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UNA LAMPADA


Amica di mie veglie, entro l’oscura
  Stanza silenzïosa, il picciol foco
  Guardo talor con amorosa cura,
  Che solitario brilla.
  5L’anima tua fra i bei vetri sicura
  Mira diritta al cielo e raro oscilla,
  Pur si andrà consumando a poco a poco
  La sorte che ti danna è la mia sorte.

Più viva assai di quella tua fiammella
  10Più amabil, più superba e più sdegnosa,
  Ardere, occulta entro l’angusta cella,
  Sento l’anima mia.
  In ricca veste, trasparente e bella,
  Non della tua men frale, a eccelsa via
  15Mira più sola e più di te dubbiosa:
  Ambe ci spegnerà la cruda morte.

Mentr’io cercando per l’ignoto immenso
  Inutil vivo, inutil non mi sei
  Tu, che del viver tuo pur non hai senso
  20E a cui favello invano.
  Ma non perciò ch’io t’amo e sento e penso,
  Giungo a scoprir del viver mio l’arcano
  Chè, non più de’ tuoi raggi, i lumi miei
  Ponno passar per entro a opache porte.

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