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Cap. II - Manoscritti
I - Criteri fondamentali III - Edizioni





Capitolo II

MANOSCRITTI




I codici della Vita Nuova che ci rimangono, o di cui abbiamo notizia, sono trentanove, compresi i frammentari; e quasi altrettanti sono gli estratti delle poesie, a uno dei quali è rimasta attaccata anche qualche riga di prosa.

1. Chigiano L, VII, 305 (K)

Il codice Chigiano L, VIII, 305, rimasto fin a questi ultimi anni sconosciuto agli editori della Vita Nuova, ha acquistato ora gran nome. Per la raccolta di rime antiche che, oltre il ‘libello’ dantesco, contiene, era veramente stato adoperato da più d’uno dei nostri eruditi sino dal Secento, e sotto il nome di ‘Ms. Strozzi’ fu citato spesso dall’Ubaldini nella sua Tavola ai Documenti d’Amore di Francesco da Barberino1, anzi dovendo, alla voce iuriste, dare esempi di desinenze -e nei plurali di nomi maschili cita espressamente la ‘Vita Nuova Ms. Strozzi’. E sempre per le rime, ne fu pubblicata la tavola dal Bartsch nel t. XI del Jahrbuch für rom. und engl. Literatur, e riprodotto diplomaticamente il testo nei volumi X-XII del Propugnatore da E. Molteni ed E. Monaci. Del testo della Vita Nuova primo a giovarsi fu nel 1885 il Casini, che lo riprodusse integralmente nella sua edizione commentata di quell’opera. È un codice membranaceo, ricoperto da cartoni rivestiti di pergamena verde con filettature d’oro e lo stemma dei Chigi, pure in oro, sui due lati, e col titolo Canzonero antico sul dorso. Una numerazione recente, quasi tutta in lapis, segna carte 130: le prime due bianche; delle quattro seguenti (queste sole cartacee) la 1ª e la 2ª recano un indice dei rimatori contenuti nel volume, di mano, sembra, del Crescimbeni; le cc. 7-12 contengono rime varie di Guido Guinizelli e Guido Cavalcanti; le cc. 13-38 la Vita Nuova; bianca la c. 34; le cc. 35-127 contengono rime di vari autori, quasi tutti dello Stil nuovo; a cui seguono due carte bianche e una guardia. Lasciando questi fogli di guardia o posteriormente aggiunti, in principio ed in fine, il testo è compreso in carte 121, e due numerazioni meno recenti in penna si limitano difatti a queste sole, la più antica sparita qua e là per raffilatura del codice, la seconda in cifre romane mescolate con arabe è in talune pagine stata rasa, per lasciarvi solamente l’altra, più chiara ed elegante: noi ci atterremo a questa doppia numerazione in penna, che è quella adottata dagli studiosi summentovati. Trovando a c. 1 (secondo la numerazione in lapis, c. 7) nel margine superiore un ....xxij, il Monaci ne dedusse che il Ms. possa aver avuto prima della rilegatura «avanti al foglio di testo che ora è primo, molti altri fogli ancora»; ma poichè qui l’iniziale grande miniata dà indizio di principio di codice, e nelle carte seguenti questa supposta numerazione non si vede continuata, nè v’è traccia di rasura, quel ....xxij, o forse piuttosto Cxxij, può credersi invece una vecchia segnatura del codice.

La mano che esemplò il codice è quella del cosiddetto gruppo Strozziano nella famiglia Barberiniana dei Mss. della Divina Commedia. Secondo le più recenti e minuziose indagini del prof. G. Vandelli la scrittura di questo gruppo non è propriamente di quel Francesco di ser Nardo, che trascrisse il codice Trivulziano 1080 e il Laurenziano XC sup. 125, ma di un copista contemporaneo: onde anche il nostro codice va assegnato a circa la metà del sec. xiv. A c. 27b, in fine della Vita Nuova, da una mano, che a me sembra dei primi del sec. xvi, fu aggiunto un sonetto di ‘Messer Cino da pistoia’ (La dolce vista el bel guardo soaue); a c. 121b una mano diversa, ma presso a poco dello stesso secolo che la seconda, ha trascritto un altro sonetto (Sonetto fatto per lo schrittore. O sachro, santo, o felice, quellora). Mi pare anche che i sonetti di Francesco Petrarca che si hanno nelle cc. 120a-121a, a cominciare dal 2° della c. 120a, attestino un’altra mano, sebbene si sia cercato d’imitare la prima.

Le rime sono scritte a mo’ di prosa, distinguendo i versi con lineette trasversali, non sempre però regolarmente. La Vita Nuova è senza titolo ed explicit: non ha distinzione di paragrafi, ma soltanto dopo la fine delle narrazioni si viene a capo per trascriver la poesia e s’ha l’iniziale colorata, e col segno del capoverso e l’iniziale colorata si torna ugualmente a capo per la divisione: ove dopo la divisione riprende la narrazione, fra l’una e l’altra non è fatta nessuna distinzione. Dei passi latini abbiamo la versione italiana in margine, della stessa mano: Ecco idio piu forte dime chemmi uiene asignoreggiare. Apparue gia labeatitudine uostra. Guai ame misero impero caspramente saro impedito daquinci innançi (c. 7a), losingnore tuo (c. 7b). Ouoi tutti chepassate perlauia attendete zuedete selglie dolore similliante almio (c. 9a). figluolo mio egle tempo dabandonare lidoli nostri (c. 10b). Isono nepiu nemeno comel meçço delcerchio chessimilgliantemente leparti sicongiunghono insieme. ζtu nonse cosi (c. 11a). Inomi sono quelli cheseguitano lecose (c. 12a). Io sono boce chegrido nel diserto, apparecchiate la uia didio (c. 19b). O tu Eole. O reina chepensi, latua fatica edipiangere checose dicomandamenti misiconuiene apiglare (c. 20a). Turoma dei molto usare lecittadine arme. Osciençia dimmi luomo. Io ueggio lebattalglie chessi apparecchiano contra me (c. 20b). Decome siede sola lacittade piena di popolo donna di genti facta quasi uedoua (c. 21b).

2. Chigiano L, V, 176 (Kl)

È un codice membranaceo della 2ª metà del sec. xiv, di cc. 80 (secondo la più regolare numerazione 2, parte in penna, in alto, e dalla c. 50 in lapis, a piè di pagina), l’ultima delle quali bianca; legate come il Chig. L, VIII, 305. Ha nel primo dei quattro fogli di guardia, verso metà e vicino al margine esteriore, un 317, che può essere un’antica segnatura; e nel retto del terzo porta scritto in lapis: «Lassato per legato a Papa Alessandro VII dal Conte Federigo Vbaldino che l’acquistò da Parigi, ovo l’haueua portato seco Iacobo Corbinelli Fiorentino, autore delle Postille moderne, e come fuoruscito era andato in Francia a ricouerarsi dalla Regina Caterina de’ Medici». E di fatti abbiamo del Corbinelli un indice del volume nella quarta guardia, una intitolazione e un’avvertenza in testa della c. 1a, e molte altre note, raffronti e richiami nei margini delle varie scritture. Qualche annotazione in lapis aggiunse anche Fabio Chigi, ossia papa Alessandro VII.

Il contenuto e la disposizione del codice risulta dalle seguenti rubriche:

(c. 1a) Comincia della origine uita continui ζ studij delchiarissimo poeta dante alighieri difirençe ζ dellopere composte dallui.

(c. 13a) Qui finiscie della origine uita ζ studij ζcostumi didante alighieri poeta chiarissimo ζdellopere composte da lui. Et comincia lasua uita nuoua. Nella quale esso insonetti ballate ζcançoni distese discriue come dibeatrice sinnamorasse. ζdelsuo amore gliaccidenti mentre ella uisse. Et appresso quanta ζquale fosse lasua amaritudine dopo lapartita dibeatrice dellapresente uita.

(c. 28b) Qui finiscie lauita nuoua didante alighieri difirençe.

(c. 29a) Incipit scriptum super cantilena guidonis decaualcantibus a Magistro dino delgarbo egregio medicine doctori editum. E inquadrata in questo commento: Chomincia lacançone diguido di Messer caualcante decaualcanti difirençe;

Donna mipriega cheio deggia dire

(c. 34a) Illustri viro francisco petrarce laureato. E in fine del carme ‘Ytalie iam certus honos’: Johannes boccaccius decertaldo florentinus.

(c. 34b) Qui cominciano lecançoni delchiaro poeta dante alighieri difirençe. Sono quindici, in quest’ordine, senza rubriche speciali:

Cosi nel mio parlar uoglio essere aspro
Voi chentendendo ilterço ciel mouete
Amor che nellamente miragiona
Ledolci rime damorchio solea
Amor chemuoui tua uirtu dalcielo
Io sento si damor lagran possança
Alpoco giorno ζal grancerchio dombra
Amor tu uedi ben che questa donna
Io son uenuto alpunto dellarota
Emincrescie dime simalamente
Poscia chamor del tutto ma lasciato
Ladispietata mente chepur mira
Tre donne intorno alcuor mi son uenute
Doglia mireca nello core ardire
Amor dache conuien purchio mi doglia

(c. 43a) Finiscono lecançoni distese didante.

(c. 43b) Viri illustris atque poete celeberrimi francisci petrarce deflorentia rome nuper laureati. fragmentorum liber incipit feliciter.

Il codice si può dir composto di tre parti: a) la Vita di Dante e la Vita Nuova in tre quaderni e un duerno (cc. 1-28); b) la canzone del Cavalcanti Donna mi prega, col commento di Dino del Garbo in un quaderno a cui sono stato tagliate tre delle quattro carte rimaste bianche (cc. 29-33); c) il carme del Boccaccio, le canzoni di Dante e le rime del Petrarca, non in quaderni regolari, ma legati fra loro pel fatto che le canzoni di Dante cominciano sul tergo della carta ove è scritto il carme del Boccaccio, e le rime del Petrarca sul tergo della carta ove finiscono quelle di Dante.

La Vita Nuova ha le divisioni in margine, come nella copia fatta dal Boccaccio (cfr. p. xiv), e reca infatti a c. 13a la nota giustificativa del Boccaccio stesso per aver tolto le divisioni dalla loro sede naturale: Marauiglierannosi molti per quello che io aduisi, ecc. La distinzione dell’opera in paragrafi, col mezzo sia di lettere miniate e capoverso, sia di sole iniziali miniate, corrisponde a quella da noi seguìta, eccetto il § II e III, il cui principio non ha alcun segno di distinzione. Le rime sono scritte a mo’ di prosa.

Si disputa fra gli eruditi se il codice sia autografo del Boccaccio. Lo affermò il Pakscher (Giorn. stor. della lett. it., VIII, 364 ss.): lo negarono il Macrì-Leone (La Vita di Dante scritta da Giovanni Boccaccio, testo critico con introduzione, ecc. Firenze, Sansoni, 1888, p. cxlviii ss.) e il Cesareo (in Rendiconti della R. Accad. dei Lincei, s. IV, voi. IV, p. 188 ss. e poi nel volume Su le Poesie volgari del Petrarca, Rocca S. Casciano, Cappelli, 1893, p. 289 ss.); lo nega pure il Rostagno (La vita di Dante, testo del così detto Compendio attribuito a Giov. Boccaccio, Bologna, Zanichelli, 1899, vol. II-III della Bibl. stor.-crit. della letter. dantesca, diretta da G. L. Passerini e P. Papa), sebbene ammetta che il codice «appartenga indubbiamente all’ultimo quarto del sec. xiv» e che «paleograficamente abbia strettissima affinità con sicuri autografi boccacceschi (p. xxxi). Anche l’Hecker (Boccaccio-Funde, Braunschweig, Westermann, 1902, p. 16-17), afferma che «ad onta della rassomiglianza con la scrittura boccaccesca, avvertita dal Rostagno, l’autenticità del Chigiano deve rimaner sempre dubbiosa»; o almeno non gli «sembra ancora irrefutabilmente dimostrata». Torneremo sulla questione più oltre, quando anche il raffronto fra questo e gli altri testi della Vita Nuova ci potrà dar lume per risolverla, se è possibile, in modo più sicuro.

Oltre le più tarde postille illustrative del Corbinelli e del Chigi, si notano, nei vari testi, supplementi, correzioni e varianti; alcune delle quali sono certamente di mano del copista, come a c. 15a molto e a c. 23b humilemente donesta uestuta, aggiunto, forse più tardi, con inchiostro più nero (cfr. a c. 34b e 37b, e a c. 6a e 9a); altre di due diverse mani quattrocentistiche, come fa a c. 18b (cfr. a c. 37a) e al’ tu se morto a c. 22a; e altre infine di una mano più incerta, e d’inchiostro più nero, a c. 15a (uerso lo rifatto su uer lo) e a c. 25b (sa aggiunto su glorio).

3. Vaticano Capponiano 262 (C)

Il volume si compone di due codici originariamente distinti, di carta e mano diverse, riuniti con la stessa legatura in tutta pergamena; dopo di che fu data una numerazione unica alle carte (62 num. e due bianche). Il primo codice (cc. 1-30), del sec. xv, contiene la Consolazione filosofica di Boezio volgarizzata da Alberto della Piagentina, e la lauda di Feo Belcari per Santa Caterina da Siena, Venga ciascun devoto; il secondo (cc. 31-64), pur del sec. xv, contiene la Vita Nuova, con l’intitolazione (c. 31a) Qui Incomincia lauita nuoua del mangnifico poeta dante aldighieri fiorentino, e con l’explicit (c. 61a) Qui finiscie lauita nuoua delpoeta dante fiorentino deo grazias. Sulla c. 62a una mano diversa, cinquecentistica, ha trascritti alcuni versi della canz. Amor che nella mente.

La Vita Nuova ha le divisioni nel testo e senza alterazioni, e i versi scritti di seguito a mo’ di prosa. Da principio non si fa, ordinariamente, capoverso se non per le poesie, che han per di più anche l’iniziale miniata, e la divisione stessa è distinta dalla fine dei versi con una sola lineetta obliqua (al contrario troviamo il capoverso nel § XII dopo ciascuna delle due citazioni latine!); ma in seguito si distingue con capoverso anche la narrazione e, quando non è indivisibile da questa, pur la divisione.

Manca tutto il § XXI per salto di copia, non per perdita di carte; al copista avvenne anche di lasciare in bianco il retto della c. 39, onde pose questa avvertenza: «Nota che questa faccia si lascio per errore cbe Jo scrittore non men auidi, ma quello che cidoueua seghuitare epposto nellaltra faccia di questa carta. et dipoi seghuendo bene come debbe». Il copista è fiorentino, ma chi fosse non ci è dato determinare: un A. B., che troviamo in fine dopo il benedittus e prima dell’explicit, sembra indicare il nome di un possessore, perchè è di mano più tarda e, pare, del Cinquecento.

4. Biblioteca dei Lincei 44, E, 34
già Corsiniano 1085 (Co)

Cartaceo della prima metà del sec. xvi, di carte num. II-81 (ma sono veramente 80, essendo stato saltato nella numerazione il 21), bianche la I e le ultime tre; legato in tutta pergamena. Fu di D°. Lanfredini, come è scritto nel secondo foglio di guardia.

Contiene la sola Vita nova di Dante Allighieri da firenze. Il testo procede regolarmente, con in margine qualche supplemento e qualche variante, ed anche rimandi al Petrarca e al Boccaccio, di mano del copista. In fine (c. 77a): Laus Deo opt. max°. Vi si nota nei margini anche qualche avvertimento di scrittura del sec. xix: c. 18a (al v. Di chella endomandi Amore xii 13, essendo omesso che sa lo uero, o sed egli è vero), qui il mss. è sbagliato; c. 38a (dove il testo ha a donna invece di adopera xxi 8), forse adona. Nel verso della c. 78 è l’indice dei capoversi delle poesie contenute nella Vita Nuova di mano dell’amanuense, sebbene qui, come nelle prime sei carte, s’industri d’imitare il carattere aldino, e poi tiri via più naturale.

Capoversi nel testo non mancano, ma non sono così frequenti come in altri Mss. e nelle moderne edizioni: c’è al § III, (non è ben chiaro se anche al VI, VII e IX), ai §§ XIII-XV, XVII, XVIII, XX, XXII-XXVII, XXVIII (tanto per la rubrica come pel seguito), alla divisione del XXXI, e, naturalmente, al § XXXII e ai seguenti sino alla fine.

5. Codice Martelli (M)

Molto noto è il codice Martelli: membranaceo, miscellaneo, della prima metà del sec. xiv, di cc. 52, a doppia colonna. Fu posseduto nel sec. xvi da Paolo Cini, il cui nome appare nella più antica delle guardie anteriori, e quindi da mons. Francesco Nori, che fu consolo dell’Accademia Fiorentina l’a. 1596, canonico fiorentino dal 1603 e vescovo di S. Miniato al Tedesco negli anni 1624-31. Dalla sorella del Nori lo comprò il canonico Vincenzo di Giovanni di Francesco Martelli (1590-1648), come risulta da una nota che questi lasciò nella guardia suindicata; e da allora si è conservato sempre nella nobile casa Martelli di Firenze.

Il codice consta di quattro quinterni: il primo contiene (cc. 2-10) i Conti di antichi cavalieri pubblicati prima dal Fanfani (Firenze, Baracchi, 1851) e poi da P. Papa (Giorn. stor. d. lett. ital., 1884, III, 192-217); il secondo (cc. 13-26) contiene: Proverbia Salamonis («Omne quod tibi applicitum — mulier confundens in obprobrium»), Liber filosoforum (il Fior de’ Filosofi), Nomina lapidum et virtutum («Primus lapis est saphyrus — armilla lacertum»), La expositione de songni («Apes quam plures uidere populum singnifigat — Zonam precingere se uidere perfectionem significat»), e le seguenti rime di Dante:

O voi che per lauia damore passate
Piangete amanti poi che piagi amore
Morte uillana di pietà nemica
Caualcando laltrier per uno camino
Ballata io uoie che tu ritroui amore
Tucti li miei penseri parlan damore

Il 3° quinterno (cc. 27-35) contiene:

Dante aleghieri. Così nelmio parlar uollio essere aspro
Dante alleghieri. Io son uenuto alpuncto delarota
Dante alleghieri. Allpocho giorno edalgram cerchio donbra
Dante aleghieri difirenze. Voi chentendendo ilterço ciel mouete
Dante alleghieri. Amor tuuedi ben che questa donna
Dante alleghieri. Le dolci rime damor chio solea
Guido Caualcanti difirenze. Donna mi prega perchio uollia dire
Guido Caualcanti. Io non pensaua kelocor giammai
Guido Caualcanti. Perchio non spero di tornar giammai
Guido Caualcanti. Eranpensier damore quandio trouai
Guido Caualcanti. La forte enoua mia disauentura
Guido Caualcanti. Vedete chio son unke uo piangendo
Metter Chaccia da castello. Poi ha natura humana nouellamente
Dante Alleghieri. Tre donne entorno al cor mison uenute
Dante Alleghieri. Doglia mi recha nello core ardire
Dante Alleghieri. (E)o sento aldamor lagra possanza
(L)a despietata mente che pur mira

Segue, nelle ultime carte di questo terzo quinterno, una esposizione dei sogni, volgare, simile a quella del secondo quinterno («Api sopra se uedere populo s. — Varie cose uedere angoscie s.»). E finalmente abbiamo nel quarto ed ultimo quinterno (cc. 36-52) la Vita Nuova.

La Vita Nuova è intera, con le divisioni al loro posto. Ha il titolo: Incipit uita noua, e porta in fine: Explicit liber. Deo gratias Amen. Quanto alla distinzione in paragrafi, si torna a capo, oltre che per il principio delle poesie e per il riprendere poi della prosa, anche dopo il termine delle divisioni, e vi si appone altresì il segno del paragrafo. A capo si torna pure a principio del § XXVI (sebbene il segno del paragrafo sia stato omesso) e del § XXXI: nessuna distinzione al principio dei nostri §§ II, III, IV (c’è bensì a III 14), V, VI, VII, XI, XII (c’è invece il segno del paragrafo, senza tornare a capo, a XII 3), XVIII, XIX, XXIX (c’è un po’ prima a XXVIII 3) e XXX. Qualche rara correzione o supplemento di mano posteriore (e probabilmente non più tarda del secolo xv), che cerca imitare la scrittura del copista.

È anche da por mente che i cinque sonetti e la ballata appartenenti alla Vita Nuova contenute nel 2° quinterno sono disposte secondo l’ordine della Vita Nuova stessa. È dunque da crederle derivate da un testo di quell’opera. Cosicchè abbiamo per certe rime non uno, ma due testi in questo codice: chiameremo M il testo completo, M2 quello delle poche rime del 2° quinterno.

6. Laurenziano XL, 31

È un codice composto di due volumi distinti, cartaceo, di cc. 73 scritte e due bianche, colla legatura originale dei Mss. medicei.

Il volume contenente la Vita Nuova (cc. 54a-73b) è del sec. xv, scritto a tutta pagina, anche nella parte poetica, con qualche correzione e variante di mano del copista. L’opera è anepigrafa; ma in fine reca: Qui finiscie lauita nuoua di dante. Mancano le divisioni. Si ha il capoverso, oltre che per le poesie e al riprender via via della prosa dopo ciascuna di esse, ai §§ XIII, XXVI e XXXI, e anche a metà del § XXIX ([L]o numero del tre ella radice del noue pero che sanza....) e a metà del XXX ([S]e alcuno uolesse me riprendere....).

7. Laurenziano XL, 42

Cartaceo del sec. xv, di cc. 58 scritte; conserva la legatura originale dei codici medicei. Contiene la Vita Nuova (1a-28b), 15 canzoni di Dante (29a-43b) e le vite di Dante e del Petrarca scritte da Leonardo Aretino (44a-58a).

La Vita Nuova reca il titolo: Qui chomincia lauita nuoua didante alighieri difirenze, e l’explicit: qui finisce lauita nuoua didante alighieri difirenze. È mancante delle divisioni. L’iniziale dell’opera è in oro con fregio sui due lati attigui; e miniate sono pure le iniziali sia delle poesie sia delle prose che seguono (per le canzoni e le ballate, anche le iniziali delle varie stanze): è notevole che pur nell’interno delle prose si ha miniata l’iniziale dei §§ XI e XII, secondo la consueta divisione, e che fu lasciato lo spazio per la miniatura, e segnata intanto in carattere minuto la lettera da miniare, in principio dei nostri §§ IV, V, VI, VII e XVII. I versi sono scritti di seguito a mo’ di prosa.

È pur da notare che le quindici canzoni sono le stesse e nello stesso ordine di Chig. L, V, 176 (K2) e che ciascuna ha una propria rubrica in volgare (è errata la numerazione dall’ottava in poi):

Qui chominciano lechanzoni distese delchiaro poeta dante alighieri difirenze nelle quali di varie chose trattando, nella prima larigidita della sua donna cho rigide rime dimostra.

Canzon sechonda didante nella quale egli delsuo amore parla alle intelligenzie delterzo cielo.

Canzon terza didante nella quale parla delle virtù ζ della bellezza della sua donna.

Canzon quarta didante nella quale egli nobilmente parla della gentilezza.

Canzon quinta didante nella quale egli parla adamore della donna sua.

Canzon sesta didante nella quale dimostra quanto sia innamorato.

Canzon settima didante nella qual mostra se per lo verno non lasciar damare.

Canzon ottaua didante nella qual priegha amore cheamollischa ladurezza della sua donna.

Canzon ottaua didante nella qual mostra ilsuo amore non mutarsi per niuna uariazione ouer mutazion ditempo.

Canzon nona didante nella quale egli chon le donne si duole della donna sua.

Canzon diecima di dante nella qualegli nobilissima mente parla della vera leggiadria.

Canzon vndecima didante nella quale egli humile mente priegha la sua donna che di lui abbia pietà.

Canzon duodecima didante nella quale artificiosamente parla delle virtu.

Canzon tredecima didante nella qual parla chontra iuitiosi et massimamente chontro gli auarj.

Canzon quattordecima didante nella quale si duole della rigidità duna crudel donna.

Quj sono finite lechanzonj delchiarissimo poeta dante alighieri difirenze te deum laudamus.

8. Laurenziano XC sup. 136

Ms. cartaceo della fine del sec. xiv, di cc. 51 numerate in rosso modernamente; le prime 23 scritte, a due colonne; le altre bianche, aggiunte dipoi. Il codice doveva essere originariamente composto da ventiquattro carte in due fascicoli, di sei fogli l’uno, segnati A e B: il primo ha in fine il richiamo, l’altro è mancante dell’ultima carta, sulla quale veniva a terminare la canz. di Dante Amor da che convien, che rimane quindi mutila degli ultimi cinque versi del congedo. Fu «di M. Guidant°. adimari», come è scritto a piè della c. 1a-b; e appartenne poi alla Gaddiana, dove ebbe, secondo che deduciamo dal Catalogo del Bandini, e meglio dal Catalogo dei Mss. della Biblioteca Gaddiana fatto da G. Targioni e conservato nella Nazionale di Firenze (Ms. Magl. X, 152, c. 209), il n° 355, oggi ricoperto o scomparso. Il codice ha pure una numerazione a colonne, ma soltanto sino alla 66 (c. 17b); e anticamente ne fu cominciata anche una a pagine, ora quasi interamente perduta per la raffilatura del codice, in cifre arabiche sino al 15 e seguitando poi coi numeri romani sino ad VIII.

Contiene la Vita Nuova (cc. 1-15b) e 15 canzoni di Dante (cc. 16a-23d....). In testo ad essa si legge: Incipit uita noua clarissimi uiri dantis Alleg. floren.; in fine: Explicit liber uite noue uiri clarissimi dantis allighieri poete illustris. Scripto per lo modo chello scripse messere giouanni Boccaccio da certaldo pero che dante le chiose che ci sono mise nel testo ζ messere giouanni nelle cauo ζ aconciolle come stanno la cagione assegna in una chiosa di questo libretto che dice marauiglerannosi. E questa chiosa, che abbiamo riferito sopra a p. xv, si trova infatti in alto del margine esterno della prima carta di fianco al titolo e al principio della Vita Nuova.

Le canzoni sono quelle che abbiamo trovate in Chig. L, V, 176, (K2) e in XL, 42, disposte nell’ordine medesimo, e colle seguenti rubriche latine:

Incipiunt cantilene Dantis aleghieri et primo de asperitate domine sue.
Idem D. intelligentiis loquitur de amore suo.
Idem dantes de uirtutibus et pulcritudine domine sue.
Idem dantes de vera nobilitate loquitur egregie.
Idem dan. ad amorem de domina sua loquitur.
Idem Da. quantum sit amore captus ostendit.
Idem da. ostendit se propter hyemem non minus amare.
Idem dantes amorem rogat ut molliat crudelitatem domine sue.
Idem Dan. ob temporis qualitates amorem suum non mutari ostendit.
Idem D. dominabus conqueritur de domina sua.
Idem dantes de uera nobilitate egregie loquitur.
Idem dantes pro pietate preces domine sue porrigens.
Idem Dan. de uirtutibus loquitur.
Idem dantes contra uitiosos et potissime contra auaros.
Idem Dantes conqueritur de crudelitate cuiusdam impie domine.

La Vita Nuova ha dunque le divisioni nei margini, con le modificazioni introdotte in esse dal Boccaccio. La distinzione dei capoversi corrisponde a quella di K2. Si hanno, pur nella Vita Nuova, correzioni ed aggiunte di mano del copista, per rimediare a suoi errori od omissioni, e postille di mano diversa (cinquecentistica), per mettere in rilievo qualche vocabolo, forma o costruzione notevole, come seruentese (2c), resurrexiti (5a), lo m’hauessero (7c), e per richiami e avvertenze di vario genere; e questa seconda mano ha aggiunto in XII, 11 (c. 4b) il verso Se è com’ credo inuer’ di me adirata, pel quale era stato lasciato dal copista lo spazio bianco, ed ha anche supplito qualche lettera o parola dove più non si leggeva per lacerazione della carta (1b_c).

9. Laurenziano XC sup. 137

Codice cartaceo del sec. xvi, proveniente dalla libreria Gaddiana, (n° 977), di cc. 62, comprese tre bianche in principio e due in fine, legato in pergamena. Contiene la Vita Nuova (c. 5a Clarissimi Poetae Dantis Alegherij Florentini Incipit uita noua; c. 59b Qui finisce la uita nuoua di Danthe Alighieri di Firenze Deo gratias Amen) e (c. 59b) la Canzone di Danthe in uarie lingue composta Ai faulx ris prous trai aues. Le divisioni della Vita Nuova, in inchiostro rosso, sono nel testo, ma sempre dopo le poesie, e colle modificazioni introdottevi dal Boccaccio. In principio, a c. 4a si legge: Perche inquesta operetta che fece Dante: non douette esso distinguere lediuisioni da esonetti & canzone: & altro testo: cioe quello che indocto lhaueua affare detti sonetti & canzone: Vno donde io ho questo copiato ne fa mentione & perche: Et Io quella chosi apunto replichero: perche ognaltra chosa ho appunto copiata, come lui ha acconcio: Et formalmente cosi dice. Marauiglierannosi molti.... e segue la nota giustiticativa che abbiamo riferita a p. xv.

10. Laurenziano Ashburnhamiano 679

Cartaceo, della seconda metà del sec. xvi, di cc. 54 numerate, più due bianche, con legatura flessibile in pergamena. Contiene:

(cc. 1a-20a) Origine, uita, costumi, et. studij del Clarissimo Poeta Dante Alighieri di Firenze, et dell’opere composte da lui.

(cc. 20b-54b) Vita Nuoua di Dante, nella quale in Sonetti, Ballate, et Canzoni distese descriue come di Beatrice s’innamorasse et del suo Amore gli accidenti mentre ella visse Et apresso quanta, et quale fosse la sua amaritudine dopo la partita di Beatrice della presente vita.

In fine della Vita Nuova il copista aggiunse (c. 54b): Il sonetto che l’Autore mando alle soprascritte Donne insieme col sopradetto che comincia Oltre la spera che più larga gira ζc. è il sottoscritto; e, finito di trascrivere, di nuovo, il son. Venite a intender, chiuse il codice colle parole Fine del primo libro.

Alla Vita Nuova mancano le divisioni. Il codice è di scrittura ordinata regolare e corrente.

11. Laurenziano Ashburnhamiano 843 (A)

È un Ms. cartaceo del principio del sec. xvi, di cc. 104, che fu già di casa Ricasoli, come dimostrano la segnatura A-41 impressa nella costola della vecchia coperta, conservata anche nella recente rilegatura del volume, e i documenti da me pubblicati altrove3 sui codici venduti dai Ricasoli al march. Pucci, e dal Libri passati poi in possesso di Lord Ashburnham e quindi della Biblioteca Laurenziana. Contiene da c. 1a a 64b la Vita Nuova; a c. 65a ha l’explicit di essa, La Vita Nuova di Dante Poeta fiorentino; e continua quindi (cc. 65a-102a) con 16 canzoni:

Apresso diquesta uita nuoua seguitano laltre sue canzone che lui fece sensa disporle come seuede apresso cominchia la prima: Voi chentendendo.

Canzona seconda delle belleze. Amor che nella mente.

Terza canzona doue parla della rigedeza della sua donna. Cosi nel mio parlar.

Quarta canzona doue parla damore cio e della sua uirtu propria. Amor che muoui.

Quinta canzona doue parla adamore della crudelta della sua donna. Amor tu uedi ben.

Questa Canzona doue lui diffinisce che cosa e gintileza et doue ella regnia massime ne uirtuosi. Le dolce rime.

Septima Canzona doue parla della possanza damore come opera in lui. Io sento.

Octaua Canzona doue dice doue sia condotto dallamore et dal tempo che e quasi cosi innamorato alla sua uecchieza peruenuto. Al poco giorno.

Nona canzona doue dice in quale stagione si troua et che mai amor non lo lascia. Io sono uenuto.

Decima canzona doue dice che cosa sia legiadria dapoi che non era piu per allora innamorato. Poscia chamor.

Vndecima canzone doue lui dice che si uiene ramentando della sua beatrice quando ella mori et parla con donne. E mi incresce.

Dodecima canzona doue lui parla alla sua donna che debbia aiutare. La dispietata mente.

(Manca la rubrica). Tre donne.

Quarto decima canzona doue parla alle donne che debbino amare chie uirtuoso et quello e uerace amore. Doglia mi recha.

Quinta decima canzona doue riprende la sua donna che uogli considerare alfine chiamando crudele. Cruda seluaggia fugitiua et fera.

Sexta decima canzona doue lui parla contra a se medesimo cioe di sua morte. Amore da che conuien.

Le divisioni nella Vita Nuova sono al loro posto. Si fa capoverso al principio dei §§ V, VIII-X, XIII, XIV, XVI, XVII, XX, XXXI, e, naturalmente, di tutti i seguenti.

12. Laurenziano Acquisti e doni 224 (O)

Sono quattro carte membranacee già adoperate per rilegar libri, trovate fra vecchi libri e vecchie carte della libreria di Leo S. Olschki, e da lui donate nel 1898 alla Biblioteca Laurenziana. La scrittura è della metà circa del sec. xiv. Contengono il testo della Vita Nuova dalle parole sconfortare e parlandomi cosi cessoe di XXIII 12-13 alle parole a che ora mi chiamaro le di XXIII 31; dalle parole .... dere le sue parole di XXV 6 alle parole posta e ella fue di XXIX 1: e dalle parole chi uede nel pensiero di XXXI 12 alle parole tauolecte e mentre io lo di XXXIV 1. Manca qualche parola anche nel testo di questi frammenti, quando per raffilatura o strappo delle carte, quando per causa di tarli, e quando per lo svanire dell’inchiostro. Vi si notano aggiunte e correzioni di qualche parola o lettera sia di mano del copista, sia di altra mano ma pure antica.

13. Bibl. Nazionale di Firenze, Magliabechiano VI, 30 (Mgl)

Cartaceo, del sec. xvi (1522), di cc. 66, legato in pergamena. Fu di Benedetto degli alessandri, come si legge a c. 1a. In fine della Vita Nuova (cc. 1a-64a): In edibus Camilli Aleutij fan’ die decima tertia 8bris. M. D. xxij. Segue a ciò:

(c. 64a) Illuss. viro Dño francisco Petrar. laureato Joannes Boccatius, certald. S. D. Italie iam certus....

(c. 65a) Mantua Vergilium qui talia carmina finxit | Sena dedit simonem digitis qui talia pinxit. Ista carmina sunt dñi franci. Petrar. et erant in opere suo Verg. ubi litteris aureis et pictis manu simonis de senis, sunt quedam parue immagines, ex preposito ibi apposite.

(ibid.) Magistri Andree Perusino D. f. P. La santa fama dola qual son priue.

Resposta. Se l’honorata fronde che perscrine.

(65b) Dante alleghieri. Sonar brachetti et cacciator nizzare.

(c. 66a) Vite deli in fra scritti auttori, cioè Dante, Petrarca e Boccaccio («Dante naque nel 1265, visse anni 56, mori nel 1321.... Petrarca mori d’un anno nanti al boccaccio»).

Il codice, copiato tutto quanto da una mano, regolarmente, ha nei margini della Vita Nuova, scritte contemporaneamente al testo, alcune varianti o correzioni, e qualche supplemento di parole omesse, col debito richiamo: è anche segnata con puntolini nel contesto qualche lacuna. Lacune e varianti dovevano già essere nell’originale donde il codice fu esemplato.

14. Bibl. Nazionale di Firenze, Magliabechiano VI, 143 (S)

Vien detto il codice Strozziano, perchè appartenne alla libreria del sen. Carlo di Tommaso Strozzi, ove ebbe il n° 259 degli in f°., e anteriormente anche un’altra segnatura, come dimostra un n° 24, scritto sotto il 259, di mano dello stesso Carlo, poi cancellato. È membranaceo, di circa la metà del secolo xiv. Consta di cc. 25; le prime tre a due colonne, il resto a tutta pagina, e solo il tergo dell’ultima è bianca. La Vita Nuova è compresa nelle carte 1-15, cioè in due quinterni (il 1° di tre fogli e il 2° di quattro) e nella prima carta del terzo (quaderno, ma la carta ultima è stata tagliata, lasciandone tanto che potesse il foglio esser cucito cogli altri). Alla Vita Nuova seguono nelle cc. 16-25. cioè nel resto del 3° quinterno e nel 4° (duerno), buon numero di rime di vari autori, per lo più anepigrafe:

16a. Donna mipriegha perchio uoglio dire
Po[i] che didoglia cor conuien chiporti
16b. A homo che cognosce tegno chaggia ardire
Cosi nelmio parlare uoglo essere aspro
17a. Amor tu uedi ben che questa donna
17b. Io sento si damore la gran possanza
18a. Io son venuto alpuncto della rota
18b. E miincresce dime siduramente
19a. Poscia chamor del tutto malandato
19b. La dispietata menteo che pur mira
Tre donne intorno alcor mi son uenute
20a. Doglia mirecha nelcor ardire
21a. Voi chenten[den]do il terzo ciel mouete
Le dolce rime damor chio solia
22a. Amor che nella mente miragiona
Al poco giorno et al gran ciercho dombra
22b. Amor che muoui tua uertu dalcielo
23a. Amor poi che conuien pur chio midolgla
Eran quel giorno che lalta reina
23b. Voi che intendendo ilterzo ciel mouete
24a. [Contra coloro che disiderano innamorare]. Magnificando
amore per lo tempo passato
A fine diriposo sempre affano
24b. bindo bonichi. Mostraci ilcielo pro et dacci danno
E mostra cenni che follia tadestri
Meser cino. Dante quando per caso sabandona
Dante. Io sono stato conamore insieme
25a. Dante. Por chio non truouo chi comeco ragioni
Meser cino. Dante inonso in qual arbergo suoni
Cenni chi a uoler poder non aue

La tagliatura della carta in fine del 3° quinterno dà a credere fosse rimasta bianca e il codice finito: se così non fosse ci s’aspetterebbe anche in fine di questo quinterno il richiamo a quello seguente come è in fine dei primi due. L’aggiunta posteriore degli ultimi fogli e la ripetizione della canzone Voi che intendendo fanno supporre che le rime contenute in essi derivino d’altra fonte: non ci sono notevoli differenze esteriori, di scrittura e d’ornamentazione, fra il terzo quinterno e il quarto; pure in questo l’inchiostro è più nero, la scrittura è più serrata, contenendo ciascuna pagina (meno le ultime due) una, due e fin tre righe di più; sicchè scritto di seguito al quaderno terzo non è certamente. Anche il confronto tra i due testi della canzone Voi che intendendo conferma la diversa origine, essendo molto differenti.

La Vita Nuova ha in testa: Incipit illibro della nuoua uita di date, e in fine: Explicit liber noue uite dantis. Oltre la grande iniziale in rosso con rabeschi violacei a principio dell’opera, ha iniziali miniate, più piccole, ordinariamente ai capoversi delle poesie e al riprendere della prosa, sia divisione o narrazione. Tra la divisione e il riprendere della narrazione, nella prima parte dell’opera, non c’è distinzione se non al § XIII, che comincia, facendo capoverso con lettera miniata; al § XXIII, che, pure a capo verso, ha un’iniziale maiuscoletta in inchiostro nero ma tagliata con lineetta rossa; al § XXV con un semplice ritorno a capo e una maiuscoletta in nero; al § XXVII con un ritorno a capo e l’iniziale miniata; e così pure, terminata l’allegazione del passo di Geremia Quomodo sedet nel § XXVIII, al ricominciare del volgare, e, senza ragione, anche in fine della narrazione del § XXXIII, alle parole Questa canzone e questo soprascritto sonetto, ecc.

Il copista non appar molto avveduto e accurato; sono anzi frequenti i frantendimenti di parole e le omissioni sia di frasi, sia di voci, sia di lettere, e fin dei segni d’abbreviazione, specialmente per la nasale: una lunga lacuna si ha dal § III 3 (una maravigliosa visione....) al § IV 1 (....del tutto celare). A molte di queste trascuranze ed errori ha rimediato una mano che, quantunque cerchi d’imitare la prima, appare assai posteriore, ponendo i segni d’abbreviazione e aggiungendo fra le linee o in margine le lettere, i vocaboli, le proposizioni mancanti: la lacuna grande però non è riempita.

15. Bibl. Nazionale di Firenze, Magliabechiano VI, 187

Cartaceo, della seconda metà del sec. xv, di cc. 76 num. (ma sono 77, per essere ripetuto il numero 7), più 5 bianche in fine, legato in assi ricoperte di pelle con fermagli, ora mancanti. Fu già della libreria Strozziana (n° 250 dei codici in 4°); e prima appartenne ai Pigli, come mostra l’arme loro a c. 1a, e facea parte come indica il n° 95 quivi apposto, di una collezione non piccola di Mss. E avvertì già il Casotti (Prose e rime de’ due Buonaccorsi da Montemagno, Firenze, stamp. di Gius. Manni, 1718. p. xlvi), essere il codice «uno dei tanti scritti di mano di Giovanni di Jacopo Pilli».

Contiene nei primi cinque quinterni (c. 1a-46b), rimanendo in fine di essi tre carte bianche, la Vita Nuova, che ha per titolo: Chomincia i Sonetti di dante cholla prosa e chomento fatto per lui detto sopra e dettj sonettj cioe la loro significhaçione, e prima, e reca in fine: Explicit liber Vite noue damtis alligherij poete florentini Deo graçias. Qui schrixit schribat semper cum domino uiuat. Viuat in cielis semper cum domino felix. Negli altri quinterni (cc. 50a-76a) si ha il Trattato della nobiltà di Bonaccorso da Montemagno il giovane in quella versione di Giovanni Aurispa che venne pubblicata nelle Prose e rime de’ due Buonaccorsi da Montemagno, ed. cit., pp. xxxxii ss., 3 ss.) e precisamente di su questo codice.

La Vita Nuova è priva delle divisioni. Ha iniziale miniata grande oltre che al principio d’ogni poesia e al riprender della prosa, anche al § XII e al § XXVI; il principio del § XVIII è distinto col capoverso e coll’iniziale colorata piccola, quali sono adoprate per distinguere le varie parti di ciascuna poesia; al § XXVIII la citazione latina ha l’iniziale colorata piccola, le parole volgari che seguono (Io era nel proponimento....) la grande.

16. Bibl. Nazionale di Firenze, Magliabechiano VII, 1103

È un ms. cartaceo del sec. xv, di carte scritte 116, legato in assi e pelle, scritto tutto d’una mano, salvo in fine per le cc. 113b-116b. Appartenne alla libreria Strozziana, dove fra i Mss. in 4° ebbe il n° 301, e prima il n° 185. Contiene:

(cc. 1a-44b) De origine uita & moribus clarissimi poete Dantis incipit, cioè la Vita di Dante scritta dal Boccaccio.

(cc. 44b-45a) Loinfrascritto sonetto feci io Simone de Ser Dini dassiena allaude del poeta Dante et di messer Giouan bocchacci chenella sopradecta prosa dice dilui appieno. La gloria e la facundia....

(cc. 45a-80a) Incipit Vita noua clarissimi uiri Dantis Allighierij deflorentia.

(cc. 80b-84b) Incipit argumentum super prima parte Comedie Dantis allighierij deflorentia. Nelmeço del chamin dinostra uita smarrito inuna ualle....

(cc. 84b-107b) Incipiunt cantilene morales Dantis et primo de asperitate domine sue. Seguono le solite quindici canzoni nello stesso ordine e colle stesse rubriche latine che nel codice Laur. XC sup. 136: fu però omessa la rubrica per la canz. ‘Voi che intendendo’ (c. 86a). In fine: Expliciunt cantilene dantis.

(cc. 108a-111a) Capitolo facto per me Simone de Ser Dini dasiena astança delgeneroso principe Janni colonna nelquale sitratta sub breuita lauita & lamorte didante & dellibro lamateria. Come per dricta....

(cc. 111a-113a) Canzon morale facta per me sopradecto Simone doue sitracta dellorrigine et uirtu dellamagnifica chasa colonna la qual cançona ultimamente diriço algeneroso principe Janni colonna serenissimo capitano. Linclita fama & lemagnifiche opre.

(cc. 113a-116b) Di mano diversa. Epistola di Dante Alighieri, Allo Imperadore Arigho di luzinborgho in nome suo et degl’altri fuorusciti di Firenze. [A]l glorioso et felicissimo triomphatore et singulare Signore messere Arigho....

La Vita Nuova ha in principio la nota giustificativa del Boccaccio Marauiglierannosi molti per quello ecc., come nel Laur. XC sup. 136 e nel Chig. L, V, 176, e le divisioni nei margini, trascritte (come appare dal diverso colore dell’inchiostro, che è lo stesso di alcuni supplementi fatti al testo della Vita Nuova, ad es. a c. 45a) dopo terminata la copia di tutti i paragrafi di essa, e fors’anche delle altre rime, ma dalla stessa mano. Ha iniziali colorate a principio dei capoversi, i quali sono però in questo codice assai più rari che in altri, e basti notare che manca ogni segno di distinzione in principio dei §§ II, III, V, VI, VII, XI, XII, XVIII e XIX.

Nel testo della Vita Nuova si nota qualche rara correzione di seconda mano.

17. Bibl. Nazionale di Firenze, Palatino 204 (Pal)

Per questo codice, cart., del principio del sec. xvi, di cc. num. 313, che è copia, com’è noto, della famosa raccolta aragonese di rime antiche, si può vedere la descrizione di L. Gentile nel suo catalogo dei Mss. Palatini, I, 219 ss. A noi basti avvertire che fra la lettera a Federico di Aragona e la raccolta di rime è aggiunta in questo codice da c. 4a a 24b la Vita del Clmo. Poeta Dante Alaghieri Fiorentino composta da Giouanni Boccaccio, e da c. 24b a 55a la Vita Noua di Dante, coll’explicit: Finis vite noue Dantis.

A due mani diverse è dovuta la trascrizione della Vita Nuova, e il cambiamento di scrittura avviene dopo le parole repigliare materia nuova et piu nobile del § XVII, 1; ma non c’è ragione di credere che la trascrizione del secondo copista fosse fatta in tempo diverso e da diverso manoscritto. La parte copiata dal primo ha correzioni e varianti fra le linee e nei margini. Le divisioni sono nei margini e colle modificazioni introdotte dal Boccaccio; ma così l’uno come l’altro copista talvolta le tralascia.

18. Bibl. Nazionale di Firenze, Palatino 561

Un codice molto simile al Chig. L, V, 176 (K2) è il Palat. 561 della Biblioteca Nazionale di Firenze, che in passato fu distinto prima colla segnatura V, 280 e poi con quella E, 5, 4, 57. Sul foglio di guardia anteriore, in alto a sinistra, un n° 11 indica che il Ms. ha fatto parte, qualche secolo addietro, di una serie di codici, che non sappiamo indicare. Uno scudo in oro con le palle dei Medici sulla prima carta ci attesta che appartenne a questa potente famiglia; che fu poi di Gaetano Poggiali ci risulta da una avvertenza di sua mano — ‘Compito’ — , che si legge nell’ interno della coperta anteriore.

È membranaceo, del principio del sec. xv, composto di nove quaderni; otto col proprio richiamo, l’ultimo rimasto con tre carte bianche è stato privato dell’ultima, sicchè il codice consta di cc. 71 e, meno le ultime due, tutte scritte. La scrittura è calligrafica, e i versi sono disposti come la prosa. Contiene le stesse scritture del codice Chigiano L, V, 176 (meno la canz. del Cavalcanti col relativo commento e le rime del Petrarca), tutte nello stesso ordine e copiate da una sola mano, facendo seguito l’una a l’altra anche a mezza pagina, sia a retto sia a tergo della carta4.

Identiche sono pure le rubriche iniziali e gli explicit:

(c. 1a) Comincia della origine uita costumi et studij del chiarissimo poeta dante alighieri di firençe et dellopere composte da lui.

(c. 22a) Qui finiscie della origine uita et studij et costumi di dante alighieri poeta chiarissimo et delopere composte da lui. Et comincia la sua uita nuoua nellaquale esso in sonetti ballate et cançoni distese discriue come dibeatrice sinnamorasse et delsuo amore gliaccidenti mentre ella uisse. Et appresso quanta et quale fusse lasua amaritudine doppo lapartita di Beatrice dellapresente vita.

(c. 51b) Qui finisce lauita nuoua di dante alighieri difirençe.

(c. 51b) Illustri uiro francisco petrarce laureato. E in fine del carme ‘Italie iam certus honos’: Johannes bocchaccius de certaldo florentinus.

(c. 52b) Qui cominciano lecançoni del chiaro poeta dante alighieri difirençe. Le solite 15 canzoni, e senza rubriche.

(c. 69a) Finischano lecançoni distese di dante.

Nella Vita Nuova mancano le divisioni. Iniziali miniate si hanno non solo ad ogni poesia e al riprendere della prosa, ma anche a quegli altri punti che dal Torri in poi si considerano come principii di paragrafi, fatta eccezione per il § II e III che non hanno nel nostro codice alcun segno di distinzione.

19. Bibl. Nazionale di Firenze, Panciatichiano 9

Codice cartaceo del sec. xv, di carte scritte 77, con numerazione regolare, quantunque manchi una carta tra la 47a e la 48a; legato in assi e pelle. Fu di Baccio Valori, che lasciò scritto il suo nome in testa della prima carta. Contiene:

(cc. 1a-33b) La Vita di Dante del Boccaccio, anepigrafa e adespota.

(cc. 34a-56b) Qui comincia lanuoua Vita didante Alighieri.

(cc. 57a-77b) Qui cominciano lechanzone didante aldighieri Inprima della speranza (propriamente ‘dellasperita’) disuo donna. Seguono le solite 15 canzoni nello stesso ordine e colle stesse rubriche latine che nel codice Laur. XC sup. 136. In fine di esse si legge: Qui finiscie illibro della nuoua vita didante Aldighiery di firenze deo gratias Amen.

La Vita Nuova ha in principio la nota giustificativa del Boccaccio Merauiglierannosi molti per quello ecc., come nel Laur. XC sup. 136 e nel Chig. L, V, 176, e le divisioni nei margini. Ha una lacuna dalle parole de lo libro c’ha nome Libro di remedio d’Amore del § XXV 9 alle parole e d’amore e di fede del § XXVI 11, inclusive, per la perdita che il codice ha fatto di una carta tra la 47 e la 48. La distinzione dei paragrafi è segnata da uno spazio bianco lasciato per la lettera iniziale, che doveva esser miniata, e non fu: ma fuori del principio delle rime e del riprender della prosa quel segno è raro, e manca, ad es., al § II, III, IV, VI, VII, XI, XII, XVIII, XIX, e c’è invece a metà del XVIII [A]llora mi rispuose questa che mi parlava, dove logicamente non può stare.

La Vita Nuova ha correzioni d’altra mano, specialmente nelle poesie, e quali correzioni! III 11 chui esanza.... mi da, corretto chui sanza.... mi dona; VIII 9 tortoso, cancellato e sostituito in marg. con angoscioso; IX 12 disparue et io non so come, l’et è corretto in si che; XII 10, 11 e 15 nei versi ove ricorre la parola ballata, vien sostituita in marg. con canzona; 13 smaghato, in marg. cangiato; 14 al verso avanti che sdonney è sostituito in marg. Rammenti i suspir mei; XIII 8 maporta dolzore è cambiato in marg. acrescie uigore; e il fa del verso seguente in face; XV 6 fra peccato e fu (l. face) aggiunge hai lasso; e così a XXII 15 pur tra lascia e piangier; XXIII 20 non piacque il dicierollo auuoy, e fu mutato in io uo narrarlo...; la fine della stanza seguente è conciata meglio: mapparuer per sorte|Chemmi dicien costui corre ala morte; XXIV 8 per evitare quel poco poetico monna, il correttore offre due nuovi versi da sostituire: Io vidi prima uera ζ beatrice e vidi unalma Giouanna e beatrice; XXXV 5, il v. 4 del son. è ridotto così: Chi fo per dolor graue in molte fiate.

20. Bibl. Nazionale di Firenze, Panciatichiano 10

Cartaceo della seconda metà del sec. xvi, legato in assi e pelle, di cc. 42 num., delle quali le ultime sei sono bianche. Ebbe sin che fu dei Panciatichi la segnatura III-11, e poi nella Palatina l’indicazione Panc. 119. Sul verso della prima asse è apposto un ritaglio di pergamena con tre cerchietti, simili a quelli che s’incontrano sulle coperte degli zibaldoni di Vincenzo Borghini, in due dei quali cerchietti si hanno i ritratti in penna di Dante e Beatrice; e sì i ritratti sì i cerchietti fanno fede che il codice appartenne al Borghini (cfr. il ritratto di Dante con quello che è sulla coperta del codice II, x, 87 della Bibl. Nazionale di Firenze). La scrittura del codice non è del Priore degli Innocenti, ma pare bensì di uno dei suoi copisti.

Contiene solamente la Vita Nuova. Delle poesie è trascritto solo il primo verso, e lasciato lo spazio bianco per il rimanente: ormai le poesie erano a stampa sino dal 1527 fra le rime d’antichi autori toscani raccolte dai Giunti, e poteva bastare la trascrizione della prosa. Le divisioni sono nel testo, ma sempre dopo le poesie, e colle modificazioni introdotte dal Boccaccio, che primo le portò nei margini. Il testo della Vita Nuova reca una rubrica e un explicit simili a quelli che abbiam trovato nei codici Chig. L, V, 176 e Palat. 561:

Qui comincia un’opera di Dante chiamata Vita nuoua, nella quale esso in sonetti in ballate e canzoni discriue come di Beatrice s’innamorasse; et del suo amore gli accidenti mentre ella uisse et apresso quanta et quale fosse la sua amaritudine dopo la partita di Beatrice dopo la presente sua vita.

Qui finisce la uita nuoua di Dante alinghieri di Firenze.

21. Bibl. Nazionale di Firenze, Conv. B, 2, 1267

È un Ms. cartaceo del sec. xv, di cc. 201, legato in mezza pelle e cartone, proveniente dalla libreria della SS. Annunziata di Firenze, dove ebbe appunto per segnatura il n° 1267.

È composto di tre parti, scritte da tre mani diverse:

I (cc. 1-82)

(c. 1a) Quy comincia lauita nuoua di dante alighieri difirençe.

(c. 34a) Qui finisce la Vita Nuova di Dante Allighiery difirenze.

(c. 35a) Comincia dellorrigine uita Costume et Studij delchiarissimo poeta Dante allighieri difirençe. Et delle opere composte dalluy. (È la Vita di Dante del Boccaccio).

(c. 68a) Qui finisce della horrigine vita studij et costumi di Dante Allighieri di firenze poeta chiarissimo et dellopere composte dallui.

(c. 69a) (Adespoto e anepigrafo) Nel meçço del camin di nostra uita|smarrito in una valle.

(c. 80a) Qui finisce labrieue tractatione dellacommedia didate Allighiery glorioso poeta fiorentino. Deo gratias.

II (cc. 83-192)

Contiene la Bella Mano di Giusto de’ Conti ed altre rime, e da c. 156a a 191b alcune rime della Vita Nuova, secondo l’ordine che hanno in essa (Donne che avete.... Donna pietosa.... Gli occhi dolenti.... O voi che per la via.... Ballata io vo.... Spesse fiate.... Amor e cor gentil.... Quantunque volte.... Era venuta.... Deh peregrini.... Oltre la spera....), le solite quindici canzoni di Dante, disposte nell’ordine del Laur. XC sup. 136 e di altri codici e colle rubriche volgari che si hanno nel codice Laur. XL, 42 (manca però la prima rubrica, e non v’è l’explicit), la ballata Io mi son pargoletta e il discordo Ai fals ris (con la traduzione in margine dei versi non italiani).

III (cc. 194-201)

Nelle c. 194a-201b (la c. 193 è un foglio bianco a sè) è solo un sonetto, Arbor pretiosa di uictoria insegna, di Bartolomeo Giuntini da Siena, e un capitolo anonimo, Se mai gloria dingegno altri commosse. Sulle cc. 200 e 201, rimaste bianche, il copista della prima parte trascrisse la canz. Donne che avete a cominciare dalla 2a stanza, e il § XXI della Vita Nuova.

Questo fatto, congiunto con altre osservazioni, è indizio sicuro che nella formazione del codice prima ad essere trascritta fu la seconda parte, seguì poi la prima, e infine la terza. Difatti, perchè nella seconda si avevano trascritte alcune rime della Vita Nuova, il copista della prima non riferì di esse se non il primo verso; e trascrisse nella terza parte il § XXI perchè nella prima l’aveva omesso, e la canz. Donne che avete che era pure fra le rime tralasciate di scrivere.

Abbiamo dunque in questo codice, invece che un solo e integro Ms. della Vita Nuova, frammenti di due diversi manoscritti: diremo Conv la prima parte, Conv2 la seconda. Mancano, nella prima parte, anche le divisioni.

22. Riccardiano 1050

Il codice si compone di due volumi diversi, ambedue cartacei; e a noi interessa soltanto il primo comprendente le cc. 1-85, oltre la guardia membranacea, sulla quale si trova un indice, che mostra aver avuto il codice originariamente non meno di 126 carte (cfr. Morpurgo, I Mss. della R. Biblioteca Riccardiana, I, 41-46). È della fine del sec. xiv. Comincia con la Vita di Dante del Boccaccio (1a-24b: De origine vita studiis ζ moribus viri clarissimi dantis aligeris florentini poete inlustris ζ de operibus compositis ab eodem incipit feliciter compilata per messer Giouannj bocchacci de certaldo florentino); a cui segue (25a-42b), anepigrafa, la Vita Nuova, con in fine Explicit liber uite noue dantis aligerij.

Dopo poche rime di Guido Cavalcanti, Fazio degli Uberti, Niccolò Soldanieri (43a-44b), che possono essere state aggiunte dal copista posteriormente (tanto più che non appare copista volgare, ma metteva insieme la sua raccolta con certi criteri, e probabilmente da più fonti) per riempire le due carte bianche che rimanevano del quinterno, si hanno nel nuovo quinterno, anepigrafe, le quindici canzoni di Dante già trovate nel Chig. L, V, 176 e in altri Mss., disposte nello stesso ordine (45a-53b), e quindi altre rime di vari autori dei sec. xiii e xiv, come Giannozzo Sacchetti, Niccolò Soldanieri, Fazio degli Uberti, Guido Cavalcanti, Stoppa de’ Bostichi, ecc.

La Vita Nuova è senza divisioni. Iniziale colorata al principio di ogni poesia, e al ricominciare della prosa; maiuscolette vergate di rosso spesso anche a mezzo dei paragrafi; e iniziali grandi colorate, per distinguere pure i paragrafi, al § XVIII, al § XIX e al § XXVI; ma anche queste sono talvolta dove paragrafo nuovo non può cominciare. I versi sono scritti a mo’ di prosa.

23. Riccardiano 1118

Cartaceo del sec. xvi, di cc. 167 numerate. Contiene oltre la Vita Nuova (c. 1a-40a), Soneti et Canzoni de diuersi antichi auctori Thoscani, cioè rime varie attribuite a Bonaccorso da Montemagno, Guido Cavalcanti, Giovanni Boccaccio, Antonio da Ferrara, Franco Sacchetti, Pieraccio Tedaldi, Bartolomeo di Castel della Pieve, Cino da Pistoia, Pietro Alighieri, Paolo dell’Abbaco, Ricciardo da Battifolle, Fazio degli Uberti, Sinibaldo da Perugia, Antonio degli Alberti, Giovanni Bonafede, Francesco Alfani, Fazio degli Uberti, Guido Guinizelli, Guittone, Franco Sacchetti, ecc. Cfr. Morpurgo, Catal. cit., I, 142 ss.

La Vita Nuova non ha divisioni. Ha in principio questo titolo: La uita noua di Dante alighieri Fiorentino per Beatrice, e in fine l’avvertenza: Et haec raptissime saepius noctu et manu frigida.

24. Riccardiano 1054

È composto di due Mss.; l’uno dei quali contiene (cc. 1-41) Vegezio Flavio, Dell’arte della guerra, volgarizzata da Bono Giamboni; l’altro (cc. 42-126) la Vita di Dante del Boccaccio (cc. 43a-60b), un frammento della Vita Nuova (cc. 61a-62b), sei canzoni di Dante (Così nel mio parlar.... Voi che intendendo.... Amor che nella mente.... Le dolci rime.... Amor che muovi.... Tre donne...: cc. 62b-68a) e un priorista fiorentino a tratte, fino al 1387 (cc. 71a-122a). Questo secondo Ms. è del principio del sec. xv, e fu tenuto in gran conto dal Macrì-Leone (op. cit., p. cxxxvii), essendogli parso di poter dedurre da certe note apposte al priorista che l’amanuense fosse contemporaneo ai fatti in quelle note indicati. Ma obbiettò giustamente il Morpurgo nel suo Catalogo dei Mss. Riccardiani (I, 50) che «da queste note, comuni a moltissimi prioristi, non è affatto lecito concludere che il copista fosse contemporaneo agli avvenimenti sopraccennati»; e il Vandelli mostrò infatti poco appresso, nel Bullettino della Soc. Dantesca Ital. (N. S., VII, 105 s.), quanto il ragionamento del Macrì-Leone fosse fallace.

Il frammento della Vita Nuova comincia col principio di essa, e termina alle parole mi struggo e proro del § VII 6, coll’avvertenza: hic obmisse sunt plurimy sonettj. Mancano le divisioni.

25. Frammento dell’Archivio di Stato fiorentino

È mezzo foglio (c. 14) di un codice del sec. xv, cucito alla rovescia con altre scritture diverse nella filza 88 dell’Archivio mediceo innanzi il principato. Comincia col son. Spesse fiate uegommi (§ XVI 7) e termina colla quarta stanza della canz. Donne che avete, cioè colle parole ‘la u non puote alcun mirarla fiso’. Manca del foglio l’angolo superiore esterno, onde non può vedersi neppure se il sonetto suindicato avesse le divisioni nel margine: nel testo mancano. Del sonetto non si è perduta se non l’ultima lettera del v. 8; dall’altra parte invece mancano nella fine del § XVIII le parole sì che non ardia di cominciare e c[osì]; e via via qualche parola della prosa del § XIX.

26. Braidense AG, XI, 5

Ms. cartaceo del principio del sec. xvi, di cc. 114, scrittura accurata, legato in tutta pelle con fregi e filettature in oro. Nel tergo della prima guardia c’è una vecchia segnatura, AN. XIII. 30, cancellata, e nel retto della seconda guardia altre indicazioni così disposte:

                                                  15-5
                                                  4-10
                                        2219

Contiene oltre la Vita Nuova (c. 1a-82a, Finisse la Vita Nova di Dante):

 Canzon di Dante (cc. 32b-53a)
 1. Cosi nel mio parlar voglio esser aspro
2. Voi che inten(den)do il terzo ciel mouete
3. Amor, che nella mente mi ragiona
4. Amor, che moui tu virtu dal cielo
5. Io sento si damor la gran possanza
6. Al poco giorno, et al gran cerchio d’ombra
7. Amor tu vedi ben che questa donna
8. Io son venuto al punto dela rota
9. E mencresce di me si malamente
10. La dispietata mente che pur mira
11. Voi che sauete ragionar damore
12. Tre donne intorno al cor mi son venute
13. Amor da che conuien che pur mi doglia
14. Poscia che Amor del tutto mha lassato
 Sonetti del medesimo (cc. 53a-55a)
1. O dolci rime, che parlando andate
2. El non è legno de si forti nocchi
3. Ben dico certo che non è riparo
4. Io son si vagho dela bella luce
5. Nelle man vostre dolce anima mia
6. Chi guardera giamai senza paura
7. Degliocchi de la mia donna si moue
 Canzon di Guido di messer Cavalcante (cc. 55b-64a)
1. Donna mi prega perchio voglia dire
2. Se m’hai del tutto obliato mercede
3. La forte et noua mia disauentura
4. Veggio negliocchi della donna mia
5. Poi che di doglia il cor conuien che porti
6. Quando di morte mi conuien trar vita
7. Io prego voi che di dolor parlate
8. Gliocchi di quella gentil forosetta
9. Io non pensaua, che lo cor giamai
10. Era in pensier damor quando trouai
11. Pergliocchi fere vn spirito sottile
12. Morte gentil rimedio de’ cattiui
13. Voi che per gliocchi mi passaste il core
14. Veder potreste quando vi scontrai
15. Vn amoroso sguardo spiritale
16. Se merce fusse amica a me desiri
 Canzoni di messer Cino da Pistoia (cc. 64a-82a)
1. La dolce vista el bel guardo soaue
2. La bella stella chel mondo misura
3. Non spero che giamai per mia salute
4. Degno son io di morte
5. Io che nel tempo reo
6. Angel di deo somiglia in ciascun atto
7. Lasso che amando la mia vita more
8. Como in quegliocchi gentili en quel viso
9. Lhom che cognosce tengo che haggia ardire
10. Io non posso celar lo meo dolore
11. Lalta speranza che mi reca amore
12. Tanta paura me e giunta damore
[Sonetti]
13. Amor è vno spirito che ancide
14. Poscia, chio vidi gli occhi di costei
15. Lintolletto d’amor ch’io solo porto
16. Oime chio veggio per entro vn pensiero
17. Senza tormento de sospir non vissi
18. Questa donna che andar mi fa pensoso
19. Voi che per noua vista de fierezze
20. Lo fin piacer di quel adorno viso
21. L’anima mia che si va peregrina
22. Se merce non m’aita il cor si more
23. In disnor et vergogna solamente
24. Oime lasso hor sonni tanto a noia
25. Gli vostri occhi gentili et pien damore
26. La bella donna chen virtu damore
27. Veduto han gli occhi mei si bella cosa
28. Bene è forte cosa il dolce sguardo
29. Vna donna sen passa per la mente
30. Auenga che crudel lanza intrauersi
31. Ogni allegro pensier che alberga meco
[Ballata]
32. Madonna la pietade
[Sonetto]
33. Madonna, la beltà vostra infollio
Canzoni di Guido Guinicelli Bolognese (cc. 82b-84b)
Madonna il fino amor chio vi porto
Al cor gentil repara sempre amore.
Canzon di Guitton darezzo (cc. 84b-88b)
So da voi donna agente
Ahi dio che dolorosa

Canzoni di Giovanni Boccaccio (cc. 89a-96b), delle quali non importa qui dare l’indicazione precisa, come anche di altre rime varie, principalmente di Cino, aggiunte dalla stessa mano a cc. 97a-114b.

La Vita Nuova è priva delle divisioni.

27. Trivulziano 1058 (T)

Codice cartaceo della prima metà del sec. xv (1425), di cc. num. 105, legato in pergamena. È composto di quattro parti nettamente distinte fra loro; la prima, compresa nei primi due quaderni (cc. 1-28), contiene la Vita Nuova (cc. 1-23a) e alcune canzoni e ballate di Dante (in fine è aggiunto di mano del sec. xvi un rispetto); la seconda (terzo quaderno, cc. 29-40) è formata da alcuni capitoli di M. Antonio da Ferrara e di un serventese anonimo; la terza (in tre quaderni, cc. 41-73) ci presenta una raccolta di sonetti di vari autori, molti dei quali trascelti nel canzoniere del Petrarca; la quarta (in due quaderni, cc. 74-105) è una raccolta pur di canzoni e di ballate di Dante, di Cino, del Petrarca e d’altri rimatori del loro tempo, ed è tanto simile alla prima, che se non fosse che in fine a quella riman bianca l’ultima carta, e questa comincia su nuovo quaderno e con una grande iniziale quale è adoprata per il principio delle altre parti, si direbbe che la prima e la quarta formassero originariamente una sola sezione di rime, nel cui mezzo si siano introdotte, la seconda e la terza parte. Somigliano la prima e la quarta anche in questo che hanno le poesie scritte a mo’ di prosa, laddove nelle altre due sono disposte a colonna. Probabilmente il trascrittore, che fu anch’esso rimatore (Niccolò Benzoni da Crema, come appare dall’explicit a c. 103, dall’arme sormontata dalle iniziali N. B. nell’iniziale a c. 74a e dal titolo di alcuni suoi sonetti a c. 73b, 104a e 105), dopo avere trascritto la Vita Nuova e alcune delle canzoni e ballate di Dante che seguivano ad essa nel suo originale, tanto da empirne due quaderni (cc. 1-28), volle in tre distinte sezioni raccogliere altre poesie di vario metro (canzoni e ballate, capitoli e serventesi, sonetti); e cominciò probabilmente dalle prime, traendo dal medesimo originale le canzoni di Dante che aveva innanzi trascurate, e quindi, dalla stessa fonte o da più fonti, anche canzoni e ballate di altri rimatori; e di tali rime riempì quelli che poi divennero gli ultimi due quaderni; in fine dei quali (c. 103a) lasciò scritto: mcccc° xxv die xxvi maij completus fuit liber iste in triuisio — .... Liber iste completus fuit anno dñi curente mcccc° xxv die vigessimo quinto Maij in treuixio per me N. B. de Crema. E poco appresso, a c. 105, il compilatore aggiunse due suoi sonetti (Nicolaus benzonus in trevixio facto questo sonetto per una dona da treuixio.... — Nicolaus benzonus in Brixia....). Un sonetto fu pure aggiunto, posteriormente alla copia delle antecedenti poesie, a c. 73b in fine della sezione dei sonetti, col titolo Nicolaus benzonus die xxvij febrarij mcccc° xxvj in trevixio. Il codice fu posseduto nel Seicento da «frate Carlo Alberto Piatti Carmelitano milanese», che lasciò il suo nome sulla prima carta, e dall’eredità del pittore G. Bossi fu acquistato dal marchese G. G. Trivulzio nel 1817. Cfr. Motta in Petrarca e la Lombardia, miscellanea di studi storici ecc. raccolti per cura della Società storica lombarda, Milano, 1904, pp. 324-7.

Non importa dar qui intera la tavola delle rime contenute nel codice, ma soltanto quelle parti che potranno giovare a stabilire l’affinità di esso con altri Mss. della Vita Nuova: per quelle porzioni che trascuriamo e che contengono rime di autori più recenti, non troviamo riscontri da fare coi Mss. che servono a questa edizione.

1. 23b. Canzone di dante alighieri da firenze sommo poeta della legiadria. Poscia che amor del tutto ma lassiato.
2. 24a. Canzone de dante alighieri de ragionare chamore gli feci nella mente. Amor che nella mente mia ragiona.
3. 24b. Dante alighieri poeta da firenze. Voy che sauete ragionar damore.
4. 25a. Canzone di dante alighieri sommo poeta. E mincresscie di me si duramente.
5. 25b. Dante alighieri da firenze sommo poeta. Al pocho giorno e dal gran cerchio dombra.
6. 26a. Dante alighieri poeta. I mi son pargoletta.
7. — . Dante alighier pote. Io son venuto al ponto dela rota.
8. 26b. Canzone di dante alighieri de ragionare chamore li fece nellamente. Amor tu uedi ben che questa donna.
9. 27a. Canzone di dante alighieri sommo poeta. Amor che moui tua virtu dal cielo.
27b. Qui si finissi certe canzione e certi sonetti di dante alighierij sumo poeta daffiorenza, deo gratias amen.
  . . . . . . . . . . .
17. 41a. Dante aligieri poeta. Alesandro lasso la segnioria.
18. — . Dante aligieri mandato a messer cino da pistoia. Io mi credea da tuto esser partito.
19. — . Risposta de meser cino adante aligieri poeta. Poy chi fui dante dal minatal sito.
20. 41b. Dante aligieri poeta. Non mi porian zamay fare amenda.
21. — . Dante aligieri poeta abernardo. Bernardo yo uegio chuna dona vene.
22. 42a. Dante aligieri poeta. Sonar bracheti caciatori ayzare.
23. — . Dante poeta preditto. Volgete gli ochi auider chi mi tira.
24. 42b. Dante aligieri poeta preditto. Soneto se meucio te mostrato.
25. — . Dante poeta preditto. O dolce rime che parlando andate.
26. — . Dante aligieri poeta. Ne le man uostre gentil dona mia.
27. 43a. Dante predeto. Echi guardara giamay sanza paura.
28. — . Dante aligieri poeta preditto. Negliogi de la mia dona si moue.
29. 43b. Dante aligieri poeta. Parolle mie che por lo mondo siete.
30. — . Dante aligieri poeta aforese donati. Echi udisse tosser la mal fattata.
31. — . Risposta di forese adante. Laltra note mi uenne una gran tosse.
32. 44a. Dante aforese de donati. Bicci nouel figliol di non so cui.
33. — . Risposta di forese adante poeta. Ben so che fosti figliol dalighieri.
34. 44b. Dino di meser lambertino freschobaldi. Donna degliochi toy par chesi moua.
35. — . Dino preditto. Amor setu sey vago di costey.
36. — . Dino preditto. Tanto elangoscia chi nel cor mi trouo.
37. 45a. Dino preditto. Una alta stella di noua belleza.
38. — . Dino de meser lambertino freschobaldi. Queste la gioueneta chamor mi guida.
39. 45b. Dino predito. Possia chio ueggio la mia partita.
40. — . Dino predetto. Giouane che così legiadramente.
41. — . Dino preditto. Qvesta altissima stella chisse uede.
42. 46a. Dino freschobaldi. Per tanto pianzer quanto gliochi fanno.
43. — . Dino predetto. Non spero di troar giamay pietate.
44. 46b. Dino freschobaldi preditto. In quella parte doue luce la stella.
45. — . Dino preditto. La fuga de quel archo che saperse.
46. — . Dino preditto. De gioueneta di belli ogii toy.
47. 47a. Vercelino adino frescobaldi. Una piacente donna cotanto e bella.
48. — . Dino freschobaldi rispose a vercelino. Al vostro dir che damor mi fauella.
49. 47b. Dante aligieri poeta. Se quey che sol auere eda perduto.
50. — . Dante aligieri poeta. Molte fiate il giorno piango e rido.
51. — . Messer cino da pistoia. Per vna merla che dintorno aluolto.
  . . . . . . . . . . .
180. 74a. Dante aligieri poeta dela gentilezza. Le dolci rime damor chi solea.
181. 74b. Dante aligeri poeta. Io sento si damor la gran possanza.
182. 75a. Dante aligeri poeta. Voy chentendendo il terzo ciel mouete.
183. 75b. Dante aligeri poeta. Amor da che convien par che mi dolia.
184. 76a. Dante aligeri poeta. Cossi nel mio parlar uol esser aspro.
185. 76b. Dante aligieri poeta. La dispietate mente che pur mira.
186. 77a. Dante aligieri poeta. Tre done intorno al cor mi son venute.
187. 77b. Canzon di meser piero didante aligieri da firenze. Non si po dir che tu non possa tutto.
188. 78a. Dino di meser lambertino di frescobaldi da firenze. Un sol pensier che me vien nela mente.
189. 78b. Dino di meser lambertino freschobaldi. Posscia che dir convien mi cio chio sentuto.
190. 79a. Dino di meser lambertino freschobaldi. Voy che piangete nelo stato amaro.
191. 79b. Dino di meser lambertino frescobaldi. Per gir verso laspera la fenice.
  . . . . . . . . . . .
217. 93a. Meser guido guinizelli. Al cor gentil ripara sempre amore.
218. 93b. Meser cino da pistoia. Io che nel tempo reo.
219. 94a. Meser cino da pistoia. Come in quelli occhi gentili e quel viso.
220. — . Meser cino da pistoia. Si mistringe lamore si mortalmente.
221. 94b. Meser cino da pistoia. Cori gentili serventi damore.
222. 95a. Meser cino da pistoya. Amor cha messo in gioya lo meo core.
223. 95b. Meser cino da pistoia. La dolce inamoranza.
224. — . Meser cino da pistoya. Lomo che conosce tegnio chagia ardire.
225. 96a. Meser cino da pistoia. I non posso celar lo mio dolore.
  . . . . . . . . . . .
232. 99b. Meser lapo giani. Io sono amor che por mia libertate.
233. 100a. Meser lapo gianni. Amore i non son degnio ricordare.
234. — . Meser lapo giani. Gentil dona cortese e di bonayre.
235. 100b. Meser lapo giani. Angelica figura nouamente.
236. — . Meser lapo giani. Dolce il pensier che mi notri el core.
237. 101a. Meser lapo giani. Dona sel priego della mente mia.
238. 101b. Meser cino da pistoia. Se tu martoriata mia sofferenza.
239. 102a. Meser lapo giani disse contra lamorte. O morte de la uita privatrice.
240. 102b. Meser lapo giani de le cinque proprieta damore. Amor noua e anticha vanitate.
241. 103a. Meser cino da pistoia. Amor iuezo ben che tua virtute.
  . . . . . . . . . . .

La copia della Vita Nuova era stata cominciata da altra mano contemporanea (c. 1 e 2a); il Benzoni continuò la trascrizione dal principio della c. 2b. Le divisioni sono a loro posto; di seguito ai passi latini è riferita quella versione che abbiamo trovata nei margini del Chig. L, VIII, 305, congiunta al testo latino con un cioe o un cioe a dire (.... michi cioe ecco ideo piu forte di me che mi vene asignoregiare — .... vestra cioe Aparve gia la beatitudine vostra, ecc.).

L’opera ha per titolo semplicemente: Dante alighieri poeta da firenze, e in fine Amen. amen, senz’altro explicit.

28. Trivulziano 1050

Cartaceo, della prima metà del sec. xvi, di cc. 132 numerate a pagine sino a 259, legato in pelle. Fu già della Bibliotheca Laurentii Antonii de Ponte P. V., e acquistato dalla Trivulziana vi ebbe dapprima il n° 37, e attualmente il n° 1050. È guasto per imporratura nell’angolo esterno superiore.

Contiene:

pp. 1-84. Vita noua del preclarmo. Poeta Dante Aligieri.
85. Canzoni del preclarmo. Dante Aldigieri. Le stesse e nello stesso ordine che nel Ms. Braidense, con una in più (Le dolci rime d’amor....) posta fra Amor che muovi e Io sento sì d’amor. In fine: Finisse le canzone di m. Danti.
146. Sonetti del medesimo Dante, e sono i sette sonetti cbe abbiamo veduti nel codice Braidense, disposti nello stesso ordine.
151. M. Busone a Manoel giudeo essendo morto Dante. Duo lumi son di nuovo sparti al mondo.
152. Risposta di Manoel giudeo a m. Busone. Io che trassi le lagrime del fondo.
153. M. Cino a m. Dante. Cercando di trovar lumera in oro.
Risposta de m. Dante a m. Cino. Degno ui fa trovar ogni tesoro.
154. Dante a m. Cino. Perche non trouo che meco ragioni.
155. Risposta de m. Cino. Dante io non odo in quale albergo suoni.
156. Dante a m. Cino. Io mi credea del tutto esser partito.
Risposta de m. Cino. Poi chio fui Dante dal mio natal sito.
159. Canzoni de m. Cino da Pistoia. La dolce vista e ’l bel sguardo soave.
160. Canzon ij. Non spero che giamai per mia salute.
163. Canzon iij di m. Cino. Degno son io di morte.
164. Canzone quarta. Io che ne ’l tempo rio.
167. Canzone V. Angel di dio somiglia in ciascun atto.
168. Canzone sexta. Lasso chamando la mia vita more.
169. Canzone septima. Come in quelli occhi gentili e in quel viso.
172. Canzone octava. L’huom che conosci tengo c’haggia ardire.
174. Canzon nona. Io non posso celar lo meo dolore.
177. Canzone decima. L’alta speranza che mi reca amore.
180. Canzone vndecima. Tanta paura m’è giunta d’amore.
184.
Finiscono le canzoni de m. Cino. (Con queste parole doveva terminare la sezione delle canzoni di Cino nel codice che il compilatore di T2 aveva davanti, e corrisponde a quella del codice Braidense, salvo che è omessa una canzone, la 2a. Ma sulle parole Finiscono le fu tirato un frego, e aggiunto dopo canzoni un pur e dopo m. Cino le parole essendo a Napoli, e fatte quindi seguire altre canzoni, probabilmente d’altra fonte, così):
Canzoni pur de m. Cino essendo a Napoli. Deh quando rivedr’il dolce paese.
186. M. Cino per lo imperator Henrico di Lucimburgo quando mori. Da poi che la natura ha fine posto.
188. M. Cino. Quando potrò i dir dolce mio Iddio.
190. M. Cino. Mille volte richiamo el di mercede.
192. M. Cino per lo Imperator Henricho quando mori. Lalta virtu che se retrasse al cielo.
196. Canzone de m. Cino. Non ch’in presentia dela uista humana.
198. M. Cino. Naturalmente ogni animal ha uita.
199. M. Cino. Di nuovo gli occhi mie per accidente.
200. M. Cino. Madonna la pietate.
201. Sonetti del medesimo. (I primi venti corrispondono ai nn. 13-31 e 33 del codice Braidense, salvo che ‘Amor è uno spirito che ancide’ è posposto, e messo fra il 16 e il 17):
Poscia ch’io vidi gli occhi di costei
Lo inteletto de Amor ch’io solo porto
202. Ohime ch’io ueggio per entro un pensero
203. Amor e uno spirito ch’ancide
204. Senza tormento di sospir non uissi
Questa donna ch’andar mi fa pensoso
205. Voi che per nova uista di fierezze
206. Lo fin piacer di quel adorno uiso
L’anima mia che si ua peregrina
207. Se merce non m’aita il cor si more
208. In disnor e uergogna solamente
209. Ohyme lasso hor sonui tanto a noia
Gli uostri occhi gentili e pien d’amore
210. La bella donna ch’n uertu d’amore
211. Vedut’han gli occhi miei si bella cosa
Bene e forte cosa ’l dolce sguardo
212. Vna donna mi passa per la mente
213. Avenga che crudel lanza intrauersi
Ogni alegro penser ch’alberga meco
214. Madonna la beltà uostra infollio
215. Tutto ciò ch’altrui grada mi disgrada
Una ricch’ roccha et monte manto
216. Quando ben penso al picolino spatio
217. Lo sottil ladro che negliocchi porti
Essendo a Prato, ribello di Pisa. Lasso pensando ala distructa valle.
218. Essendo alla Sambucha sopra il monimento de la Vaga sua. Io fui in su lalto en sul beato monte.
219. Finiscono i Sonetti di m. Cino da Pistoia.
Canzoni de Guido de m. Cavalcante. Donna mi priegha perch’io voglio dire.
223. Canzone del ditto. La forte e nova mia disauentura.
225. Canzone. Veggio ne’ gli occhi de la donna mia.
226. Canzone. Poiche di doglia ’l cor convien che i porti.
227. Canzone. Quando di morte mi conven trhar vita.
228. Canzone. Io priego voi che di dolor parlate.
230. Canzone. Gli occhi di quella gentil forosetta.
231. Canzone. Io non pensava che lo cor giamai.
234. Canzone. Era in pensar d’amor quando trovai.
236. Finiscono le canzoni di Guido di m. Caualchante. Cominciano e’ sonetti del medesimo.
Per gli occhi fere un spirito sottile
237. Morte gentil remedio de’ cattyvi.
238. Voi che por gli occhi mi passante ’l core
Veder poteste quando mi scontrai
239. Un amoroso sguardo spiritale
240. Se merce fosse amica a miei desiri.
241. Canzone de mr°. Antonio da Ferara credendo fusse morto m. Francisco petracha. Io ho gia letto el pianto di Troiani.
247. Risposta fatta per m. Francisco petracha. Quelle pietose rhime in chio maccorsi. (Solo questo verso).
248. Mr. Antonio da Ferara. Donna lardente foco che s’accese.
251. Mo. Antonio suprasc. Lagrime gli occhi el cor sospiri amari.
257. Idem. Non sepi mai che cosa fusse amore.
260. Canzone di Bartholomeo dil Castel di pieue. Cruda seluaggia fugitiua e fiera. (I soli due primi versi).

La Vita Nuova manca delle divisioni.

29. Ambrosiano R 95 sup. (Am)

È una miscellanea di scritture varie (discorsi, relazioni, lettere, ecc., alcune delle quali dirette a G. V. Pinelli), scritte da mani diverse, in diversi tempi. Venne all’Ambrosiana cogli altri codici del Pinelli nel 1609, e vi ebbe in principio la segnatura F. 326. La copia della Vita nuova (Vita Nuova di Dante) di mano del sec. xvi, sta a cc. 229-251: la parte prosastica c’è tutta, ma delle poesie c’è soltanto il primo verso, e del sonetto del § XXXIV tutto il primo cominciamento e il primo verso del secondo. Ha le divisioni al loro posto.

Quanto alla distinzione dei paragrafi, si trova apposito segno in principio dei nostri III, IV, VIII, IX, XIII-XVII, XXI-XXIV, XXVI e XXVII; e oltre a ciò cominciano a nuova linea i § II, XX e XXVIII (e anche le parole che seguono quivi stesso alla rubrica latina), e, naturalmente, tutti i paragrafi che vengon dopo a quelli che terminano con una poesia. Il copista è piuttosto materialone; ma una seconda mano ha corretto e supplito in alcuni luoghi. Alcune annotazioni in margine di cose, parole o forme notabili (dubitosamente, mantenente, serventese ecc.) sono invece di mano del copista, che le avrà riprodotte dal suo esemplare5.

30. Bibl. Capitolare di Verona 445 (V)

È un codice cartaceo scritto fra la fine del sec. xiv e il principio del sec. xv, di 34 fogli con numerazione a pagine. Contiene, oltre alla Vita Nuova (pp. 1-31), rime varie di Dante, rime di Cino accodate a quelle di Dante e a Dante attribuite, poi altre rime attribuite a Cino, al Guinizelli, al Cavalcanti e ad altri antichi rimatori, delle quali è inutile qui dar la tavola, perchè nè per l’ordine nè per l’attribuzione hanno riscontro in altri Mss. che alla Vita Nuova aggiungano rime di antichi autori.

La Vita Nuova è senza titolo, e l’explicit (fine della Vita Nuova) è di mano moderna. La 1a carta è molto guasta, essendo nella parte superiore e inferiore qua e là illeggibile e mancandone buona parte dal lato esteriore. Mancano anche alcune carte nell’interno del codice, onde è perduto il testo dalle parole di chiamar tanta salute di XXXI 10 sino alla fine della prosa del § XXXIX.

Il codice non ha segni speciali, e neppure iniziali colorate, per una distinzione del testo in paragrafi. L’amanuense fa capoverso, oltre che al principio delle poesie, a III 15 e al principio dei §§ VIII, XIII, XXIV, XXV e XXVII.

31. Marciano ital. X, 20 (Mc)

Questo volume contiene due codici diversi, ambedue del sec. xv, o di poco posteriori, riuniti, oltre che dalla antica legatura, anche dall’unica numerazione delle carte, fatta modernamente, che va da 1 a 84. Contiene l’uno (cc. 1-34), in tre quinterni e un duerno, la Vita Nuova; contiene l’altro (cc. 35-84) il Convivio. Sulla pergamena che fa da guardia anteriore si legge: Questo libro e di lucha di simone della robbia; a c. 84b sul tergo della carta ove termina il Convivio Tommaso Giuseppe Falsetti annota: «Questo codice è famoso, perchè l’ediz. delle Prose di Dante e del Boccaccio Fir. 1723 in 4 è stata formata sopra d’esso....» Il codice venne infatti alla Biblioteca Marciana coi codici del Farsetti, e fu indicato al n.° CVII della Biblioteca manoscritta Farsetti (Venezia 1771, vol. I, p. 283-84).

La Vita Nuova ha le divisioni colle modificazioni introdotte nella copia del Boccaccio; non però nei margini, ma rimesse nel testo, sempre dopo le poesie, anche nella parte delle rime dolorose, nonostante la dichiarazione di Dante al § XXXI 2: «Ed acciò che questa canzone paia rimanere più vedova dopo la suo fine, la dividerò prima che io la scriva: e cotale modo terrò da qui innanzi». In testa a c. 1a in rosso: Comincia una operetta dello illustrissimo poeta dante alighieri difirenze chiamata Vita nuova. Da ultimo un semplice Finis.

Quanto alla divisione in paragrafi, soltanto al principio del § II e III non si ha nè il capoverso nè altro segno di distinzione. Il testo reca in margine alcune varianti di mano del copista; ad es., II 4 al. appariua (nel testo: appena), XIV 5, spiriti (nel testo: [distrutti li miei] pensieri). Altre correzioni marginali sono dovute a una mano diversa, non molto posteriore, come al § XIX 10, offesa (nel testo: cosa), XXIII 22, se morto (nel testo: morrati). Una terza mano, assai più moderna, ha corretto e supplito più largamente, ed è di A. M. Biscioni.

32. Marciano ital. IX, 191

Questo codice, che fu di Apostolo Zeno come si ha da un ex-libris che è nell’interno della coperta anteriore, fu messo insieme sui primi del secolo xvi, da Antonio Isidoro Mezzabarba, che lasciò memoria di ciò sulla seconda guardia: Io Antonio Mezzabarba veneto de luna et laltra legge minimo de i scolari ho scritto tutto questo libbro di mia propria mano, nulla mutando ouero aggiungendo di quello, che io in antiquissimi libbri trouai scritto, Ad laudem Dei et gloriosae Virginis, etc. MDIX del mese di Maggio. È di cc. 142 scritto e 6 bianche, cinque delle quali non numerate, rilegato in assi e pelle.

Contiene nelle prime 33 carte ventuna fra canzoni e ballate di Dante, quali per numero e per ordine nessun altro codice della Vita Nuova presenta; proprio in fine della c. 33b si legge Vita Nova di Dante Aligeri, che va a terminare alla fine della c. 55b; seguono (cc. 56a-64b), sotto il titolo Sonetti di Dante, parecchi sonetti e ballate, alcuni dei quali attribuitigli a torto, rimanendo poi quattro carte bianche sino alla fine del quinterno. A c. 69a, su di un nuovo quinterno, cominciano Canzoni di M. Cino, rimanendo anche qui alcune carte bianche sino alla fine del fascicolo (c. 88). I sonetti e le ballate dello stesso M. Cino cominciano col novo quinterno (c. 89); le canzoni del Cavalcanti sulla prima carta della seconda metà del medesimo quinterno; e così aveva il Mezzabarba lasciate pagine bianche prima di cominciare i Sonetti di Guido Caualcanti (115a); ma in esse scrisse poi anche canzoni d’incerti autori, perchè forse s’accorse che fra i sonetti e le ballate del Cavalcanti ce n’erano d’altri rimatori, senz’ordine, onde non tenne più distinte in queste ultime sezioni le rime dei vari autori. A quelle però del Petrarca riserbò un apposito quinterno, dove ricopiò anche la lettera a Leonardo Beccanugi; e in un altro quinterno, che è l’ultimo, trascrisse l’epistola del Petrarca stesso a Niccola Acciaiuoli (139a).

Lasciando di studiare a luogo più opportuno le relazioni di questo con altri codici di rime antiche, qui basterà notare che abbiamo davanti una raccolta, a cui il compilatore andava via via aggiungendo da Mss. diversi rime e varianti. Avendo trascritto nella prima sezione di rime dantesche (cc. 1a-33b) le canz. Donne che avete, Donna pietosa, Gli occhi dolenti, e la ballata Ballata, io vo’, il Mezzabarba tralasciò di ricopiarle quando le incontrò poi nella Vita Nuova; ma rimandò alla prima trascrizione, in margine alla quale, come da più indizi ci risulta sicuro, notò le varianti del testo che aveva davanti della Vita Nuova stessa. Fra quelle varianti è dunque da cercare il testo delle quattro poesie suindicate secondo il codice della Vita Nuova esemplato dal Mezzabarba. Altre varianti sono apposte alle rime trascrìtte insieme col testo prosastico, ma non è certo che fossero tratte da altro Ms. della Vita Nuova; anzi, poichè si trovano soltanto nella parte poetica, è da credere che provengano da un codice di rime varie: e poichè non è sicuro che fossero aggiunte posteriormente, ma può invece darsi che il Mezzabarba tenesse presenti due o più codici nell’atto della copia, lezioni del codice di rime varie possono essere entrate nel testo, e le correspettive del codice della Vita Nuova possono essere state relegate in margine.

Mancano le divisioni.

33. Marciano ital. IX, 491

Cartaceo del sec. xvi, di cc. 86 numerate e 2 bianche, di mano ordinata e corretta, con iniziali colorate. È mal legato, essendo stravolto il foglio Ciiij. Venne acquistato dalla Biblioteca di S. Marco nel 1890.

Contiene: La Vita Nova Dante Alighieri Fiorentino Per Beatrice (cc. 1a-42a); quattordici fra canzoni e ballate di Dante nel Braidense AG, XI, 5 (cc. 42b-64b); sette sonetti pur di Dante, come nel Braidense stesso (cc. 65a-67a); le 16 rime di Guido Cavalcanti, che pur quivi seguono (cc. 67b-76b); e in fine (cc. 76b-84b), anonime e di seguito, senza alcuna distinzione, a quelle del Cavalcanti, alcune rime di Cino, corrispondenti ai nn. 1, 3-6, 8 nella tavola che abbiam sopra offerta del Braidense, e le due canzoni di Guittone.

Nella Vita Nuova mancano le divisioni.

34. Biblioteca Nazionale di Napoli XIII, C, 9 (N)

Cartaceo, del sec. xvi, di cc. 77 num., legato in cartone rivestito di tela. Si nota nell’interno della coperta anteriore, una vecchia segnatura, XIII. c. 5; più in alto, sur un cartellino, 28; e sul cartone, di mano più antica, 22; sotto il 22, ma un po’ più a destra, Di Siluio Ponteuico | MDLXXX. Nell’interno della coperta posteriore si legge: mi costa lire otto di moneta di Genoua. È formato da 3 quaderni di otto fogli e da 2 di sette fogli, più un mezzo foglio aggiunto in fine e cucito coll’ultimo quaderno. Contiene:

(cc. 1a-27a) Vita nona del preclarmo. Poeta Dante Aligieri.

(cc. 27b-47b) Canzoni del preclarmo. Dante Aldigieri. Le stesse e nello stesso ordine che nel codice Braidense, con una in più (Le dolci rime d’amor ch’io solia), posta fra Amor che movi e Io sento sì d’amor, come abbiamo notato per il Trivulziano 1050. In fino: Finise le Canzone de m. Danti.

(cc. 48a-49b) Sonetti del Medesimo Dante, o sono quei sotte sonetti che abbiam veduti nel Ms. Braidense e nel Trivulziano 1050.

(c. 49b) M. Bosone a manoel giudeo essendo morto Dante. Duo lumi son di nuouo sparti al mondo.

(c. 50a) Risposta di manoel giudeo. Questa intitolazione ed anche il sonetto precedente col rispettivo titolo, sono della medesima mano che scrisse la Vita Nuova e lo rime di Dante, ma paion scritti un po’ posteriormente. Il sonetto che segue all’ultima intitolazione, cioè la risposta di Manoel Giudeo (‛Io che trassi le lagrime dal fondo’), è invece di mano diversa, simile a quella di alcune postille che si riscontrano più oltre (c. 52a, 54a, 57a....), nelle quali sono citate la quarta divisione della poetica del Trissino (1529) e le Istituzioni di Mario Equicola (1541): è anche questa seconda mano certamente anteriore al 1580, perchè il Pontovico che apparisce, come abbiam visto, possessore del codice in quest’anno, aggiunse in alcune carte (58a, 55a, 56a 57a) altre annotazioni di seguito a quelle del copista di ‛Io che trassi’. Della stessa 2a mano sono alcuni altri sonetti aggiunti nella c. 50a e nella c. 50b (nel cui mezzo era già stato scritto dalla 1a mano: Cose di miser Cino da Pistoia, le quali cominciano a c. 51a), o sono:

(c. 50a) Del medesimo Manoel giudeo. Amor non lesse mai l’aue Maria.

(c. 50b) Risposta del medesimo M. Bosone al sonetto di m. Cino. M. Rosoti Essendo morto Dante et Manoel giudeo. Manoel che mettete in quello avello.

Di Zampa Ricciardi sopra la morte di m. Cino. Morto e colui ch’era arca della legge.

Di m. Mula de Muli a m. Cino. Homo saccente a da maestro saggio. (Finito il sonetto, è indicata la risposta così: Al quale m. Cino risponde | Ser Mula tu ti credi senno hauere).

Di M. Ceccho d’Ascoli risposta al sonetto di m. Cino: Cecco io ti. Di ciascheduna mi mostra la guida.

Dopo queste aggiunte, a c. 51 ricompare la prima mano, e regolarmente continua, pel testo, sino alla fine del codice:

(c. 51a) Canzoni di m. Cino da pistoia: sono le stesse che nella sezione originale di Trivulziano 1050 e corrispondono ai nn. 1-12 del codice Braidense, salvo che anche qui, come nel Trivulziano 1050, è omessa la 2a ‘La bella stella’.... In fine (c. 59b): Finiscono le canzoni di m. Cino.

(c. 59b) Sonetti del medesimo che in tutto sono XX: sono i primi venti del Trivulziano 1050, e corrispondono ai nn. 13-31 o 33 del Ms. Braidense, salvo che ‘Amor è uno spirito che ancide’ è anche qui posposto, o mosso tra il n° 16 o il 17. In fine (c. 64b): Finiscono e sonetti di m. Cino da Pistoia.

(c. 64b) Del medesimo. Madonna la pietate. (Corrisponde al n. 32 del Ms. Braidense. Questa ballata venne ad esser posta in fine delle rime di Cino, perchè il copista volle tener distinte le canzoni dai sonetti, e questi dallo ballate. Essa pare anzi scritta posteriormente alle altre, e forse soltanto quando rivide la sua copia coll’originale si rammentò l’amanuense d’aver lasciato fuori della serie dei sonetti questa ballata, e l’aggiunse in fine della c. 64b).

Alle rime di Cino seguono quelle del Cavalcanti, che corrispondono interamente a quelle del codice Braidense, salvo che anche (qui sono distinte con apposite rubriche le canzoni dai sonetti, rimanendo però immutato l’ordine delle poesie: (c. 65a) Canzoni di Guido di m. Caualcante; (c. 70b) Finischono le canzoni di m. guido di m. Caualchanti. Cominciano e sonetti del medesimo; (72a) Finiscono e sonetti di Guido di m. Caualcanti). Il codice si chiude con le due Canzon di Guido Guinicelli Bolognese (cc. 72b-73b) e con le due Canzoni di Guiton da Rezzo (cc. 74a-77a) cho abbiam pur trovate nel codice Braidense.

Qua e là nella Vita Nuova e nelle rime si notano postille e supplementi, dovuti a varie mani: a quella del copista anzitutto, che a lavoro finito, dovè collazionare la sua trascrizione coll’originale; poi a una mano diversa, ma di poco posteriore, che aggiunse alla canzone di Cino La dolce vista (c. 51a) due stanze che vi mancavano, in terzo luogo a quella che ho detto sopra seconda mano, e, in fine al Pontevico.

La Vita Nuova è senza divisioni.

35. Biblioteca universitaria e territoriale di Strasburgo
L ital. 7 (W)

Cartaceo della seconda metà del sec. xv, di cc. 128 num. Appartenne alla casa Da Somaia di Firenze, come mostra l’arme sua a c. 1a, e venuto poi alle mani del libraio Piatti, fu acquistato nell’ottobre 1831 dal Witte. Nel 1873 passò, con tutta la collezione dantesca di questo celebre dantista, alla Biblioteca di Strasburgo.

Contiene da c. 2 a c. 26 la Vita Nuova, con le divisioni al loro posto; da c. 29a a c. 44a alcune rime, ripetute, della Vita Nuova, le quindici canzoni che abbiam visto nel codice Laur. XL, 42 e con le rubriche volgari che quivi esso hanno, più la ballata Io mi son pargoletta e il discordo Ay faus ris6; a cc. 45a-125b Conuiuium clarissimi viri dantis alig. Frij; in fine due canzoni (Lunga questione.... O Venere formosa....) di Leonardo Aretino.

Nella Vita Nuova si ha il capoverso ai § II, XV, XVI, XVII (anzi a questo paragrafo è lasciato il posto per l’iniziale miniata e segnato il p nel margine), XX, XXII, XXIII, XXIV, XXV, XXVI, XXVIII, XXX e XXXI, e naturalmente a tutti i successivi: talvolta, pur cominciando il § a principio di riga, la cosa è incerta perchè la linea precedente è piena, e a principio della nuova non si ha spazio bianco nè iniziale distinta.

Nei margini del testo sono segnate molte varianti, di mano dello stesso copista, ma di diverso colore d’inchiostro, e par quindi apposte in tempi diversi: una distinzione netta è però, sul fondamento del colore dell’inchiostro, impossibile, perchè il Ms. ha sofferto molto per l’umidità.

36. Biblioteca capitolare di Toledo: cajon 104, num. 6, Zelada (To)

Codice membranaceo, della seconda metà del sec. xiv, tutto scritto da un medesimo copista, di carte 267, legato in cuoio rosso con dorature e con l’arme del Cardinal Zelada (1717-1801) sul dorso. Contiene:

(c. 1a) De origine, uita studiis ζ moribus uiri clarissimi Dantis aligerii fiorentini poete illustris ζ de operibus compositis ab eodem. Incipit feliciter. È la Vita di Dante del Boccaccio.

(c. 27a) De origine, uita studiis ζ moribus uiri clarissimi dantis aligeri fiorentini poete illustris ζ de operibus compositis ab eodem. Explicit.

(c. 29a) Incipit uita noua clarissimi uiri dantis aligerii fiorentini.

(c. 46b) Explicit liber uite noue uiri clarissimi dantis aligerii poete illustris. feliciter.

(c. 48a) Argumentum super tota prima parte comedie dantis aligherii fiorentini cui titulus est Infernus. Nel meço del camin di nostra uita | smarrito ecc.

(c. 51a) Explicit argumentum Inferni.

(c. 52a) Incipit prima cantica comedie poete excellentissimi dantis alagherii distincta in cantus XXXIIIIor quorum primus incipit in quo prohemiçatur ad totum opus feliciter.

(c. 106b) Explicit prima pars seu cantica comedie dantis que dicitur Infernus.

(c. 117a) Argumentum super tota secunda parte comedie Dantis aligherii fiorentini cui titulus est Purgatorium. Per correr migliore acqua alça le uele | qui lautore ecc.

(c. 120a) Explicit argumentum Purgatorii.

(c. 121a) Incipit secunda cantica comedie dantis alagherii contineus cantus XXXIII. Incipit primus cantus.

(c. 187b) Explicit secunda cantica cui titulus est purgatorium uiri clatissimi dantis aligerii poete.

(c. 188a) Argumentum super tota tertia parte comedie Dantis aligherii fiorentini cui titulus est Paradisus. La gloria di colui che tutto moue | in questa ecc.

(c. 190b) Explicit argumentum paradisi.

(c. 191a) Incipit Tertia cantica comedie dantis aligherii continens cantus XXXIII. Incipit primus cantus.

(c. 256a) Finisce il Paradiso senza explicit.

(c. 257a) Incipiunt cantilene dantis aligerii ζ primo de asperitate domine. Le solite 15 canzoni come nel Laur. XC sup. 136.

Le divisioni della Vita Nuova sono nei margini e colle modificazioni introdotte dal Boccaccio: e il codice è infatti, come proveremo, della mano di lui.

Una descrizione di questo manoscritto si ha, sotto il n° CLXXVII, nel Catálogo de la Libreria del Cabildo Toledano por D. José Octavio de Toledo, pp. 88-9 (il foglio 6 di questo Catalogo, che la contiene, fu pubblicato nella Revista de Archivos, Bibliotecas y Museos, tercera época, año VIII, n. 2 y 3, Febrero-Marzo 1904).

37. Bibl. Bodleiana d’Oxford, Canonici Ital. 114

Cartaceo, del sec. xv, di cc. (j)-195, delle quali 189 scritte; composto di 16 fascicoli, numerati in testa ciascuno con numeri romani: i primi quattro, sesterni, e il quinto, di otto fogli, contengono la Vita Nuova e rime varie di Dante; gli altri, tutti sesterni, contengono il Convivio. Evidentemente il quinto fascicolo fu accresciuto di due fogli perchè potessero entrarvi tutte le rime varie di Dante; ed è notevole che mentre di queste si cominciò la trascrizione nel tergo della carta sul cui retto era terminata quella della Vita Nuova, il Convivio ha inizio in un quinterno nuovo, e la prima carta di esso fu lasciata bianca, come s’era fatto anche nel primo quinterno del codice per la Vita Nuova. Tutto è però scritto dalla medesima persona, e per tonnare un solo volume, come dimostra la progressiva numerazione, originale, dei fascicoli in grosse cifre romane in testa a ciascuno, la qualità e la rigatura della carta, e la somiglianza delle miniature. Il codice è legato in mezza pelle e cartoni. Fece parte dell’insigne raccolta messa insieme nel sec. xviii dall’ab. Matteo Luigi Canonici veneziano e acquistata dalla Bodleiana nel 1817.

1a Comincia una operetta dello illutrissimo poeta Dante alighieri difirenze chiamata uita nuoua.

33a Finis Amen.

33b Cominciano le canzone del chiarissimo poeta Dante alighieri nobilissimo e plechlaro cittadino fiorentino. Cosi nel mio — 35a Donna chauete — 36a Donna pietosa — 37a Gli occhi dolenti — 39a O voi che per la via — 39b Ballata i uo — 40a Spesse fiate — 40b Amor el cor — Quantunque volte — 41a Era venuta — 41b De peregrini — Oltre la spera — 42a Voi che intendendo — 43a Amor che nella mente — 44a Le dolci rime — 46b Amor che muoui — 48a Io sento — 49a Al poco giorno — 50a Amor tu vedi — 51a Io son venuto — 52a E minchrescie — 53a Poscia chamor — 55a La dispietata mente — 56b Tre donne — 58a Doglia mi reca — 60b Amor da che — 62a Io mi son pargholetta — 62b Al falsa ris.

65a Chomincia una expositione didante alighieri poeta fiorentino sopra tre sue chanzone chiamata chonuinio proemio.

189a Amen. Deo. gratias.

Quanto alle divisioni della Vita Nuova e alla distinzione in paragrafi, tutto è come in Marc. X, 26.

Il copista fece alcune correzioni nei margini e fra le linee, e, se son suoi, pur con segni d’espunzione (c. 1a, 2b, 22b): altre correzioni e supplementi fece una seconda mano di non molto posteriore (5a, 7b).

Cfr. Mortara, Catalogo dei Mss. italiani Canoniciani d’Oxford, col. 128.

38. Biblioteca dell’Università Cornell di Ithaca, New York
Mss. D. 51

Codice cartaceo del principio del sec. xvi (1513), di pp. 186. Appartenne già alla Biblioteca Vallicelliana di Roma (v. qui appresso a p. lix); venne nel 1858 in proprietà dell’avv. Michele Cavaleri di Milano, dal quale fu mandato all’esposizione dantesca fatta nel 1865 in Firenze (cfr. Relazione della Commissione incaricata di rappresentare la provincia di Milano al Centenario di Dante, Milano, tip. Bernardoni, 1865, p. 4; ed Esposizione dantesca in Firenze: Cataloghi, Firenze 1865, p. 95, n° 219); fu acquistato per la libreria Cornell da Willard Fiske nel 1893.

A p. 1 è un indice, fatto modernamente, del volume; a p. 2 si legge: Incomincia la Vita Nova di Dante Aldigieri fiorentino per la sua Beatrice et scritta per Ja. Ant. Benalio trevigiano in Roma negli ann. de la Chris. sal. M. D. XIII nel primo ann. del pont. di Leone X; e a pp. 3-50 segue il testo della Vita Nuova, in fine della quale fu aggiunto da una più tarda mano: Explicit liber uitae novae viri clariss. Dantis Aligerii poetae illustris feliciter.

Il codice contiene appresso: pp. 51-84, Canzoni di Dante, cioè le quattordici canzoni e i sette sonetti che abbiamo visti nel Braidense AG. XI. 5; pp. 85-98, Canzoni di Guido di M. Cavalcante: le stesse che nel codice Braidense; pp. 99-125, Canzoni et sonetti di M. Cino da Pistoia: anche qui, le medesime che nel codice Braidense, tranne che manca la canz. La bella stella che il mondo misura (n° 2), che il son. Amor è uno spirto che ancide è posposto, cioè viene a trovarsi tra Oimè ch’io veggio (n° 16) e Senza tormento (n° 17), e che la ballata Madonna la pietade è posposta al sonetto Madonna la beltà, cioè messa dopo tutta la serie dei sonetti. E le stesse rime che in Braidense abbiamo anche nel resto del codice, cioè pp. 112-129, Canzoni di Gvido Gvinicelli bolognese; pp. 129-136, Canzoni di Gitton d’Arezzo. A pp. 139-148, dalla stessa più tarda mano dell’explicit della Vita Nuova è aggiunto Argumentum super tota prima parte Comedie Dantis Aligherij fiorentini cui titulus Inferni “Nel mezzo del cammin di nostra vita, Smarrito in una valle l’autore”. Seguono 37 pagine bianche, seguite da una nella quale è trascritta, dalla solita seconda mano, la dichiarazione del Boccaccio «Marauglierannosi molti per quello chio auuisi». Cfr. Koch, Catalogue of the Dante Collection presented by Willard Fiske, I, 83, n. 1513.

La Vita Nuova fu trascritta in origine senza le divisioni e con le modificazioni introdottevi dal Boccaccio: poi la solita seconda mano aggiunse le divisioni nei margini.

39. Codice Pesarese (P)

Per quante ricerche abbia fatte, non son riuscito a ritrovare il Ms. che servì a Luigi Crisostomo Ferrucci e a Odoardo Machirelli per l’edizione Pesarese del 1829. Stando alle loro indicazioni, sarebbe un Ms. del sec. xv, e avrebbe il particolare caratteristico di avere le divisioni a loro posto sottolineate in rosso. Quanto alla provenienza del codice, affermarono essi in nota a p. v dell’edizione ordinaria (poichè in due forme comparve, come vedremo, l’edizione di Pesaro) essere il codice stesso «passato dalle mani del sig. Antonio Figna libraio di Forlì a quelle di Annesio Nobili stampatore libraio in Pesaro». Ma poi in mano di chi rimase? In un esemplare dell’ edizione lasciato dal Ferrucci alla Biblioteca Laurenziana si ha una sua annotazione del seguente tenore: «A dì 20 Gennaio 1833. Nell’anno 1828 essendo io Professore di Eloquenza in Pesaro, trovai presso il marchese Antaldo dogli Antaldi un manuscritto della Vita Nova di Dante Allighieri, che tutto di mia mano diligentemente copiai, e coll’ajuto del conte Odoardo Macchirelli corredandolo delle Varianti di tutte le edizioni più accreditate, lo diedi alle stampe in due forme: cioè colle varianti in margine; e col nudo testo. L. C. Ferrucci». Fu un puro errore di memoria l’affermazione d’aver trovato il codice presso il marchese Antaldi, o il codice passò in sua proprietà dopo, e il Ferrucci errò fra il prima e il poi? O fu il Ms. in origine dell’Antaldi, e acquistato appresso dal libraio Figna? È notevole che anche il Witte nel catalogo dei testi premesso alla sua edizione della Vita Nuova affermi (p. xxix), ma senza dire su qual fondamento, che il codice «fu di Casa Antaldi». In un esemplare poi dell’edizione pesarese posseduto dalla Biblioteca Riccardiana (B. 3. 21) di seguito alla nota giù riferita «Passato dalle mani del sig. Antonio Figna libraio di Forlì a quelle di Annesio Nobili stampatore libraio in Pesaro» è aggiunto a mano, di carattere a me ignoto «perchè fosse stampato, ma il codice era di proprietà del Figna, che fu poi venduto alla Biblioteca Palatina di Firenze, nella quale esiste tuttora». E sarà; ma il codice nella sezione Palatina della Biblioteca Nazionale di Firenze non esiste. Nè a Pesaro se n’è potuto trovar traccia, per quante ricerche abbia fatte, da me pregato, l’amico Tommaso Casini.

Fortunatamente l’edizione pesarese ci offre del codice una riproduzione se non fedelissima, sufficiente almeno a stabilire, come vedremo, qual posto occupi nella famiglia dei testi della Vita Nuova.


Non merita di aver luogo fra gli altri Mss. della Vita Nuova la copia in penna che di essa si ha nel codice N, I, 38 (sala 17) della Biblioteca Comunale di Bologna. È una miscellanea di stampe e scritture varie; ma anche le scritture sono evidentemente copia di stampe, come il Reno pensile, favola pescatoria (di Pier Iacopo Martelli), stampato a Lucca presso il Venturini il 1718, e Il Secretario Cliternate. Al Barone di Corvara. Di satire libro. In Cosmopoli al Grifo. L’anno MDCCXVII. (La copia manoscritta del Secretario Cliternate ha pure le false indicazioni tipografiche). Così il testo della Vita Nuova è copia dell’edizione del Biscioni (Edizioni, n. 3), concordando con essa sin nei minimi particolari, tranne qualche scorrezione, taluna delle quali come puoi (XXI 6), per poi, staggione (XX 4) dimostrano la non toscanità del copista. L’ipotesi che il Ms. possa essere la copia preparata dal Biscioni per la stampa, va esclusa, anche perchè esso non è di mano di quell’erudito editore. Si potrebbe obiettare che il Biscioni può aver fatto fare ad altri la copia; ma in tal caso questa dovrebb’essere trascrizione fedele del Ms. scelto a fondamento dell’edizione, e al più se questo Ms. avesse avuto correzioni o varianti nei margini, potrebbe l’amanuense averle introdotte nel testo. Vedremo che fondamento dell’edizione Biscioni fu il Ms. da lui posseduto, oggi Marciano Ital. X, 26, che ha veramente nei margini varianti e correzioni di più mani, e molte del Biscioni stesso. Se non che la sua stampa ha molte altre varianti e supplementi che nel Ms. Marciano non compariscono. Ora se le une e gli altri si trovassero nella copia della Comunale di Bologna, aggiunti di mano del Biscioni, o anche del copista (benchè sia inverosimile che si facciano tali correzioni a dettatura), la precedenza del Ms. sulla stampa sarebbe provata; ma la copia bolognese è regolare e uniforme in ogni sua parte, e cosi precisa e ordinata in tutto, nei capo versi, nella punteggiatura, nell’uso di un carattere tondo o diritto per i passi dove la stampa adopera il corsivo, che neppure il Biscioni stesso avrebbe potuto ottenere così alla prima tanta regolarità componendo il suo testo col riscontro di più altri. E il trovarsi questo testo della Vita Nuova legato in un volume con altre copie manoscritte di stampati viene opportunamente a confermare le deduzioni che derivano dal confronto di esso testo colla stampa della Vita Nuova del 1723.


Di un Ms. della Vita Nuova posseduto dalla Biblioteca Vallicelliana di Roma parla Sebastiano Ciampi in una Lettera al sig. Gaetano Poggiali, pubblicata nel Giornale enciclopedico di Firenze, t. I (Firenze, Molini, Laudi e C., 1809), pp. 307-11: «Altro Ms. di Rime antiche vidi nella Libreria Vallicelliana segnato F n. 4. Vi si contiene la vita nuova del Dante Alighieri, con 14 canzoni del medesimo. In oltre più canzoni e sonetti di M. Cino da Pistoia, di Guittone d’Arezzo con l’argomento in 75 terzetti della prima parte della commedia del Dante. Nel fine vi è notato che fu scritto da Iacob Antonio Benalio Trivigiano in Roma nell’anno 1513 nel primo anno del Pontificato di Leone X» (p. 308). La segnatura del codice data dal Ciampi non è esatta. Il Ms. che corrisponde alle sue indicazioni è quello così segnato e descritto nell’Inventario dei Mss. della Vallicelliana compilato nel 1749 (parte I, p. 316):

F. 111

Codex Chartaceus in 4°

1. Vita noua di Dante Alighieri Fiorentino.
2. Canzoni 14 dell’Istesso.
3. Canzoni di Guido di Messer Caualcante.
4. Canzoni e Sonetti di metter Cino da Pistoia.
5. Canzoni di Gitton d’Arezzo.
6. Argomento in 75 terzetti della prima Parte della Comedia di Dante intitolata l’Inferno.

Tale Ms. era già scomparso dalia Biblioteca nel 1810, quando per ordine del governo francese fu fatto un riscontro dei codici di essa (cfr. nell’Archivio della Vallicelliana lo Stato della Biblioteca nel 1838, c. 49b e 50a). Ma le indicazioni date dal Ciampi e la descrizione dell’Inventario del 1749 bastano per identificare il codice con quello posseduto oggi dalla Libreria dell’Università Cornell d’Ithaca in America (n. 38).


40. Frammento del § VIII

I due sonetti del § VIII, con un breve frammento, assai alterato, della loro ‛ragione’, ad uso di didascalia, ci rimangono in cinque codici di rime varie. Il tenore della didascalia è tale:

Una donna giovane o di gentile aspetto, la quale fu assai graziosa in questa città, lo cui corpo io vidi giacere sanza l’anima in mezzo di molte donne, le quali piangeano assai pietosamente. Allora ricordandomi che l’avea veduta in buona prosperitade propuosi di dire queste parole, e fecine questi ij sonetti.

Questo frammento, coi due sonetti Piangete amanti e Morte villana, si trova in cinque manoscritti:

1. A c. 61 del Laurenziano XL, 49: cartaceo, del sec. xv, di cc. 148, descritto dal Bandini, Cat. cod. lat., V, 62-67.

2. A c. 47b del Riccardiano 1093: pur cartaceo, del sec. xv, di cc. 56, descritto dal Morpurgo, Catal. cit., I, 93.

3. A c. 147b del Riccardiano 1094: pur cartaceo, del sec. xv, di cc. 154, descritto dal Morpurgo, ivi, I, 96.

4. A c. 23b del Panciatichiano 24: cartaceo, del sec. xv, di cc. 110, descritto nel Catalogo de I Codici Panciatichiani, I, 32.

5. A c. 26b del codice It. 557 della Biblioteca Nazionale di Parigi: cartaceo, del sec. xv, di cc. 107, descritto dal Mazzatinti, Mss. ital. delle Biblioteche di Francia, I, 109-110, II, 166-171.

Questi cinque Mss., come ognuno potrà vedere dai cataloghi ove son descritti, qui sopra citati, contengono una medesima miscellanea di prose e rime, con poche varietà dovute evidentemente all’arbitrio dei singoli copisti. Anche certi minimi particolari si riscontrano identici in tutti: ad es., l’omissione dei due ultimi versi del son. Negli occhi porta la mia donna amore; il qual sonetto tien dietro, nei cinque manoscritti, ai due sonetti suindicati; onde anch’esso probabilmente deriva da un testo della Vita Nuova. Avvertirò, tacendone il Catalogo, che il Ms. Panciatichiano è mal rilegato, onde la disposizione di certi componimenti par diversa che negli altri quattro Mss., e realmente non è. Difatti a c. 17b si trova il richiamo E none, cioè al son. E’ non è legno, che ora sta a c. 1a. Onde le cc. 7-17 dovrebbero precedere le cc. 1-6; e fra la c. 1 e la c. 2 deve mancare una carta, che conteneva Ballata i’ voi e il principio di Donne che avete.


A questi Mss., che contengono della Vita Nuova così la parte prosastica come quella poetica, sono da aggiungere, come dicemmo, altri che contengono tutte o in parte le rime con evidenti indizi di essere estratte da testi completi dell’opera.

Contengono tutte o quasi tutte, le rime della Vita Nuova nell’ordine preciso secondo il quale sono in essa disposte i seguenti codici:

Casanatense d, V, 5
Bca Nazionale di Firenze, II, ii, 40
Magliabechiano VII, 1076
Riccardiano 1108
Bca. Civica di Rovereto, «Dante, Opere Mss.»
Bca. Nazionale di Parigi, Ital. 545
» » » » Ital. 548
Vaticano lat. 3198
Riccardiano 1117
Marciano ital. IX, 333
Laurenziano XL, 44
Marciano ital. IX, 352
Magliabechiano VII, 722, nella sezione a c. 41b-47a
Laurenziano Strozz. 170, nella sezione a c. 46b-53a
Vaticano-Barberiniano lat. 4036, già Barb. XLV, 130 (Barb)
Laurenziano Rediano 184

Vi è poi un buon numero di codici che contengono saltuariamente, ma ordinatamente, un certo numero di rime della Vita Nuova, le quali dirò ‘rime scelte’ (Riccard. 1144, c. 1a: ex sua Vita noua electe); e sono le seguenti:

Donne che avete intelletto d’amore
Donna pietosa e di novella etate
Gli occhi dolenti per pietà del core
O voi che per la via d’amor passate
Ballata, i’ voi che tu ritrovi Amore
Spesso fiate vegnonmi a la mente
Amor e ’l cor gentil sono una cosa
Quantunque volte, lasso!, mi rimembra
Era venuta ne la monte mia (col doppio cominciamento)
Deh peregrini che pensosi andate
Oltre la spera che più larga gira

Anche il son. A ciascun’alma presa, nel codice Laurenziano XLI, 20 appar derivato da un manoscritto della Vita Nuova.

Vediamo partitamente di ciascuno.

41. Casanatense d, V, 5

Cartaceo, del sec. xvi, di cc. 142. Fu riprodotto letteralmente da M. Pelaez in Rime antiche italiane secondo la lezione del codice Vaticano 3214 e del Casanatense d. V. 5, Bologna 1895, nella ‛Collezione di opere inedite e rare per cura della. R. Commissione pe’ testi di lingua’. Nella sezione dantesca del codice (6a-64b) si hanno in principio, frammiste alle solite quindici canzoni, al discordo Ai fals ris e alla canzone, che appartiene veramente a Sennuccio del Bene, Poscia ch’io ho perduto ogni speranza, le tre canzoni e altre rime della Vita Nuova (in quest’ordine: Donne che avete — Voi che intendendo — Così nel mio parlar — Amor che ne la mente — Amor che movi — Io sento sì d’amor — Al poco giorno — Amor tu vedi — Io son venuto — E’ m’incresce — Le dolci rime — Poscia ch’amor — La dispietata — Tre donne — Doglia mi reca — Amor da che conven — Ai fals ris — Poscia ch’io ho perduto — Donna pietosaO voi che per la viaMorte villanaBallata i’ voiGli occhi dolentiVenite a intenderQuantunque volte). Appresso, colla dichiarazione Seguitano 11 sonetti de la Vita Nova si hanno ordinatamente tutte le altre rime di essa opera, cioè (essendo ripetuto il son. Venite a intender e trascritta come sonetto XVI anche la stanza Sì lungiamente) non undici, ma ventiquattro poesie, col doppio principio pel son. Era venuta, e con in fine l’explicit: Fine de’ sonetti de la Vita nova.

42. Bibl. Nazionale di Firenze, II, ii, 40
già Magl. VII, 1010

Cartaceo, del sec. xv, di cc. 228 num. Contiene rime di autori vari dei secoli xiii-xv (cfr. Bartoli, I Mss. italiani della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, I, 345 ss.), fra le quali, a cc. 4c-8a, ordinatamente tutte le poesie della Vita Nuova, a cui seguono (8b-15b) le solite quindici canzoni, la ballata Io mi son pargoletta e il discordo Ai fals ris.

43. Bibl. Nazionale di Firenze, Magliabechiano VII, 1076

Membranaceo, del sec. xv, di cc. 72. Appartenne alla Libreria Strozziana ove ebbe fra i Mss. in 4° il n. 146. Contiene rime di Dante e d’altri autori in quest’ordine:

1a Incominciano lisonecti et cançoni della uita nuoua didante alighieri poeta fiorentino.

12b Qui finiscono isonecti elle cançone della uita nuoua di Dante et incominciano lecançoni che lui fe dapoi. Seguono infatti le solito quindici canzoni, Ay faus ris e Io mi non pargoletta, in fine della quale si legge:

36a Expliciunt cantilene dantis.

Cançone morale di messer Lionardo dareço. Lunga question.

39a Cançone deldecto messer Leonardo dareço. O Venere formosa.

40b Cançone di Guido dimesser Caualcante decaualcati. Donna miprega.

41b Incomincia uno scripto sopra laprecedente cançone di Guido caualcanti facta per maestro dino delgarbo doctor dimedicina, et uolgariçato per ser Iacopo mangiatoia notaio fiorentino.

63a Cançone morale facta per Guido da Siena. Quella uirtu chel terzo.

66a Cançona dimesser Cino dapistoia. Quando potro io dir.

68a Cançona morale facta per Guido da Siena. Cruda seluaggia fuggitiua.

70a Cançona morale. Piu chaltra aduenturata et bella donna.

44. Riccardiano 1108

Membranaceo, del secolo xv, di cc. 231. Cfr. Morpurgo, Catal. cit., I, 129. Contiene i Trionfi e le Rime del Petrarca (1a-178a), e la vita di lui scritta da Leonardo Aretino (178b-183b); tutte, ordinatamente, le rime della Vita Nuova (185a-197a), le solite quindici canzoni (197a-219b), Ay faus ris e Io mi son pargoletta (219b-220b), e la vita di Dante scritta da Leonardo Aretino (221a-230b): tutto senza rubriche.

45. Bibl. Civica di Rovereto, «Dante, Opere Mss.»

Membranaceo, del sec. xv, di cc. 62 non num. Fu noto al Dionisi (Aneddoti, v, 142), e venne descritto da Fl. Pellegrini nel Bullettino della Soc. Dant. Ital., N. S., IV, 17-19. Contiene le stesse cose, e nello stesso ordine, che reca il codice Magl. VII, 1076 da c. 1a a c. 62b. Anche le rubriche sono, si può dire, identiche:

(1a) Incominciano li sonecti et canzoni didante alighieri poeta fiorentino.

(15b) Qui finiscono isonecti et canzoni della uita nuoua didante. Et incomincia le canzoni facte pel decto dante poi.

(45a) Finite lecanzoni di Dante Alighieri.

Da miei lunghi sospiri talpace spero
Qual ne concede Amore
Ad chi ama con fede un gentil core.

(45b) Canzon morale di metter Lionardo darezo. Longa question.

(49a) Canzone di messer Lionardo darezo. O venere formosa.

(50b) Canzone di Guido caualcanti. Donna mi prega.

(52b) Incomincia uno scripto sopra la precedente canzone di Guido Caualcanti facto per maestro Dino del garbo di firenze doctore dimedicina et uolgarizato per ser Jacopo mangiatroia notaro et cittadino fiorentino.

E termina il codice (c. 61b) con un oscuro sonetto, risguardante la canzone del Cavalcanti che comincia Se tu considerrai questa canzone.

Il ms. appartenne già a Girolamo Tartarotti.

46. Biblioteca Nazionale di Parigi, Ital. 545
ancien supplément français 2373

Membranaceo, del secolo xv (a c. 243b reca la data del 19 febbraio 1456), di cc. 243, con miniature. È descritto in Marsand, I Mss. ital. della regia biblioteca parigina, I, 797, n° 692; Mazzatinti, I Mss. ital. delle biblioteche di Francia, I, 107; Auvray, Les Mss. de Dante des Bibliothèques de France, p. 143, n° 55. Contiene, oltre i Trionfi e le Rime del Petrarca, le medesime poesie di Dante che i tre codici precedenti, cioè le rime della Vita Nuova, le quindici canzoni, Ai fals ris e Io mi son pargoletta, con le seguenti rubriche:

191a Incipit liber sonectorum et cantilenarum Dantis Aligherii, excellentissimi poete Florentini. Lege eum feliciter.

203a Qui finiscono e sonecti elle canzone della Vita Nuova di Dante. Et incominciano le canzone che lui fe dapoi.

226b Finiscono le canzone di Dante.

Ha in fine (227-237) la vita di Dante di Leonardo Aretino:

Incomincia la Vita del clarissimo huomo Dante Alighieri, poeta Fiorentino, facta et composta da messer Lionardo d’Arezo.

Finisce la Vita di Dante Alighieri, sommo poeta fiorentino, composta et facta dallo eloquentissimo huomo messer Lionardo d’Arezo, laureato poeta et cictadino Fiorentino.

47. Biblioteca Nazionale di Parigi, Ital. 548
ancien fonds 77682

Splendido Ms. membranaceo, scritto nel 1478 da Antonio Sinibaldi, con magnifica legatura. È descritto in Marsand, I, 800, n° 694; Mazzatinti, I, 108; Auvray, p. 146, n° 56. Contiene le stesse cose cho il codice precedente, cioè i Trionfi e le Rime del Petrarca, le rime della Vita Nuova, le solite quindici canzoni (Amor tu vedi precede, e non segue come negli altri manoscritti, la sestina Al poco giorno), Ai fals ris e Io mi son pargoletta, e in fine la vita di Dante di Leonardo Aretino, con queste rubriche:

202a Incominciano e sonecti et le canzone del divino poeta Dante Allighieri, nobilissimo cittadino Fiorentino.

214a Qui finiscono li sonecti et le canzone della Vita Nuova di Dante, et incominciano le canzone che lui fece dapoi.

238a Incomincia la Vita del clarissimo huomo Dante Alighieri, poeta Fiorentino, composta da messere Lionardo d’Arezo, poeta famosissimo.

48. Vaticano lat. 3198

Membranaceo, del principio del sec. xvi (c. 9b: «questo libro o fatto scriuere io pro. di bart. damos deghalli (?) per portarlo cho me questo anno 1516»), di cc. scritte 243, più una bianca. In principio ha (c. 1b) un bel ritratto del Petrarca e (c. 2a-9b) l’indice del volume; e dopo le Rime e i Trionfi del Petrarca medesimo (10a-187a) e la vita di questo poeta scritta da Leonardo Aretino (187a-192a), Incominciano le cançone ζ sonetti di dante (193a-229a), cioè le solite quindici canzoni, il discordo Ai fals ris e le rime della Vita Nuova, meno il primo sonetto A ciascun’ alma, con la rubrica iniziale Incia la (queste ultime quattro lettere sono su rasura: originariamente doveva leggersi Incipit) uita noua di Dante (217a), e l’explicit Finita la vita nuova di Dante (229a). Il codice si chiude col capitolo Come per dritta linea l’occhio al sole (229b-232a), e colla Vita di Dante scritta da Leonardo Aretino (233a-243b).

49. Riccardiano 1117

Cartaceo del sec. xv, di cc. 37. Cfr. Morpurgo, Catal. cit., I, 141. Contiene, senza titolo, le solite quindici canzoni di Dante e il discordo Ai fals ris (3a-24b), e le rime della Vita Nuova, meno il primo sonetto (24b-35a), precisamente come in Vatic. lat. 3198. In fine di esse (c. 35a) si legge: Finita lauita nuoua di Dante poeta fiorentino ecellentissimo deo graçias amen.

50. Marciano ital. IX, 333

Cartaceo, del sec. xvi, di cc. 42. Pervenuto alla Marciana col legato di Iacopo Morelli. Contiene le stesse rime di Dante che abbiam trovato nei due codici precedenti, cioè le quindici canzoni (1a-27b) e Ai fals ris (c. 28a), e quindi ordinatamente tutte le rime della Vita Nuova, meno il primo sonetto (28b-42b). In principio di esse si legge: Qui chomincia lauita nuoua di danthe; in fine: Finita lauita nuoua di Danthe poeta fiorentino excellentissimo & scritta per mano... [cancellato il nome] Deo gratias. Anni Domini M. D. XII. chominciato. Segue in carattere minutissimo il sonetto Non uachorgete uoi d’un che si muore, senza nome d’autore.

51. Laurenziano XL, 44

Cartaceo, del sec. xv, di cc. scritte 60, oblungo, con la legatura originale dei Mss. medicei. Contiene a cc. 1a-50a, sotto il titolo Sonetti di Dante e canzone, molte rime, alcune delle quali gli sono ascritte a torto; e a cc. 4b-17b tutte le poesie della Vita Nuova, meno il son. Negli occhi porta, già stato trascritto a c. 1a. Che dette poesie derivino da un codice della Vita Nuova si ha, oltre che dall’ordine loro, dal fatto che il copista dopo aver trascritto (c. 13a) la stanza Sì lungiamente seguitò a scrivere:

Quomodo sedei sola ciuitas plena populo
fatta est quasi uidua domina gentium,

quasi fossero altri due versi della medesima poesia: dopo di che passò colla rubrica Canzone di dante alla canzone Gli occhi dolenti. Il codice è opera d’un amanuense ignorante, tanto he intitola ogni stanza della canz. Amor che ne la mente (c. 2b) ‛sonetto di Dante’. Cfr. Bandini, V, 49-56.
52. Marciano ital. IX, 352

Cartaceo, del sec. xvi, di cc. 49, e due con l’indice delle rime in principio. Venne acquistato dalla Marciana nel 1826 (cfr. I Codici di Dante in Venezia, Ven. 1865, parte 2a, p. 105 e sg.). Contiene, dopo l’indice alfabetico dei capoversi (Tabula huius operis):

1a Cantilene Dantis Eldigerìi & primo de asperitate dominę suę. Cusi nel mio parlar.

2b. De intelligentia Amori suo. Voi ch entendete.

4a. De virtutibus & pulchritudine domine sue. Amor che nella mente.

6a. De vera nobilitate loquitur egregie. Le dolce rime.

9a. Ad Amorem de domina sua loquitur. Amor cho moui.

11a. Quantum sit amore captus ostendit. Io sento si damor.

13a. Ostendit se propter hyemem non minus amare. Al poco giorno.

13b. Amorem rogat ut molliat crudelitatem domine sue. Amor tu uedi.

15a. Ostendit amorem su uni ob temporis qualitatem non mutari. Io son venuto.

16b. Dominabus conqueritur de Domina sua. El mincresce.

18b. Moralis. Tre donne.

21a. De pulchritudine & magnanimitate dominae suę ad mulieres amore captas. Donne chauete.

22b. De morte dominę suę loquitur. Donne pietose.

24b. Dominabus conqueritur de morte Dominę suę. Gli occhi dolenti.

26a. Dantis Sonetti incipiunt. E seguono, mescolati con rime del Serdini, le poesie della Vita Nuova, eccettuate le tre canzoni già trascritte o lo stanze Sì lungiamente o Quantunque volte, in quest’ordine:

Tolete via le nostre porte hormai
26b. Lor che titon si scopre il chiaro manto
27a. Decoris alma angelico thesoro
Preziosa virtù cui forte vibra
27b. Spesse fiate mi vene alla mente
28a. Piu acheronte flegeton o stygie
Frusto e del fragil legno ancore e sarte
28b. Io uegio bene hormai cho tua podesta
29a. Se lachrime dolor pianti e martyri
Le suaue orme & quella gentil fiera
29b. Tornato el sol che la mia mente alberga
Qual posa sempiterna o qual destina
30a. Non fiori herbette impallidite e lasse
30b. Ad ciaschunalma presa & gentil core

30b. Ad Amantes de suo dolore. O uoi che per la via damor passate.

31a. Piangete amanti poi che piange amore

31b. In mortem. Morte villana e de pieta nemica.

32a. Caualcando laltro hier per vn camino

32b. Rogat ballatam ut cum amore eat ad inuocandam pietatem. Ballata io uoglio che tu troui amore.

33a. Tutti li mei pensier parlan damore
33b. Con altre Donne mia uista gabbate
34a. Ciò che mincontra nella mente more
Amor el cor gentil sono una cosa
34b. Ne gliocchi porta la mia donna amore
35a. Voi che portate la sembianza humile
Se tu colui che hai tracto sovente
35b. Io mi sento suegliar dentro dal core
36a. Tanto gentile et tanto honesta pare
Vede perfectamente ogni salute
36b. Venite a intender li suspiri mei
37a. Era venuta nella mente mia
Videro gliocchi mei quanta pietate
37b. Color damore e di pietà sembianti
38a. Lamaro lachrimar che uoi faceste7
Gentil pensiero che parla di uoi
38b. Lasso per forza de molti suspiri
39a. Deh peregrini che pensosi andate
Oltre la spera che piu largo gira
39b. Fuga uirtu le corte o sensi accerui

40a. De amoris varietate. Poscia chamor.

42b. Dominam rogat ut sibi auxilietur in ingenii sui perturbatione. La despietata.

44a. Ostendit dolorem sępius causare audaciam. Doglia mi reca.

47b. Deprecatur Amorem ut Domine sue celet luctum suum. Amor da che el conuen.

53. Bibl. Nazionale di Firenze, Magliabechiano VII, 722

Cartaceo, del principio del sec. xvi, di cc. 54 num. Appartenne a m. Giouanni di bartolomeo Vespucci fiorentino, secondo si legge a c. 54b; e fu della biblioteca Gaddiana col n° 872. Contiene da c. 1a a c. 39a:
1) quelle che di sopra ho dette ‘rime scelte’ della Vita Nuova, e
2) le solite quindici canzoni di K2, con in fine la ballata Io mi son pargoletta e il discordo Ai fals ris. Seguono: (40a) Ballata i’ voi, (40b) Negli occhi porta, (41a) Tutti li miei pensier, appartenenti alla Vita Nuova, e quindi (c. 41b-47a), secondo l’ordine che in essa hanno, queste altre poesie:

41b. A ciascunalma presa ζ gentil core
Piangete amanti poi che piange amore
42a. Morte uillana ζ dipieta nimica
42b. Caualcando laltrieri per unchamino
Con laltre donne mia uista ghabbate
43a. Cio che mincontra nellamente more
Voi che portate lasembianza humile
43b. Se tu colui chai trattato souente
44a. I misenti suegliar dentro dalcore
Tanto gentile ζ tanto honesta pare
44b. Vedo perfectamente ogni uirtute
45a. Si lungamente ma tenuto amore
Venite antender gli sospiri miei
45b. Videro gliochi miei quanta pietate
Color dimorte ζ dipieta sembianti
46a. Lamaro lacrimar che uoi faceste
46b. Gentil pensiero che parla dinoi
Lasso per forza dimolti sospiri.

Vengono in fine, e con essa si chiude la sezione dantesca del codice, quest’altre rime varie (47a-50a): Nelle man vostre.... Chi guarderà giamai.... De gli occhi de la mia donna.... Parole mie che per lo mondo.... Voi che sarete.... E’ non è legno.... Ben dico certo.... Io son sì vago.... O dolci rime.... Il codice termina (50b-54b) con rime del Cavalcanti, del Guinicelli e di Cino da Pistoia. (Donna mi priega.... Vedete ch’io son un.... Poi che di doglia.... Per gli occhi fere.... Al cor gentil ripara.... Amor c’hai messo....).

È chiaro che le rime di cc. 41b-47a derivano da un codice che conteneva la Vita Nuova, o almeno la serie completa delle rime di essa: avendo già l’ordinatore della raccolta trascritto nelle carte precedenti da altre fonti buona parte delle rime della Vita Nuova stessa, non gli rimaneva da copiar qui se non le mancanti.

54. Laurenziano Strozziano 170

Ms. in pergamena, miniato, della prima metà del Cinquecento, di cc. 110, proveniente dalla libreria Strozziana, ove ebbe fra i codici in 4° il n° 193. Contiene, sotto il titolo Canzone di Dante, le medesime rime che abbiamo visto nel codice precedente, salvo che manca Ai fals ris, e non si trova dopo esso discordo ripetuta allata io vo’, già compresa fra le ‘rime scelte’. Abbiamo dunque in principio (c. 1a-45a) le ‘rime scelte’, le solite quindici canzoni e I’ mi son pargoletta; vengono appresso (45a) Negli occhi porta, (45b) Tutti li miei pensier, e (46a-53a) le altre rime della Vita Nuova che abbiamo indicato per Magl. VII, 722; seguono in ultimo (53a-62a), e coll’explicit Finiscono le cose di Dante, le rime varie con le quali nel codice medesimo si chiudeva la sezione dantesca e le rime seguenti del Cavalcanti, del Guinizelli, di Cino colle quali si chiudeva quel codice (Donna mi priega..., Vedete ch’io son un..., Poi che di doglia..., Per gli occhi fere..., Al cor gentil..., Amor c’hai messo....). Il codice strozziano termina con rime di altri autori: cfr. Bandini, Suppl. II 565-571.

55. Vaticano Barberiniano lat. 4036
già Barb. XLV, 130 (Barb.)

Membranaceo del sec. xiv, di pp. 196. Contiene rime varie dei secoli xiii-xiv, specialmente di autori perugini, e a pp. 121-130 e 189-192, adespote e anepigrafe, le rime della Vita Nuova nell’ordine preciso che hanno in essa, salvo che sono omesse Ballata i’ voi (§ XII), Donne che avete (§ XIX), Donna pietosa (§ XXIII), Gli occhi dolenti (§ XXXI), Quantunque volte (§ XXXIII) e Gentil pensiero (§ XXXVIII). Il codice fu già di Carlo di Tommaso Strozzi, il cui nome si legge a piè della p. 1: da lui dovè averlo l’Ubaldini8, di pugno del quale è l’indice dei rimatori in principio del volume. I quinterni sono male ordinati, tanto che le rime della Vita Nuova cominciano in fine di quello che va da p. 87 a 130, e, dopo due quinterni di roba diversa, proseguono in principio d’un altro quinterno che comincia colla pag. 189.

56. Laurenziano Rediano 184

Cartaceo del sec. xv, di cc. scritte 208. Contiene prose e rime varie dei secoli xiii-xv. Da c. 37c a c. 43c ha le solite quindici canzoni di Dante con le rubriche volgari sopra riportate dal codice Laur. XL, 42; a c. 43c la Canzone di dante contro afiorenza, ‘O patria degna’; quindi le Rime e i Trionfi del Petrarca; dopo dei quali (92d-97d) Seghuono anchora Canzoni e sonetti di Dante, e prima le canzoni, fra le quali Donna pietosa (92d) e Gli occhi dolenti (94b: Canzone didante perla Morte di biatricie), poi (94a) Chominciano sonetti didante con

Voi che portate lasenbianza vmile
Settu cholui chai trattato sovente,

e, dopo vari altri non appartenenti alla Vita Nuova, questi che le appartengono, trascritti saltuariamente, ma nell’ordine che quivi hanno. (95a-95c):

Tutti li mie[ipensie]ri parlan damore
Cio che mincontra nella mente more
Amore elcor gientile sono vna cosa
Negliocchi porta lamia donna amore
Imi senti suegliare dentro dal core
Vede perfettamente ogni salute;

appresso altre rime varie, e poi (95d)

Chollaltre donne mia vista ghabbate;

ancora rime varie, e quindi (96b)

Qualunque volte lasso mirimenbra;

e dopo un son. che comincia Quando duocchi chiari albel sereno, seguono (cc. 96c-97b) ordinatamente molte altre rime della Vita Nuova:

O voi che perlavia damor passate
Morto villana di pieta nimicha
Piangiete amanti poi che piangie amore
Spesse fiate vennemi alla monte
Tanto gientile etanta honesta pare
Venite antendere gli sospiri miei
Era venuta nella mente mia
Videro gliocchi miei quanta piatate
Color diperla edipiata senbianti
Lamaro lacrimare che voi facieste
La sopraforza de molti sospiri
Oltre laspera che più largho gira;

e dopo un’altra breve interruzione anche i sonetti (97c-d)

Chaualchando laltrieri pervn chamino
De perregrini che sipensosi andate;

e infine, dopo il son. ‘Io vidi al campo un padiglion tirante’, il sonetto (97d)

Gientil pensiero che parla di voi.


Contengono le cosiddette ‘rime scelte’, oltre questi cinque codici, già descritti:

Bibl. Nazionale di Firenze, Conv. B, 2, 1267, cc. 156a-164a

Bibl. Universitaria e Territoriale di Strasburgo, c. 29a, 29b, 33b, 34b-35b

Bibl. Bodleiana d’Oxford, Canonici Ital. 114, cc. 35a-41b

Magliabechiano VII, 722, cc. 1a-9b

Laurenziano Strozziano 170, cc. 1a-11a i seguenti Mss.

57. aurenziano medic. palat. 85

Membranaceo, del secolo xv, di cc. 81. Cfr. Bandini, Suppl. III, 244-6. Contiene, oltre i Trionfi del Petrarca (cc. 1a-44a). le ‘rime scelte’ della Vita Nuova, le solite quindici canzoni assegnate a Dante dai codici della tradizione boccaccesca, la ballata Io mi son pargoletta e il discordo Ai fals ris (cc. 45a-81a) colla rubrica: Cominciano lecanzone et sonetti delchristiano poeta Dante alighieri cittadino fiorentino. In ultimo: Fine delle canzone et sonetti delchristiano poeta Dantealighieri difirenze. Deo gratias in omnibus & per omnia.

58. Biblioteca Nazionale di Firenze, II, iv, 102
già Magl. XXI, 121

Cartaceo, del sec. xv (1467), di cc. 177. Appartenne alla libreria Strozziana, e v’ebbe fra i codici in foglio il n° 169. Contiene fra varie scritture in prosa (come un volgarizzamento del De Amicitia di Cicerone, un trattatello di colori rettorici, l’Epistola di S. Bernardo a Raimondo, un formulario di soprascritte di lettere, ecc.), le medesime rime di Dante (30a-40b) che nel codice precedente. In fine: Expliciunt cantilene morales Egregii poete dantis allegerij ciuis florentini.

59. Biblioteca Nazionale di Firenze, II, iv, 126
già Magl. VII, 1336

Cartaceo, del sec. xv, di cc. 77. Fu già dell’Accademia della Crusca (n° 20). Ha in principio (1a-5a) rime varie di Mariotto Davanzati e di Francesco da Pontenano, e in fine (39b-77b) le canzoni di Bindo Bonichi e qualche altra poesia anepigrafa: a cc. 6b-39b le rime di Dante che abbiamo trovate nei codici precedenti. In principio di esse si legge: Chanzone essonetti et ballate di dante alighierj difirenze; in fine: Expliciunt cantilene morales Egregij poete dantis allegherj civij florentini.


60. Bibl. Nazionale di Firenze, Palatino 182
Membranaceo, del sec. xv, di cc. 49. Contiene anepigrafe le me- desime rime di Dante che nei tre codici precedenti.
61. Riccardiano 1127

Cartaceo, del sec. xv (1417), di cc. 207. Cfr. Morpurgo, Catal. cit., I, 158. Oltre le Rime e i Trionfi del Petrarca (1a-174a), contiene (cc. 180a-206b) anepigrafe le medesime rime di Dante che nei codici precedenti. In fine: Expliciunt cantilene morales egregii poete dantis expricte [in cambio di excripte] pro me Amati [Amato lanaiuolo, come si legge in fine delle rime del Petrarca].

62. Riccardiano 1144

Cartaceo, del sec. xv, di cc. 135, formato di due manoscritti distinti (il 1°, cc. 1-40; il 2°, cc. 41-135). Cfr. Morpurgo, Catal. cit., I, 173. Il primo manoscritto contiene le medesime rime di Dante che nei codici precedenti, colla dichiarazione in principio (1a): Incipiunt Sonitus ζ cantilene carissimi dantis ex sua Vita noua electe. In fine (38a): Expliciunt cantilene morales egregij poete dantis allegherij ciuis Florentini.

63. Riccardiano 1340

Cartaceo, del sec. xv, di cc. 88. Cfr. Morpurgo, Catal. cit., I, 399. Fra varie scritture in prosa, come l’Epistola della morte di S. Girolamo scritta da S. Eusebio, la Vita di S. Girolamo, il trattato Dell’Amicizia di Cicerone, ecc. (1a-65b) e un formulario di soprascritte di lettere (85a-87b), stanno (66a-84b) le medesime rime di Dante che nei codici precedenti, con la solita dichiarazione in fine: Expliciunt Cantilene Morales eggregij poete Dantis allegherij ciuis florentini.

64. Riccardiano 1040

Cartaceo, del sec. xv, di cc. 63. Cfr. Morpurgo, Catal. cit., I, 35. Contiene: (2a-27a) le medesime rime di Dante che nei codici precedenti, anepigrafe; (30a-53a) canzoni di Bindo Bonichi, adespote e anepigrafe; (54a-56b) sonetti di Mariotto Davanzati, pur adespoti e anepigrafi.

65. Riccardiano 2823

Cartaceo, del sec. xv, di cc. 205. Dopo rime varie di Niccolò Cieco di Arezzo, del Sennini e d’altri, cominciano (112b) le Canzone di dante Alighieri poeta ephilosapho etheolago fiorentino feliciter explicit (corretto Incipit), cioè le medesime rime che nei codici precedenti. In fine (146a): Finito ilchanzoniere eballatine esestine esonetti di dante alighieri fiorentino.

66. Biblioteca Comunale di Siena I, viii, 36
Cartaceo, del sec. xv, di cc. 111. Contiene (c. 75a) le ‘rime scelte’ della Vita Nuova, le solite quindici canzoni, e, dopo alcune altre rime, anche Ai fals ris, cioè le medesime che nei codici precedenti.
67. Chigiano M, iv, 79

Cartaceo, della fine del sec. xv, di cc. 200. Contiene rime varie dei sec. xiii-xv, e da c. 17b a c. 45a le solite quindici canzoni di Dante (la sestina Al poco giorno è stata portata in fine della serie) e le cosiddette ‘rime scelte’ della Vita Nuova. Segue il son. Alessandro lasciò la segnoria e quindi (45b) il discordo Ai fals ris, e, dopo varie altre rime, a c. 56a anche la ballata Io mi son pargoletta.

68. Chigiano M, vii, liv
Membranaceo, del sec. xv, di cc. 47 non num. e 8 bianche. Contiene le 4 ‘rime scelte’ della Vita Nuova, le quindici canzoni, Io mi son pargoletta e Ai fais ris tutte adespote e anepigrafe.
69. Bibl. Comunale di Bologna, sala 16, cod. C, ii, 22

Membranaceo, del sec. xv, di cc. 208, più 8 non num. nelle quali è l’indice delle rime del volume. Oltre le Rime e i Trionfi del Petrarca (1a-177a), contiene (178a-208b), adespote e anepigrafe, le solite ‘rime scelte’ della Vita Nuova, le quindici canzoni, Io mi son pargoletta, Ai fals ris.

70. Trivulziano 1052

Membranaceo, del sec. xv, di cc. 55. Contiene le ‘rime scelte’ della Vita Nuova, le quindici canzoni, con in fine la solita dichiarazione: Expliciunt cantilene morales egregii poete dantis allegherij ciuis fiorentini; e quindi la ballata Io mi son pargoletta e il discordo Ai fals ris.

71. Bibl. Bodleiana d’Oxford, Canonici Ital. 50

Cartaceo, del sec. xv, di cc. 237. Contiene anch’esso (cc. 9-47) le ‘rime scelte’ della Vita Nuova, le quindici canzoni, e il discordo Ai fals ris, coll’intitolazione: Canzoni morali del famosissimo poeta dante alighieri da firenze, Et sonecti. Cfr. Mortara, Catal. cit., col. 56-69.

72. Bibl. Bodleiana d’Oxford, Canonici Ital. 99

Cartaceo, della fine del sec. xv, di cc. 179, con miniature. Contiene (cc. 1-39) le ‘rime scelte’ della Vita Nuova, le quindici canzoni, Io mi son pargoletta, Ai fals ris, col titolo: Canzone del divino poeta Dante Alighieri. Cfr. Mortara, Catal. cit., col. 113-116.


Anche i tre seguenti Mss. contengono le ‘rime scelte’ con le altre poesie che abbiamo visto unirsi ad esse nei codici precedenti; se non che, per tenere ben distinte le canzoni dai sonetti e dalle ballate, le tre canzoni tratte dalla Vita Nuova sono state riunite e confuse con le altre quindici solite, e la ballata Io mi son pargoletta è stata portata in fine delle ‘rime scelte’; e di seguito alla ballata è stata aggiunta la canzone Io non posso celare, data da qualche altro codice a Dante, ma che appartiene a Cino.

73. Bibl. Nazionale di Firenze, Conv. F, 5, 859

Cartaceo, del sec. xv, di cc. 162 scritte, proveniente dal Convento di S. Maria Novella. Contiene:

(1a-24a) Cançone di dante alighieri fiorentino, (così disposte: Così nel mio parlar — Donne che avete — Donna pietosa — Voi che intendendo — Amor che ne la mente — Le dolci rime — Amor che muovi — Io sento sì d’amor — Al poco giorno — Amor tu vedi — Io son venuto — Gli occhi dolenti — E’ m’incresce — Poscia ch’Amor — La dispietata — Tre donne — Doglia mi reca — Amor da che — Ai fals ris).

(24b-26b) Ballate e sonetti e cannone di dante tratte della uita nuoua; e sono: Quantunque — O voi che per la via — Ballata i’ voi — Spesse fiate — Amor e ’l cor gentil — Era venuta — Deh peregrini — Oltre la spera — Io mi son pargoletta.

(26b-27a) Cançona morale di Dante. Io non posso celare. (Si avverta che questa canzone è aggiunta posteriormente alle altre — sebbene dalla stessa mano — come mostrano il colore dell’inchiostro e l’essere scritta gran parte nel margine a destra della c. 26b, dov’era già scritto il son. Oltre la spera e la ball. Io mi son pargoletta, forse pel dubbio cho non potesse entrare tutta nella pag. 27a, sola lasciata bianca prima della canzone Donna mi prega del Cavalcanti, che comincia a c. 27b). Il codice termina (27b— 162a) colla predetta canzone del Cavalcanti o colle Rime e i Trionfi del Petrarca.

74. Riccardiano 1143

Cartaceo, della fine del sec. xv, di cc. 183. Contiene da c. 11 a c. 36a le rime di Dante come nel codice precedente, adespote e anepigrafe, e da c. 37a a 183b il canzoniere del Petrarca.

75. Laurenziano Strozziano 171

Cartaceo, del sec. xv, e piuttosto, credo, della 2a che della 1a metà, di cc. 137. Nella libreria Strozziana ebbe il n° 230 degli in f°. Di seguito al canzoniere del Petrarca (1a-93a), Chantilene clarissimi poete dantis de Aldicheris frorentini feliciter incipiunt (93a-110a), e son le stesse canzoni che nei due codici precedenti, salvo che fra Amor da che convien e Ai fals ris è inserita Io non posso celare che in quei due codici era fuori di serie. Seguono poi i Trionfi del Petrarca (cc. 110a-135a), e in fine (cc. 135a-137a) i Sonetti et ballate et chanzone di dante tratte della sua vita nuova. A c. 137a si legge: Liber iste est Ihovannis Jacobi Latini primerani Lotti domini folchetti M. Chiariti domini Guidocti M. depiglis e manu propia scrissit. sit laus deo. Cfr. Bandini, Suppl. II 571-573.

76. Laurenziano XLI, 20
Cartaceo, dei sec. xv e xvi, di cc. scritte 118. Contiene il canzoniere di Guido Cavalcanti con la Notizia di Antonio Manetti a Giovanni di Niccolò Cavalcanti su quel rimatore, altre notizie biografiche di lui, e due commenti alla canzone Donna mi prega. A c. 13a: Sonetto di Dante allegri primo emaxime che appaia nella sua operetta intitolata Vita nuoua elquale sonetto e fe per dimostrare una sua uisione damore emandollo fuori afine che a quello fusse riposte maxime per uedere se da alchuno quello che quello sughnificaua sintendea, fuuui risposto damolti dicitori di quel tempo et da huomo solo fu inteso et questo fu Ghuido caualcanti & daquesto originalmente comincio lamicitia tra luno elaltro. Veramente Dante dice nella Vita Nuova (III, 15) che «lo verace giudicio del detto sogno non fue veduto allora per alcuno»; ma può ben darsi che il compilatore della didascalia abbia affermato il contrario per un trascorso di memoria. Essa didascalia, per gli altri particolari che contiene e specialmente por la notizia che il sonetto fu principio dell’amicizia fra Dante e Guido, par certo dedotta dalla Vita Nuova, e quindi anche il sonetto che segue.





  1. Cfr. nelle mie Due noterelle dantesche (Firenze, tip. Carnesecchi, 1898, per Nozze Rostagno-Cavazza) «Il codice Strozzi di rime antiche citato dall’Ubaldini e dalla Crusca», dove si prova l’identificazione di questo codice col Chigiano.
  2. Il codice ha avuto parecchie numerazioni: una a pagine, la quale rimane intatta nel verso delle carte e traspare in rasura, sotto la più recente, nel retto (pp. 17-72 per la Vita di Dante del Boccaccio e per la Vita Nuova; pp. 1-10 per la canzone del Cavalcanti Donna mi prega; pp. 1-90 pel rimanente); una a carte da 1 a 79, ripetendosi due volte il numero 49; finalmente una in lapis a piè di pagina da c. 49 in poi per correggere l’errore della numerazione procedente. Quella prima numerazione a pagine fa supporre ohe anticamente la canzone del Cavalcanti fosse proposta alla Vita di Dante o alla Vita Nuova. Essa canzone sta in un quaderno a sè, nel quale sono state tagliate le cc. 5-7, che, come l’ottava rimasta, dovevano esser bianche: numerate prima della mutilazione del quaderno tutte le pagine, s’arrivava appunto a 16 in modo da poter continuare la numerazione da 17 a 72 nelle altre due operette. E fu forse il Corbinelli a far rilegare il codice come sta ora, avendo posto in testa alla Vita di Dante (c. 1a):

    Di Prose et Rime antiche L°. p°.
         questo testo e in molti luoghi discrepante
              da un altro Ms. in quarto carta ordª.

    E veramente il quaderno della canzone del Cavalcanti doveva apparire in principio del codice fuori di posto, spettando la precedenza alla Vita di Dante che ha l’iniziale con un fregio, il quale non si riscontra nelle altre scritture, e che a piè di pagina porta uno scudetto giallo con tre fasce orizzontali rosse e un leone rosso uscente. L’indice posto in principio, sulla quarta guardia, dal Corbinelli può far credere a un ordine in origine diverso, essendo tale:

    Carmina Boccacij in Dantis laudem ad Petrarcham.
    Vita di Dante, composta dal Boccaccio.
    Vita nuoua di Dante, da esso composta.
    Le Canzoni distese di Dante.

    Franciscj Petrarce Fragmentorum liber
    La Canzone di M. Guido Caualcanti col comento
                            di m. Dino del Garbo.

    Ma che questo è un indice ordinato secondo le materie e non secondo la disposizione materiale delle scritture, si vede da ciò, che fra il carme del Boccaccio e le canzoni di Dante non potè mai esser interposta nessun’altra scrittura, finendo il carme a c. 34a e cominciando le canzoni subito nel tergo della stessa carta.

  3. Studi di Manoscritti e testi inediti, Bologna, Zanichelli, 1899, p. 21 s.
  4. A c. 1a in alto e fuor dell’inquadratura ordinaria delle pagine in rosso di mano del copista:

    Epitaffio del chiarissimo poeta dante alighieri.

    al qual titolo nulla segue. Non si spiega perchè ci sia stato messo.

  5. Una copia di questo codice fatta da L. A. Muratori si conserva nella Biblioteca Estense (Archivio Muratoriano, filza II, fasc. 12°). È un Ms. di tre quaderni, di carte nn. 24 in tutto, e la Vita Nuova occupa le cc. 1a-23a: reca il titolo di Vita Nuova di Dante e l’explicit Il fine della Vita Nuova. Nello stesso fascicolo è un foglio di appunti bibliografici, di mano anch’essi del Muratori, in testa al quale si legge: «La Vita Nuova di Dante stampata in Firenze 1576 non è così copiosa come si truova nel cod. nostro F. 326 nella B. dei Mss.» Segue l’indicazione d’ altri codici ambrosiani, o di libri a stampa degli anni 1689, 1690, 1696: nell’interno dello stesso foglio è la minuta di una lettera del Muratori al Card. Nurisio, in data Cesani 3 Id. Sept. 97 (=n.° 234 dell’Epistol. Muratoriano, ed. Campori, vol. I, p. 257). Che nel 1697 il Muratori studiasse il codice Ambrosiano della Vita Nuova risulta anche dalla lettera al Magliabechi del 18 settembre di quell’anno, da Cesano: «....ciò che più m’importa, si è l’intendere quali edizioni v’abbia della Vita Nuova, libro di Dante. Prima di portarmi in villa, osservai che nella nostra Ambrogiana abbiamo una copia di detto libro scritto a penna, e più copiosa della stampata in Firenze l’anno 1576. Onde, quando non ve n’avesse una edizione più ampia, m’è saltato in capo un temerario pensiero di nuovamente farla imprimere, o aggiungere alcune osservazioni intorno all’autore ed a’ bei versi che vi son dentro; e se fosse dicevole, dedicar tutto a cotesta rinomata accademia» (Epistolario, ed. cit., n.° 235; I, 260-1: cfr. anche la lettera allo stesso del 9 ottobre ’97, pur da Cesano, ibid., n.° 240). Tredici anni appresso nel Giornale de’ letterati d’Italia, parlandosi del Muratori, s’annunziava: «Sbrigati gli Anecdoti Latini, pensa quest’erudito ed indefesso Bibliotecario di dare due tomi anche di Anecdoti Italiani, che conterranno:
    La Vita Nuova di Dante assai più copiosa delle stampate.
    Un fascio di molte Lettere inedite di Torquato Tasso....» (Venezia 1710, tomo I, p. 151-2). Le poesie che nel codice Ambrosiano sono soltanto indicate colla trascrizione del 1° verso, nella copia muratoriana sono intere: per esse il Muratori seguì il testo della raccolta Giuntina, Sonetti e Canzoni di diversi antichi autori toscani, Firenze 1527.
  6. Tali rime sono disposte in quest’ordine: Donne che avete.... Donna pietosa.... Così nel mio parlar.... Voi che intendendo.... Amor che nella mente.... Le dolci rime.... Gli occhi dolenti.... O voi che per la via.... Ballata io vo’.... Spesse fiate.... Amor e ’l cor gentil.... Quantunque volte.... Era venuta.... Deh peregrini.... Oltre la spera.... Amor che muovi.... Io sento.... Al poco giorno.... Amor tu vedi.... Io son venuto.... E’ m’incresce.... Poscia ch’Amor.... La dispietata.... Tre donne.... Doglia mi reca.... Amor da che.... Io mi son pargoletta.... Ai fals....
  7. In margine, di mano diversa: «dimostra ’l poeta in questo sonetto che andò press’ ad inamorarsi di nuouo dapoi la morte di bce. et questa donna si pensa che e’ fosse monna nanna che lo mouea ad amarla».
  8. Pei codici prestati dallo Strozzi all’Ubaldini, mentre questi attendeva alla pubblicazione dei Documenti d’Amore di Francesco da Barberino, cfr. I. Del Lungo, Dino Compagni e la sua Cronica, I 773 ss., e M. Barbi, Due noterelle dantesche cit., p. 17-8.

Note

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