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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti d'alcuni arcadi più celebri/Vincenzo da Filicaja
XVII
Vidila in sogno più gentil che pria,
E in un atto amoroso, e in un sembiante
Sì leggiadro e sì dolce a me davante,
Che un cuor di selce intenerito avrìa.
5Volgi, mi disse, il guardo a questa mia
Non più vita mortal, qual’era innante:
E se ’l Ciel non m’invidii, ah! perchè a tante
Stille amare per gli occhi apri la via?
Non t’è noto, ch’io vivo? E non t’è noto,
10Che a far la vita mia di vita priva,
Scocca la Morte, e scocca il Tempo a vuoto?
Ma se pianger vuoi pur, col pianto avviva
L’egro tuo spirto, che di spirto è vuoto;
Che ben morto sei tu, quant’io son viva.
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