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Questo testo fa parte della rivista Rivista italiana di numismatica 1889

UNA MEDAGLIA


DI


ANTONIO ABONDIO




I lavori del valente medaglista lombardo Antonio Abondio il giovane, che visse dal 1538 al 1591, dimorando quasi sempre in Germania ed in Austria, dove illustrò con quest’arte sua, come colla pittura e colla scultura, le Corti di Massimiliano II e di Rodolfo II, sono numerosi, ma ben noti agli studiosi ed agli amatori, in ispecie dopo la recente pubblicazione riassuntiva fattane dal compianto Armand.

Possiamo quindi chiamarci fortunati, se ci è dato di presentare ai cortesi Lettori di questo periodico una medaglia che riputiamo inedita, di così celebrato artista.

Si tratta di una larga prova in piombo (mm. 130 di diam.), senza rovescio, che si conserva nel Gabinetto di Brera, e che, quantunque non finita in tutti i suoi particolari, è ben degna del maestro di cui reca la firma, A·A.

Rappresenta un giovane nello sfoggiato costume del Cinquecento, con barba e capelli increspati, che nella destra tiene un torso di statuetta, poggiandolo su di un tavolino coperto da un ricco tappeto a rabeschi, e nella sinistra tiene .un compasso, quasi stesse studiando le proporzioni anatomiche del torso. Nello sfondo, su di uno stipo, un vaso elegante dal collo esile, da cui escono alcuni fiori graziosissimamente tracciati. In alto, ad arco, si legge: ANDREAS • FVSCHVS • (Tav. V.).

Chi fosse questo Andreas Fuschus non ci è riuscito di sapere; ma è probabile che sia un personaggio straniero, dal nome latinizzato1, come quel Fusch o Fuschius, medico bavarese del principio del Sec. XVI, o quel Fuschio di Limburgo, che viveva verso la fine dello stesso secolo. Quest’ipotesi è avvalorata dalla circostanza che i personaggi rappresentati sulle medaglie di Antonio Abondio sono quasi tutti stranieri, dimorando egli in Germania od in Austria, come si è detto.

 

Se tale è il caso, ai nostri colleghi d’Oltralpe non dovrebb’essere difficile di rintracciare questo Andreas Fuschus, foss’egli poi un artista2, un collettore, un antiquario, uno studioso, un semplice dilettante di arte e d’archeologia. Noi per ora dobbiamo tenerci modestamente paghi di aver richiamato l’attenzione su di lui e sulla bella medaglia in cui ebbe la fortuna di vedersi effigiato per mano di tanto maestro.





  1. Fra gl’italiani di quel tempo, non abbiamo trovato un nome corrispondente. Si ha bensì una medaglia di Orazio Fusco da Rimini (v. Armand, Médailleurs Italiens des XVe et XVIe Siècles, ediz. 2a, vol. I, pag. 255, n. 8), e questa circostanza ci aveva fatto sperare che colà si potesse scoprire qualcosa intorno al nostro personaggio; ma essendoci rivolti per informazioni all’egr. Dott. Carlo Tonini, figlio del chiaro storico riminese ora defunto Comm. Luigi, ne abbiamo avuto gentilmente in risposta che di nessun Andrea Fusco si trova memoria in Rimini a quell’epoca.
  2. La statuetta ed il compasso potrebbero forse aver anche un significato soltanto emblematico, potrebbero indicare che il personaggio raffigurato fosse scultore ed architetto insieme.

Note

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