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VERITÀ E SOFISMO.
Resistite fortes in fide. |
(Petri Ep. I. 5. 9). |
sofismo.
Ov’è amistà? Chi cento volte e cento
Sotto le spoglie d’amistà non vide
Nei men turpi adulante approvamento,
4Che merca dono o laude, e ascoso ride,
Negli altri la calunnia, il tradimento,
La nera ingratitudine che intride
La man nel sangue e i benefizi sprazza,
8E non può cancellarli, e più ne impazza?
Ove son leggi d’equità? Il selvaggio
Che, simile a Caïno, erra per balze,
Libero è appena: ogni città è servaggio
12Sia che regnante scure un solo innalze,
Sia che, brandita in man di molti, il raggio
Vieppiù vario ed orrendo intorno balze;
E chi succede ad atterrata possa,
16Ladro è che l’arme d’altro ladro indossa.
Ov’è religïon? Di sangue umano
Fumar fu vista di più Numi l’ara;
E veggio pur sotto mantel cristiano
20Egöismo e viltà celarsi a gara:
L’uom per natura ha ingegno empio e profano,
Loda il Vangelo, e da lui nulla impara;
Vuol carità, ma in altri sol la vuole,
24E tesse a proprio lucro atti e parole.
verità
Non v’inganni, o mortali, un dispettoso
Filosofar che tutte cose annera:
Sdegno pur troppo ei sembra generoso
28Alla infelice de’ maligni schiera:
Giustificar così cercan l’ascoso
Senso d’iniquità che li dispera,
O pur malignan perchè infermi sono,
32E mertan, non già plauso, ma perdono.
Ogni nobile petto ebbe un amico,
O più d’un n’ebbe, e alcun ne serba ancora,
E se perseguitato anco e mendico
36Visse fra indegni e fra più indegni mora,
Ei si rammenta qualche amato antico,
E alle umane virtù crede e le onora,
E, morendo, ci consolasi al pensiero
40Che in cielo ei rivedrà quel cor sincero.
Ogni nobile petto ha reverenza
Di giuste leggi, ed egualmente abborre
La non volgare e la volgar licenza,
44Che dritto vanta, e ad ingiustizia corre:
Ei sa, che se perfetta sapïenza
Giammai non puossi a leggi umane imporre,
Pur son tal ordin, senza cui la terra
48Sarìa di tigri sanguinosa guerra.
Ogni nobile petto ama, ed è amato:
Ogni nobile petto il giusto vede:
Ogni nobile petto un deturpato
52Culto deplora, e al vero culto crede;
Dai lumi della grazia irradïato
Ragiona, e a sua ragìon guida è la fede;
Sprezza le vanità, ma gli nomini ama,
56E a sublime sentier seco li chiama.
sofismo.
Che fate, o sciagurati, in sì ria valle,
Stima alterna sognando, e alterno amore?
Volgete ad ogni mira alta le spalle,
60Scambiatevi dispregio, odio, livore:
Segua ognun della vita il mesto calle
Fin che sotto a’ suoi piè cresce alcun fiore,
Poi, dacchè a tutti ei far non puossi boia,
64Si squarci il seno, e disperato muoia!
verità
Che fate in questa valle, o sciagurati,
Necessario sognando alterno sdegno?
I mali suoi dall’uom sono addoppiati,
68Se di superba intolleranza è pregno:
A dolor, sì, ma pure a gioia nati,
Da mutua avrete carità sostegno;
Forza non siede in vile ira feroce,
72Ma in portar con serena alma la croce.
E forza siede in perdonar sovente
Alle stolide colpe de’ fratelli;
In confessar che d’uom cieca la mente
76Sempre inciampa, se in Dio non si puntelli;
In riedere ogni dì gagliardamente
Rischi ed affanni a sostener novelli;
In memorar, d’ogni fralezza ad onta,
80Che nel mortal v’è del Signor l’impronta.
sofismo.
Se tanto eccelsa, filosofich’ira
Non arde in voi da pugnalarvi il seno,
Vivete almen com’alto eroe che mira
84Tutto con ciglio di minaccia pieno;
Dite che a voi sommo dispregio ispira
Chi non è pronto a usar brando o veleno;
Libri dettate in bile e sangue scritti,
88Per insegnar a umanità suoi dritti.
E s’uomo studia e suscita incremento
Di lumi e di virtù senza pugnali;
S’ei non porge a plebee rabbie fomento,
92Perchè s’alzino a dar leggi a’ mortali;
S’ei non crede esser merto o tradimento
L’avere o non aver grandi natali;
S’egli ama il pio, sotto qual sia cappello,
96Dite ch’ei degli stolti è nel drappello.
verità
Compiangete la stizza de’ volgari,
Che cieca sempre qua e là si scaglia;
Filosofia seguite appo gli altari;
100Di calunnie e d’ingiurie non vi caglia;
Sorridete ad ogn’uom che insegni e impari
Quanto amore e indulgenza al mondo vaglia;
De’ frementi nè il plauso nè gli scherni
104Norma non sian che il vostro oprar governi.
Libri dettate a sollevar gli umani
Dai lacci delle ignobili dottrine;
Siate pensanti, ma non irti e strani,
108Non consiglier di scandali e rapine;
Ponete mente che gl’ingegni sani
Invocano edifizi e non ruine:
Bando al Sofismo! egli è quel genio truce,
112Che al suo fango infernal l’alme conduce.
È desso, è desso l’avversario antico,
Che, d’angiol luminoso assunto il velo,
Sempre de’ vizi s’ostentò nemico,
116Vituperando umana razza e cielo;
Ei trasse Giuda al maladetto fico;
Esca egli fu del farisaico zelo;
Ei repubbliche e regni urta, dissolve,
120Ed erge invece putridume e polve.