< Uomini e paraventi
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Ryūtei Tanehiko - Uomini e paraventi (1821)
Traduzione dal giapponese di Antelmo Severini (1872)
Capitolo II
Capitolo I Capitolo III

Capitolo II.



In Ucci-no-scima, luogo della provincia di Sez,1 viveva un certo Cagemòn, mercante di riso, che giunto molto innanzi cogli anni senza neppure un figlio, nel bisogno di un qualcheduno che lo ajutasse nel suo traffico, adottò per figliuolo un certo tale che aveva nome Sachicci. Superati gli ottant’anni il buon mercante se ne morì; e la moglie, fattasi radere il capo, e preso il nome buddico di Miosàn, dopo aver messi nelle mani di Sachicci gli affari di casa, tutta devozioni e visite ai santuari di Budda, delle cose di questo misero mondo non s’immischiava più affatto. Sachicci poi, diverso in ciò da quel che costumano i giovani, mostrava disposizioni naturali austerissime; e si diportava con Miosàn come avrebbe potuto fare con la sua vera madre. Non avendo altre a cuore che gl’interessi di casa, non uscendo mai a diporto per vedere curiosità, e neppure per una gita sui colli, da un giorno all’altro si tirò addosso una malattia di genere ipocondriaco. Siccome all’aspetto lo vedevano deperire ogni giorno più, fu chiamato a fargli da infermiere un così detto taico, specie di giullare, che lo tenesse allegro con la sua buffonesca loquacità, ed anche una gheico, specie di ballerina dal gajo vestire e dall’aria cittadinesca, che gli facesse da infermiera. La medicina ebbe una certa efficacia, e Sachicci si lasciava vedere alquanto sollevato di spirito.

Frattanto eravamo già verso la metà del secondo mese dell’anno,2 e le campagne e i monti riprendevano aspetto di primavera. Anche qualche fiore di sácura3 cominciava a sbocciare.

«In questa bella stagione, se ve ne state così rincantucciato e chiuso nella vostra malinconia, è chiaro che il vostro male non farà che aggravarsi. O perchè non prendete le mosse per visitare quella provincia che più vi piaccia? Non vi sarebbe niente di meglio per cacciar via il mal’umore.»

Sachicci lasciandosi piegare a queste esortazioni della madre Miosàn, fece animo di viaggiare per la provincia di Jamato,4 e visitare altri luoghi d’antica fama. Affidati pertanto gli affari della bottega al primo commesso, prese pochissima gente di compagnia, e se ne partì senza indugi.

  1. Provincia delle più centrali, confinante con quella dove sorge la capitale Miaco. Ucci-no-scima, detto anche, a quanto pare, Scima-no-ucci, ed altrove anche Dògima, sembra essere un borgo dell’antica Naniva, odierna Osaca.
  2. Il primo mese cade in febbrajo.
  3. Prunus pseudo-cerasus. Ai poeti giapponesi il fiore di questa pianta è immagine di voluttà, molto più che ai nostri non sia la rosa.
  4. Provincia anche questa delle meno lontane da Miaco.


Note

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