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Er viaggio de Loreto A Bbucalone
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

VENTI DÌ TTRENT'OTTO MIJJA,
È UN COJJON CHI SSE NE PIJJA.1

     Doppo quella frebbaccia bbuggiarossa,2
Che a ffà tterra pe’ cecci era d’avanzo,
Sto ggiuggno e llujjo, pe’ scampà la fossa
4So’ ito a mmutà aria a pportodanzo.3

     Maggnavo poco a ccena e ggnente a ppranzo:
Puro4 de punt’in bianco5 ebbe6 una smossa,7
Che ssi ar guarì nun me se dà uno scanzo,8
8Già aristavo llì llì ppe’ stirà ll’ossa.

     Mo cc’agosto ariviè ccapo d’inverno,9
Me n’aritorno a Rroma a ppijjà ffresco,
11O ppe’ annàmme a ffà fótte in zempiterno.

     Tu lo sai, Schizza mia, ch’io so’ ttodesco:10
Vojjo svariàmme,11 e cquanno vinco un terno
14Vado ar perdon-da-Sisi a Ssan Francesco.12


Terni, 9 ottobre 1831

  1. [Proverbio.]
  2. [Eufemismo.]
  3. Porto d’Anzio.
  4. Pur tuttavia.
  5. All’improvviso. [Ma questo modo, al pari di tanti altri che il Belli spiega inutilmente, è comunissimo anche in Toscana, e, come per lo più accade, anche nel resto d’Italia. A scusa del Belli però, si veda la nota 7 del sonetto: L’età ecc., 14 mar. 84.]
  6. Ebbi.
  7. [Una mossa di po.]
  8. [Propizio intervallo di tempo. Da scanzà, scansare. E propriamente si dice di un breve intervallo tra il cessare e il ricominciar della pioggia. Largo o slargo nell’Umbria.]
  9. [Primo d'agosto, capo d’inverno. Proverbio.]
  10. Testardo.
  11. [Svariarmi], divertirmi.
  12. [Veramente, la famosa indulgenza del perdono di Assisi non si prende nè alla Basilica di San Francesco, né il giorno di questo santo; ma nella cappella della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli, dai secondi vesperi del 1° agosto a quelli del 2.]

Note

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