecher Fortunato, Pallas Rhaetica, ecc. Basilea, Anno MDCXVII. Liber III, pag. 212), che dicevasi pure Squadra di Musocco, e degli abitati di Benabbia, Anzone, S. Rocco, Logiano, Darba, S. Bernardino.
  2. Statuti Mesolcinesi, mss. inediti. F. ed E. Gnecchi. La Monete dei Trivulzio. Milano, 1887; porta 24000 acadi. Prefaz. pag. XSVI.

    G. A. à Marca. Compendio storico della Valle Mesolcina. Lugano, 1838. A pag. 115 dice 24500 fiorini, sbaglia però mettendo la vendita nel 1525. Sprecher Fortunato. Historia Motuum et Bellorum, ecc. Coloniae-Allobrogum. CIↃ-IↃ.C.XXIX, pag. 364 «vigintiquatuor millium et quingentorum tarum aureorum», lo stesso nella Pallas op. cit. pag. 213, mette invece: « Vallis se a Francisco Trivultio vigintiquatuor millibus aureis liberavit».
    Primo Luigi Tatti. Annali di Como, Milano 1735. Decade III, pag. 613, per 22000 scudi; così pare Francesco Ballarini. Cronica di Como. Parte I, cap. 86, e G. Pietro Giussani. Vita di S. Carlo Borromeo. Milano, 1751.

    In Santa Maria di Mesocco, sopra un bordo di affreschi e più precisamente nel riquadro che rappresenta il mese di Giugno si legge: «1549 la Valle di Misocho comprò la libertà da casa Triulcia per 2400 scuti». Questa inscrizione venne già citata da Samuel Butler. Alps and Sanctuaries. London, 1882, e da Emilio Motta. Le zecche di Roveredo e Mesocco in «Bollettino Storico della Svizzera Italiana». Bellinzona, 1887, Fasc. 8°, pag. 187; essa però non venne fatta nel 1549, ma 74 anni più tardi, avendo noi sotto la leggenda veduto una firma:

    A
     
    C  M
    1623

    la quale corrisponde alla segnatura di Carlo à Marca (morto 1642) capitano Mesolcinese ch’ebbe parte importante nelle guerre di Valtellina.

    Dr. Th. v. Liebenau. Zur Münzgeschichte von Misocco in «Bulletin de la Société Suisse de Numismatique». Bâle 1887, N. 7 e 8 pag. 100, togliendolo dal Füsslin dà 24500 Kronen.

    Questa somma si trova anche negli opuscoli dati alle stampe l’anno 1623 (Vedi pag. 206, nota 4).

  3. I documenti relativi sono in gran parte inediti. Le linee principali del litigio stan riassunte nella lettera del popolo di Mesolcina a Gian Giacomo Trivulzio del ramo dei Conti di Melzo (Vedi pag. 206, nota 4).
  4. G. Pompeo Litta. Famiglie celebri Italiane, Milano, 1816-68. Famiglia Trivulzio. Tav. III. Figlio naturale di Gian Francesco, Raffaele fu legittimato nel 1556 da Enrico n re di Francia e nel 1557 da Aranino Cibo, Conte Palatino. La Lega Grigia riconobbe la legittimazione, per cui dopo la morte del padre, avvenuta il 14 Luglio 1573, accampò pretese sul feudo di Mesocco. Morì a Milano il 29 Giugno 1583.
  5. A Tronto (Trun, Troonm, Trunium), l’odierno Trons o Trans, una volta all’anno si radunava il supremo Tribunale della Lega Grigia, Ulrici Campelli, Raetiae Alpestris Topographica Descriptio in «Quellen znr Schweizer Geschichte ». Basel, 1884. Vol. VII, pag. 10 così ne parla:

    «... quod antiquitus et ad hunc usque diem omnes forenses causae a totius tractus illius vel ut hodié nominantur superioris Foederis Judicibus derimendae ad illud veluti tribunal tantummodo ducantur»

  6. Statuti già cit.
    Sprecher. Historia, ecc., op. cit., pag. 365, quasi colle stesse parole: «silentium praeterea de hac causa perpetuum iniunctum conetitutumque fuit, dictam Vallem posthac in nullo iudicio propter hanc causam respondere teneri» .
  7. L’intolleranza religiosa, i maneggi di Francia, Spagna, Austria e Venezia che nella repubblica sostenevano i partiti favorevoli a’ lor interessi, gettarono le tre Leghe in sanguinose lotte intestine.

    Insorta con aiuti di Spagna la Valtellina; occupate le Dieci Dritture dall’Arciduca d’Austria; coi fuorusciti tumultuanti ai confini, senza alcun capo d’autorità e senza guida, spadroneggiava la piazza acciecata dal fanatismo religioso e il terribile tribunal di Tosanna, che, creato qual fondamento di libertà, era nelle mani dei partiti divenuto strumento di tirannide.

    La storia più completa di questo periodo burrascoso ci è data dallo Sprecher (Historia Motuum, ecc., op. cit.) che al dir del Quadrio}} (Dissertazione critico-storica intorno alla Rezia, ecc. Voi. 3. Milano MDCCLV, Opera dedicata al Santissimo Padre Benedetto XIV P. 0. M.), storico certo non sospetto di parzialità per lo Sprecher, «più amante della sincerità che del suo partito ha scritto con moderazione più che altri»•

    Ne parlan pure estesamente ma con minor imparzialità: Pietro Domenico Rosio De Porta. Historia Reformationis, Curiae Raetorum MDCCLXXIFrancesco Saverio Quadrio. Op. cit — Francesco Ballarini. Op. cit. — Primo Luigi Tatti. Op. cit — Giuseppe Romegialli. Storia della Valtellina, Sondrio, 1834 — Pietro Angelo Lavizzari. Memorie istoriche, Libri X, Coira, 1716. — Glutz Blozheim. Die Geschichte der Schweizerischen Eidgenossen. Zurich, 1816. — L. Troug. Storia della Riforma dei Grigioni. — Bucelinus Gabriel. Rhaetia Etrusca, ecc. Augusta, 1666. — Cesare Cantù. Storia della Diocesi di Como. Milano, 1827. Lo stesso autore: Il sacro Macello di Valtellina. Firenze, 1853, ecc. ecc.

    Anche Carlo Botta dà un breve ma chiaro santo di questo periodo nel libro XIX, Tomo V della sua Storia d’Italia. Capolago, 1853.

  8. Del ramo dei Conti di Melzo, nato a Milano nel 1596, morto a Pavia il 8 Agosto 1656. — Litta, op. cit. Famiglia Trivulzio. Tav. IV.

    Sposò una Grimaldi dei principi di Monaco; rimasto vedovo ottiene il cappello Cardinalizio da Urbano VIII nel 1629. Filippo IV di Spagna lo nomina viceré d’Aragona, di Sicilia e Sardegna, nel 1655 governatore e capitano generale dello Stato di Milano. Fu l’unico Milanese al quale gli Spagnoli diedero il supremo governo del Ducato.

  9. Argelati. Biblioth. Script. Mediolanensium. Mediol. MDCCXLV. Tomo II. Parte I, col. 1530.
    Sprecher. Historia. Op. cit., pag. 866, dà il diploma di nomina ai 22 Febbraio 1622.
    Litta. Op. cit. Famiglia Trivulzio, Tav. IV ed ultima.

  10. Sprecher. Historia. Op. cit., pag. 363.
    Lavizzari. Op. cit., lib. VII, pag. 247 e 261.
  11. Giovan Antonio Giojero nel 1608 solleva la Calanca contro i ministri evangelici, l’anno dopo è nominato podestà di Morbegno, carica che fruttava 1200 fiorini (Vedi la Reformation von 1603, pubblicata nel XV Jahresbericht der historisch-antiq. Gesellschaft vin Graubünden.» Chur, Jahrgang 1885); accusato di intelligenze cogli Spagnoli salva il capo rifugiandosi a Milano, il Conte di Fuentes e il Cardinale Federico Borromeo gli fan lieta accoglienza onorando in lui, dice il Quadrio, «l’uomo che intrepidamente la vera fede aveva sostenuta nelle vessazioni con che avevan cercato i protestanti d’annientarla nella Mesolcina sua patria».

    Trasferitosi a Roma nel 1610 espone lo stato intollerabile dei Cattolici Grigioni al Pontefice Paolo V che incoraggiando il suo zelo lo nomina Cavaliere Aurato. A Lucerna con altri capi del partito tenta fondare una Lega Sacra dei Cantoni Cattolici.

    Il Tribunale di Tosanna, lo condanna a morte assieme ai fratelli Rodolfo e Pompeo Pianta, e mette su loro una taglia di 1000 zecchini se consegnati vivi, 500 se morti; pena la vita per chi consiglierà graziarli.

    Ai 13 luglio 1620 Giovan Antonio Giojero alla testa di trecento fuorusciti, buon numero di fanti assoldati e 2 bombarde invade la Mesolcina, non trovandovi però quel seguito ch’egli sperava. Corsi all’armi 2000 uomini dell’alta valle del Reno raffrontano poco lungi d’Hinterrhein; gli fan ripassare il S. Bernardino; lo battono al pian di S. Giacomo, disperdendo i resti delle sue bande a Soazza. Esito infelice ebber pure i moti suscitati nella bassa Engadina dai fratelli Pianta; mentre invece nella Valtellina, ove più inaspriti erano gli animi, la notte del 19 luglio in Tirano cominciò quella strage che ebbe poi nome di Sacro Macello e a fuoco e sangue un’altra volta mise l’infelice Valle. Caduto il Tribunale di Tosanna od acquietate le civili discordie, Giovan Antonio Giojero l’anno dopo potè rimpatriare.
  12. Sprecher. Historia, ecc., pag. 366.
  13. Liebenau. Op. cit, pag. 100. — Dà una lettera dell’imperatore Ferdinando II all’arciduca Leopoldo datata « Regensburg, 21 feb. 1623 » a favore «unsern und des Reichs Fürsten und lieben getreüen Theodoro Trivultio zu Misocco und des Thals Mesolcina.»
  14. Liebenau. Op. cit, pag. 100.
  15. Statuti et Capitoli — della Legge Municipale, Civile e Criminale dell’Universal Valle Mesolcina — accettati et ratificati nella general Congregatione et Centena — tenuta in Lostallo il giorno di S.to Marco — 25 aprile 1645. — Da un manoscritto del notaio Giovan Battista Maffiolo (Secolo XVII). tena tenuta in Lostallo il 25 aprile 1773 progetto stampato nel 1774 in Coira, presso Bernardo Otto, in-4° pag. 70, trovasi a pag. 55-59 un «Compendio delle Raggioni — a favore della Valle Mesolcina, e della sua libertà» il quale è semplicemente un sunto del Factum tale, ecc. L’Haller, Op. cit., vol VI, n. 209 erroneamente scrive che lo stampato porta gli stemmi delle Tre Leghe. Nella prima pagina di questo progetto sono invece riprodotti gli antichi sigilli dei Tre Vicariati Mesolcinesi (Sigillum . Vicariatis . Mesochi — Sigillum . ROveredi — Sigillum . Communistatis . Calanckae) come abbiamo verificato in un esemplare cortesemente fornitoci dal sig. Avv. Aurelio Schenardi di Grono.
  16. La risposta dei Mesolcinesi venne stampata lo stesso anno:

    L. Haller. Bibliothek der Schweizer Geschichte. Berna, 1784, Vol. I, pag. 746 lo accenna sotto il titolo «Raggioni summarie esposte dalla Valle Mesolcina nelli Grigioni Confederati.» 1623 in-4° senza indicazione alcuna.
    Johann Conrad Füsslin. « Staats- und Erdbeschreibung der Schweizerischen Eidgenossenschaft. Schaffhausen 1772. » Parte IV, pag. 295-805 togliendolo «nach einem Abdruck vom Jahr 1623» trascrive un « Factum tale- oder gründliche Beschaffenheit des zwischen Herrn Grafen Trivulzen zu Meyland und dem Masaxer Thal im obern Grauen Bund erhelten Spans. »
    Lo Sprecher certo conobbe questo opuscolo e ne tolse in alcuni punti letteralmente, quanto scrisse sul feudo di Mesocco a pag. 363 e seguenti della sua Historia Motuum, ecc. In un progetto di riforma della « Legge Civile e Criminale della Valle Mesolcina — della Publica General Centena
  17. Sprecher. Historia, ecc. Op. cit. pag. 866.
    Botta. Storia d’Italia. Lib. XIX, pag. 235.
  18. Botta. Op. cit., lib. XIX, pag. 235,
  19. Liebenau. Op. cit, pag. 101.
  20. G. A. à Marca. Op. cit., pag. 152.
  21. Figlio di G. Giacomo Teodoro Trivulzio, nacque il 1620. Cavaliere del Toson d’Oro, Grande di Spagna, Governatore generale delle milizie del Ducato di Milano, Ercole Teodoro fu d’animo inferiore al nome che portava. Accusato d’insidie contro Vercellino Visconti, morì prigioniero nel castello di Lodi l’anno 1664.
    Oltre gli autori citati dal Rosmini, dal Litta, dai Gnecchi, alla bibliografia trivulziana possiamo aggiungere un’opera d’anonimo autore stampata a Venezia nel 1720 presso Sebastiano Coleti e Giovan Malachin, tomi 3, col titolo Li Sovrani del Mondo, curiosa raccolta di stemmi e notizie sulle case allora regnanti.
    Questa specie d’Almanacco di Gotha, che si stampava a Venezia 170 fa, a pag. 160 e seguenti del III Volume, dà molte notizie (non tutte esatte) sulla famiglia Trivulzio, e parlando de’ suoi possessi ci mette il Principato di Mesocco.
    Il libro trovasi nell’Archivio Civico Storico di Milano, e ci venne mostrato dal cortese direttore prof. Gentile Pagani.
  22. Gnecchi. Le monete dei Trivulzio. Op. cit., pref. pag. XXVII.
    Nel 1654, Ferdinando III, in compenso della zecca Mesolcinese che G. Giacomo Teodoro più non poteva esercitare, eresse a suo favore Retegno in Baronia Imperiale e con diploma da Ratisbona vi univa il diritto d’impiantarvi una zecca.
  23. Il mezzo filippo d’Ercole Teodoro Trivnlzio corrisponde a quello di Filippo IV re di Spagna e duca di Milano (1621-1665) del peso di gr. 13.800 descritto da F. ed E. Gnecchi nella loro classica opera «Le Monete di Milano,» Milano 1884, pag. 155 Num. 48 con disegno alla Tav. XXXII, Nam. 3.
  24. Emilio Tagliabue «Formola del giuramento delli officiali del Vicariato di Mesocco.» In Bollettino Storico della Svizzera Italiana, Bellinzona 1889. Fasc. 4, pag. 72 «giuriamo colle 3 deta leuate al cielo. ecc. ecc. et tutto quello che deve esser secreto, secreto tenere et quello che merita esser propalato palesare».
  25. Il 25 d’Aprile d’ogni anno, il popolo si riuniva in Lostallo per discutere in pubblica assemblea o Centena «le cose conuenienti al buon governo et regimento della Valle
  26. Gian Giacomo Trivulzio incorporò la Mesolcina alla Lega Superiore come VIII Comun Grande. L’istrumento venne firmato il 4 Agosto 1496 da: Henricus VI Card. Heguensis vescovo di Coira (1491-1503); Giovanni abate di Dissentis; Giovanni Corradino von Marmels signore di Rhazüns; Gili von Mundt Lahdrichter di Löwenberg, e Joan Giacomo Trivulzio, i quali vi posero i loro sigilli. Per questo l’atto si chiamò la Carta dei 5 Sigilli. Esso venne pubblicato in extenso nell'Anzeiger für Schweizerische Geschichte di Soletta 1873. n. 3, p. 322-25 e nel 12. Jahresbericht der hist. antiq. Gesellschaft, Chur 1888.
    Al 19 d’Agosto 1496, il duca di Milano mandava ai suoi ambasciatori, Galeazzo Visconti e Erasmo Brasca, «copia de certa liga et capitoli praticati tra la liga de Grisoni et M. Ioanne Iacopo da Trivultio»; la lettera è portata da Carlo de Rosmini « Dell’istoria intorno alle militari imprese ed alla vita di Gian Iacopo Trivulzio detto il Magno. Milano 1815. Vol. II, pag. 233, doc. 13.
    Nel ricchissimo archivio del Principe Gian Giacomo Trivulzio, che gentilmente ci si permise consultare, il Codice Num. 2253 — Miscellanea III, Num. XVII, dà una copia di patti intervenuti al 4 Agosto 1496 tra la Lega Grigia e Gian Giacomo Trivulzio. Da essi risulta ch’erano presenti, oltre ai cinque che firmarono l’atto: «li avvocati et consiglieri di tutte le Comunità della Prefata Lega.»
  27. Questo Capitolo omesso nel progetto di Riforma del 1774, fa seguito alle leggi del 1645; manoscritti del notajo G. B. Maffiolo.
  28. Tribunale Criminale della Valle composto di 30 Giudici.
  29. Dopo il 1559 la casa della Zecca di Roveredo servì per Residenza di Valle. Secondo una comunicazione del Sig. Francesco Schenardi (Vedi Boll. Storico della S. F. anno 1887, pag. 140), al principio del secolo esistevano ancora in uno dei suoi sotterranei, alcuni attrezzi di zecca, nonché varii conii.
  30. Da quanto ci comunica l’egregio amico Ing. Emilio Motta, nell’archivio di Stato di Vienna il Cod. 736, porta li «Statuta et Capitola Vallis Mesolcinae 1439».
    Sotto i Trivulzio la Valle nominava i suoi giudici e le leggi eran fatte nelle Centene convocate e presiedute dal Procuratore del Conte. Nell’Archivio Trivulziano Cod. citato, oltre varie cause discusse da 7 Giudici col Vicario di Mesocco o Roveredo pel civile, e da 28 Giudici pel Criminale, troviamo due leggi Vallerane.
    Un inedito documento dell’Archivio del Principe G. G. Trivulzio Cod. 2253. Miscel. 111, getta una viva luce sul modo con cui si amministrava la giustizia durante questo periodo.
    Esso è una pergamena latina rogata dal Notaio Giovanni del Piceno Vicario di Roveredo. Vi è detto che a istanza dello Spettabile uomo il signor Martino Otli di Spinga Commissario nella Valle per l’Illustrissimo Conte J. J. Trivultio Signore generale della Mesolcina, Val di Reno e Stofavia si radunò il tribunale criminale composto di 28 giudici e presieduto dal Vicario di Roveredo e da quello di Mesocco Jo Gaye per giudicare Alberto del Rubro accusato d’omicidio commesso sulla piazza di Grono. Esso Rubro, dice la sentenza, venne «tenore li nostri Statuti et Capitoli» condannato al bando perpetuo, e alla confisca dei beni; dei quali una metà a favore della Camera del profato sig. Conte.
    I giudici eran: 9 di Mesocco (tra i quali Martino Bovollino q.m Guglielmo notajo), 4 di Scazza; 1 di Lostallo; 1 di Sorte; 1 di Cama; 1 di Leggìa; 1 di Beffano; 6 di Calanca; 8 di Roveredo; 1 di S. Vittore.
    Nella Miscellanea III Num. IV, copia d’atto rogato da Ioannes de Maffiolo figlio di Ser Stefani di S. Vittore in data 16 Marzo 1483, nel quale è detto che il popolo convocato d’ordine del Magnifico signore Gian Iacopo Trivulzio, votò una legge contro gli adulteri e gli incestuosi.
    Nella stessa Miscellanea III Num. VII, copia dell’atto rogato da Albertus de Salvagnijs filius q.m ser Andree, l’Assemblea di Mesolcina convocata in un prato di Lostallo all’ll Giugno 1488 decreta che niuno, sia Ecclesiastico o Laico, ardisca citare in giudicio fuori della Valle persona alcuna che vi soggiorna, sotto pena, ecc. ecc.

    Nel 1518 la Lega Grisa, riunita la Dieta a Tronto, stabiliva in 6 capitoli le regole per la successione, e nel 1524, ancora in Tronto, vi aggiungeva 2 capitoli per l’«heredità de Biadeghi, Barbi et Amide» (abbiatici, zii e zie), ordinando fosser osservati dalle VIII Comunità d’essa Lega. Nel 1551, d’accordo colla Lega, si divise la Valle in 3 Vicariati, portando a 80 il numero dei Giudici in materia Criminale. Infine, oltre i 10 capitoli votati a Lostallo noi 1661, a chiarire le leggi del 1645 si approvavano 5 nuovi capitoli nella Centena tenuta ancora in Lostallo il 25 Aprile 1662.

    Gli ultimi 23 capitoli si trovano nel manoscritto del notajo G. B. Maffiolo. Questo il poco a nostra cognizione, giacendo il materiale per una storia della legislazione Mesolcinese inedito e polveroso negli archivi Patriziali.

  31. Gnecchi. Le Monete dei Trivulzio. pref. pag. XXVII «noi abbiamo avuto la ventura di trovare un mezzo filippo che senza alcun dubbio gli appartiene (a Ercole), o diremo più propriamente abbiamo rettificata Vattri buzione di una moneta che si credeva appartenere ad Antonio Teodoro, restituendola a Ercole

    Non crediamo inutile ripetere la leggenda del suddetto mezzo filippo, togliendola all’opera cit., pag. 26, Num. 2.

    Mezzo filippo gr. 13.800.
    D. — THEO . TRTVL . S . R . I . ET . VAL . MISOL . PRINCE .

    Busto corazzato a destra, tosta nuda. R. — CO . MVSOCHI . X . BAR . RET . IMP . XIII . ET . C .
    Lo stemma dei tre pali entro uno scudo a testa di cavallo con ornati.
    Sopra corona;
    disegno alla Tav. V, Num 2, che riproduciamo in testa a questa breve memoria, avendoci i signori Francesco ed Ercole Gnecchi gentilmente fornito l’impronto per la fotoincisione.

  32. F. ed E. Gnecchi. Op. cit., pref. pag. XXVII. I tre soli esemplari conosciuti di questa moneta sono: 1 nella collezione Trivulzio; un secondo in quella dell’Avv. Averara di Lodi; un terzo nella Gnecchi.
  33. Statuti citati. Capo attestato d’unione perpetua «Il Ministrale deve provvedere al mantenimento d’una santa et incorrotta giustitia et difesa della nostra libertà raggioni, diritti, frietà, vita, et robba di qualsivoglia di noi et nostri discendenti fino in perpetuo, ecc. ecc... et sotto pena della vita, robba, secondo li loro demeriti, sia tenuto castigare li contrafacienti, tanto terrieri che forastieri in vita et robba senza dilatione alcuna
  34. F. ed E. Gnecchi. Le monete di Milano. Op. cit. pag. 107 Num. 9 dis. a Tav. XXI Num. 7. Trillina di Francesco I del peso di gr. 1.375 e titolo 71, con iniziale F. coronata fra due punti.
    Guid'Antonio Zanetti. Nuova raccolta di monete, ecc. — Bologna, MDCCLXXIX, vol. II, pag. 159, Num. LXXHI.
    Vincenzo Bellini. Dissertatio Prima, — Ferrariae 1774, pag. 71 Num. 12.
    D. Gaetano Bugati. Memorie Storiche critiche, ecc. — Milano 1782, tavola II, Num. 8.
    H. Hoffmann. Alter und neuer Münz-schlüssel. — Nürnberg 1692, tavola, LXII Num. 138. Argelati. Addittiones ad nummos variarum Italiae urbium (Vedi Argelati, De Monetis Italiae, ecc.). — Mediolani Anno 1750, Vol. V, pag. 21, Num. 12.

    Le Blanc. Traité historique des monnaies de France. — Parigi 1690, pag. 380, Num. 8.

    Trilline tutte che osservate superficialmente si possono confondere con quelle di G. Francesco Trivulzio, descritte dai Gnecchi, Le monete dei Trivulzio, pag. 28, Num. 18-19-20, disegno alla Tav. IV, Num. 11.

  35. F. ed E. Gnecchi. Le monete di Milano. Op. cit. pag. 104, Num. 5 e Tav. XX, Num. 5. Trillina di Massimiliano Maria Sforza, del titolo 72 e peso gr. 1.120, con in campo l'iniziale M gotica coronata.

    Lod. Ant. Muratori. De moneta sive jure cudendi nummos (in Antiquitates italicae medii aevi. Tom. II. Milano 1788) Tom. II, pag. 6012, num. 80.

    Argelati. Op. cit. Vol. I, Tav. XIX, Num. 30.

    Trilline imitate da Gian Giacomo Trivulzio. Vedi quelle descritte da:

    Gnecchi. Le monete dei Trivulzio. Op. cit. pag. 12 dal Num. 65 all’8O, con disegno a Tav. III, Num. 18.

    Pietro Mazzucchelli. Informazione sopra le zecche e le monete di G. G. Trivulzio, Milano 1815 (in appendice al Rosmini, op. cit), pag. 861, Tav. I, Num. 8 al 14.

    Tobiesen Duby. Traité des monnaies des barons. — Paris 1790, Vol. I, Tav. XXV, Num. 8.

    Bellini. Altera Dissertatio. Ferrariae 1767, pag. 189, Num. 28.

  36. Capo 10 della Legge Criminale 1661, già cit.
  37. Capo 3 «per li forastieri» Legge Criminale 1661, già cit.

Note

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