Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
- Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1895
- Questo testo fa parte della serie Appunti di numismatica italiana
XI.
UN MEZZO TALLERO ANONIMO DI DESANA.
Fra le officine monetarie italiane, che acquistarono una triste celebrità nell’imitazione e contraffazione delle monete estere, si può a buon diritto annoverare come una delle prime quella di Desana. Basta dare un’occhiata alle monete di questa zecca, specialmente a quelle uscite dalla metà del secolo XVI fino alla chiusura, verso la fine del XVII, per persuadersi che pressochè tutte sono sfacciate imitazioni di altre monete italiane dell’Alta Italia, e preferibilmente di monete dei vari Stati di Germania, della Francia, dell’Austria, della Svizzera, ecc., ecc.
Di queste contraffazioni, oltre quelle già pubblicate nelle due eccellenti monografie del Gazzera1 e di Dom. Promis2, altre, specie estere, furono in seguito fatte conoscere in varie opere del Morel-Fatio, del Kunz, del Brambilla, di V. Promis, di Umberto Rossi, ecc. ecc.
Tuttavia ehi studia con amore le monete di questa serie e le raccoglie, trova sempre qualche cosa da spigolare in questo campo, qualche nuovo tipo da presentare all’attenzione degli studiosi. Gli è così che io posso offrire oggi una nuova moneta prodotta nell’officina di Desana; moneta rimasta finora inedita3 e sconosciuta.
Peso gr. 12,200.
- D/ – DEC... IMPERA • DECIANA • COND.... Mezzo busto corazzato e laureato a destra. Sotto il busto M.
- R/ – (conchiglia) S(it) NOMEN • DOMINI • BENEDICTVM • C:. Nel campo croce fiorita, i cui quattro bracci terminano in gigli. Nel centro della croce H.
Come i lettori avranno subito veduto dal disegno, la moneta ora descritta e una perfetta imitazione di moneta francese, e precisamente del franco di Enrico III (1574-89)4.
Ad eccezione della leggenda del diritto, tutto fu imitato esattamente dalla moneta francese; persino la lettera M sotto il busto, sigla della zecca di Tolosa; la lettera H, nel rovescio, iniziale di HENRICVS, e l’emblema della conchiglia, marca dello zecchiere. — La leggenda del diritto, che a primo aspetto sembra un poco strana, deve completarsi così: DECIVS • IMPERATOR • DECIANÆ • CONDITOR.
Questa leggenda non è nuova fra le monete di questa zecca; già il Kunz aveva pubblicato nel Periodico di Numismatica e Sfragistica5 un sesino anonimo di Desana, portante nel diritto una testa laureata d’imperatore, colla leggenda: DECIVS • IM • DECI • CON(ditor).
Anche il Morel-Fatio, in una sua pubblicazione su monete inedite di questa zecca6 pubblica una monetina da lui attribuita a Delfino Tizzoni, perfetta imitazione del doppio tornese di Enrico III di Francia, colla identica leggenda. Domenico Fromis poi, nell’opera citata sulle monete di Desana (p. 39), parlando delle monete di Delfino Tizzoni, cita da documenti " mezzi grossi fatti ad imitazione di quelli del Monferrato, con Santa Beatrice da una parte e dall’altra con una testa d’imperatore e DECIVS • IMPERATOR • FVNDATOR • DECIANAE., leggenda allusiva alla moda di quest’epoca, nella quale romanzescamente cercavasi l’origine delle città e delle famiglie, onde Desana si volle avesse origine da Decio Trajano „.
Questa leggenda del diritto m’induce poi, per analogia, ad attribuire la mia anonima moneta a Delfino Tizzoni (1583-98). Questi infatti, a preferenza del suo antecessore Agostino, e del suo successore Antonio Maria, che imitarono monete d’altri Stati, pare avesse preso a modello delle sue monete quelle di Enrico III di Francia, di cui imitò spudoratamente, mettendovi anche il suo nome, il gros de Nesle, il douzain, il doppio tornese, il Hard au Saint-Esprit, il Hard au daupinn, ecc. ecc.
In tutta la serie delle monete di Desana non ne trovo alcuna che corrisponda al peso della mia. Nelle convenzioni stipulate tra il Conte Delfino Tizzoni e il suo zecchiere, si parla spesso di talleri a 10 per marco e da once 4 a once 5,12 per libbra. — Su questa base la mia moneta dovrebbe essere un mezzo tallero. Il peso di gr. 12,200 vi corrisponde. Il titolo però appare visibilmente assai inferiore, nonché a quella del franco francese, col quale si voleva confonderla, ma anche a quello che era stato convenuto pei talleri.
" Questa immensa quantità e grande varietà di monete false — dice il Promis — come dai documenti risulta, sempre si lavoravano per conto di mercanti che in contrabbando le portavano in diversi Stati, le monete dei quali facevano contraffare7„. Così uno di questi agenti portava a Vienna i talleri fatti ad imitazione di quelli imperiali; altri portavano a Piacenza, a Parma, a Modena, le parpagliole ed i sesini imitati da monete di quelle zecche. Così pure ci consta che " certi mercanti francesi prendevano per smerciare in quel regno, assicurati dal maestro sino al Finale sul mare ligustico, le varie specie basse che si contraffacevano a quelle di Enrico III8.
Per tal modo il Tizzoni nascondeva meglio la sua vergognosa speculazione, mandando a spendere lontano le sue monete falsificate, e sottraendole all’occhio vigile e rigoroso del Duca di Savoja, Carlo Emanuele I, il quale già in varie occasioni aveva pubblicato dei bandi per proibire tutte le falsificazioni che si producevano nel Monferrato, a Messerano, Desana, Coconato, Frinco, e in altre piccole zecche de’ suoi Stati.
Accennerò, per finire, che un altro principe italiano, contemporaneo a Delfino Tizzoni, forse dietro suo esempio, imitò il franco di Enrico III. — Giulio Cesare Gonzaga, conte di Pomponesco (1583-93) coniava in questa sua zecca l’identica moneta, mettendovi però il suo nome. Questa moneta fu pubblicata pel primo dal Dott. E. Demole, Conservatore del Gabinetto Num. di Ginevra, che ne tolse il disegno da un libro dove sono notati i saggi eseguiti nella zecca di Zurigo9. La moneta fu poi ripubblicata dal Conte Papadopoli nella Rivista Italiana di Num.10, che la riportò da un esemplare effettivo della sua Collezione.
- ↑ Gazzera Costanzo, Memorie storiche dei Tizzoni, conti di Desana, e notizie delle loro monete. Torino, 1842, in-4, con 6 tav.
- ↑ Promis Dom., Monete della secca di Desana. Torino, 1863, in-4, con 9 tav.
- ↑ Dicendo inedita, intendo non pubblicata in alcun’opera veramente numismatica, ed escludo da questo numero la grande colluvie di editti, ordonnances, placcarts, ecc., in alcuno dei quali potrebbe per avventura trovarsi il disegno di questa moneta, quantunque io non l’abbia veduta in quelle che esaminai. Queste tariffe sono nel medesimo tempo numerosissime e oltremodo rare, e nessuna biblioteca può vantarsi di possederle al completo; talchè una moneta disegnata in queste tariffe si può dire scientificamente inedita, tanto più che queste tariffe non danno che il puro disegno della moneta, spesso assai rozzo, con frequenti sbagli di leggenda, e senz’alcun’altra indicazione. Non intendo con ciò di negare alle tariffe la loro importanza, anche dal lato scientifico: esse ci conservano la memoria di molte monete, che oggi non esistono più e che forse, senza di esse, non si sarebbero mai conosciute.
- ↑ Cfr. Hoffmann, Les monnaies royales de France. Paris, 1878, in-4., pag. 135, tav. LXXVI, n. 25.
- ↑ Kunz C., Il Musco Bottacin annesso alla Civica Biblioteca e Museo di Padova (Period. di Num. e Sfragistica. Vol. III, 1871, pag. 275, tav. XI, 9).
- ↑ Morel-Fatio, Monnaies ineditcs de Desana, Friiico et Passerano (Revue Num. fr., 1865, pag., 98 tav. V, 25).
- ↑ Op. cit., pag. 41.
- ↑ Promis, Op. cit., pag. 41.
- ↑ Demole E., Monnaies inedites d’Italie figurées dans le livre d’essai de la Monnaie de Zurich (Revue belge, 1883, pag. 417, tav. XI, n. 8).
- ↑ Papadopoli N., Monete italiane inedite della raccolta Papadopoli (Riv. It. di Num., 1893, pag. 319-321, fig).