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Er campanone de Monte-scitorio L'amiscizzia der monno
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837

UN DETTO DE DETTO

     Ho ssentito mó ppropio de risbarzo1
(màah! mmosca, veh! nun me ne fate utore)
Che Llui, Su’ Santità Nnostro Siggnore
Spesso se scola un quartarolo2 scarzo.

     Sarà fforzi3 una sciarla c’hanno sparzo...
Sibbè,4 cquanno er zant’omo sta d’umore,
Un bicchiere de quello ppiù mmijjore
Je va ggiù ccome un giuramento farzo.

     Eppoi... se sa..., le feste de natale...
Le pasque... che sso io... li corpusdommini...
Er cristiano lo vò5 cquarche bbucale.

     Dunque a nnoi nun sta bbene er criticallo:
Perchè er Papa è un gran re de galantommini.
Si6 bbeve, è sseggno che ccià ffatto er callo.

5 giugno 1837

  1. Di rimbalzo.
  2. Una quarteruola di barile.
  3. Forse.
  4. Sebbene.
  5. Vuole.
  6. Se.

Note

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