La pressione sanguigna ortostatica è un parametro vitale che viene rilevato a un paziente che soffre di un potenziale problema di pressione. Il disturbo chiamato "ipotensione ortostatica" si manifesta quando la pressione sanguigna di un individuo diminuisce considerevolmente cambiando posizione (ad esempio, sedendosi da una posizione sdraiata o alzandosi in piedi dopo essere stato seduto), causando capogiri, vertigini e perfino svenimenti. Nello specifico, se la pressione sistolica (la "massima") o quella diastolica (la "minima") cala di 10 mmHg nel giro di tre minuti da quando la persona si è alzata, si parla di "ipotensione ortostatica". Puoi misurare la pressione a un paziente in diverse posizioni, per capire se soffre o meno di questo problema.

Parte 1
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Misurare la Pressione al Paziente Sdraiato

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    Chiedi alla persona di restare distesa per cinque minuti. Dovrebbe sdraiarsi completamente su un tavolo, un letto o un divano. Avvolgi strettamente il manicotto dello sfigmomanometro, cioè del misuratore di pressione, attorno alla parte superiore del braccio del paziente e fissalo con la striscia in velcro.
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    Metti lo stetoscopio sull'arteria brachiale.[1] Quando hai avvolto il manicotto al braccio, chiedi alla persona di ruotare il palmo della mano verso l'alto e appoggia la campana dello stetoscopio nella parte interna del suo gomito; la campana ha una superficie ampia, mettendola quindi in questo punto, dovresti riuscire a sentire le pulsazioni dell'arteria brachiale che passa proprio da lì; il battito percepito a livello dell'arteria permette di misurare la pressione arteriosa.
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    Gonfia il manicotto con il mantice.[2] In genere, devi portarlo a una pressione pari a 200 mmHg, che rappresenta il valore di partenza da cui inizi poi a sgonfiare gradualmente il manicotto; monitora il manometro man mano che la pressione del manicotto si riduce. La pressione sistolica è la forza esercitata dal sangue sulle pareti arteriose durante un battito e di solito è compresa fra 110 e 140 mmHg.
    • Sai di aver raggiunto il valore di pressione massima (sistolica) quando percepisci il "battito" dell'arteria brachiale nello stetoscopio; si tratta del suono emesso dal sangue mentre attraversa il vaso sanguigno.
    • Prendi nota mentalmente del numero mentre continui a sgonfiare il manicotto e ad ascoltare il battito attraverso lo stetoscopio.
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    Registra il valore diastolico (pressione minima) quando il suono del battito sparisce. Il numero dovrebbe essere inferiore, compreso in genere fra 60 e 90 mmHg e corrisponde alla forza esercitata dal sangue sulle pareti delle arterie fra un battito e l'altro.
    • Scrivi il dato della pressione sistolica, una barra (/) e il valore di quella diastolica. Entrambe le misure si esprimono in millimetri di mercurio, cioè mmHg; ad esempio, puoi annotare: "120/70 mmHg".
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    Termina la procedura contando i battiti al polso radiale. Per rilevare questo dato devi appoggiare l'indice e il medio all'interno del polso del paziente; quando percepisci il battito cardiaco, osserva un orologio o un cronometro per 60 secondi e conta il numero dei battiti.
    • La maggior parte della gente ha una frequenza cardiaca compresa tra 60 e 100 battiti al minuto (BPM); se il polso è al di fuori di questo intervallo, il paziente potrebbe non riuscire a stare in piedi e continuare l'esame.
    • Annota la frequenza cardiaca e preparati per le fasi successive del test, durante le quali devi chiedere alla persona di alzarsi.
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Parte 2
Parte 2 di 3:

Misurare la Pressione al Paziente in Posizione Eretta

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    Chiedi al paziente di stare in piedi. Verifica che abbia a disposizione un supporto a cui appoggiarsi, nel caso si senta instabile; chiedigli di aggrapparsi a qualcosa con la mano sinistra, in modo che tu possa misurare la pressione e la frequenza cardiaca al braccio destro.
    • Aspetta finché non ha raggiunto un po' di stabilità; una volta fatta alzare la persona, devi eseguire il test nel modo più rapido possibile (entro il primo minuto).
    • Dille di farti sapere se, in qualunque momento, prova dei capogiri o se ha la sensazione di svenire, in modo che tu possa farla sedere. Sebbene sia necessario che resti in piedi per questo test, non devi eseguirlo correndo il rischio che svenga.
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    Gonfia di nuovo il manicotto. Rileva il dato della pressione sistolica e diastolica annotando entrambi i valori; controlla anche la frequenza cardiaca e scrivi il risultato.[3]
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    Aspetta due minuti. Il paziente dovrebbe restare in piedi. Trascorso questo tempo dalla prima rilevazione in posizione eretta (quindi tre minuti in tutto da quando si è alzato), esegui un'altra misurazione della pressione; gonfia nuovamente il manicotto e scrivi la pressione massima e minima. In una situazione normale, i dati rilevati in questa seconda occasione dovrebbero essere maggiori rispetto a quelli ottenuti dopo un minuto di permanenza in piedi, dato che l'organismo ha avuto più tempo per compensare il cambio di postura.
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    Valuta per l'ultima volta la frequenza cardiaca (il numero dei battiti al polso).[4] Annota tutti i rilevamenti e chiedi al paziente di sedersi di nuovo, mentre calcoli le variazioni e analizzi i risultati.
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Parte 3
Parte 3 di 3:

Valutare i Dati

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    Valuta i risultati.[5] Sottrai i valori ottenuti dopo un minuto di posizione eretta a quelli rilevati in posizione supina; sottrai inoltre i dati misurati dopo tre minuti da quelli della posizione sdraiata, per confrontarli e osservare con quanta rapidità il corpo riesce ad adattarsi.
    • Valuta se il paziente soffre realmente di ipotensione ortostatica; se il valore sistolico diminuisce di 20 mmHg o quello diastolico di 10 mmHg, è probabile che abbia questo problema.
    • Ricorda che i valori di riferimento per la diagnosi sono quelli misurati dopo un minuto di posizione eretta e non quelli dopo tre minuti (questi forniscono solo un termine di paragone per valutare le capacità di compensazione dell'organismo).
    • Considera inoltre se la frequenza cardiaca è aumentata oltre i livelli normali. In genere, il polso accelera di 10-15 battiti al minuto; tuttavia, se l'incremento è di 20 o più pulsazioni al minuto, dovresti rivolgerti al medico per una valutazione approfondita.
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    Tieni in considerazione i sintomi.[6] A prescindere dai cambiamenti che hai notato nei valori pressori da sdraiato e in posizione eretta, se il paziente lamenta costantemente capogiri e/o vertigini quando sta in piedi, dovrebbe recarsi da un medico per un'analisi e una diagnosi delle cause. La diagnosi di "ipotensione ortostatica" può essere formulata anche sulla base dei soli sintomi, senza considerare i dati numerici della pressione, è quindi importante chiedere alla persona quali sono i disturbi di cui soffre non appena si alza.
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    Comprendi perché è importante rilevare la pressione sanguigna ortostatica. "L'ipotensione ortostatica" (calo pressorio subito dopo aver raggiunto la posizione eretta) è molto comune soprattutto fra gli anziani. I sintomi sono capogiri e/o vertigini quando si sta in piedi e alcuni individui corrono il rischio di svenire quando si alzano, a causa di un apporto insufficiente di sangue al cervello; è importante esserne consapevoli per correggere o migliorare la situazione, per quanto possibile.
    • Nella popolazione anziana, le cause comuni di ipotensione ortostatica sono rappresentate dai farmaci, da un consumo insufficiente di sale (anche se troppo sodio può portare all'ipertensione) o semplicemente da un ritardo nell'adattamento della pressione dopo aver cambiato posizione che, in qualche modo, è correlato al processo naturale dell'invecchiamento.[7]
    • L'ipotensione ortostatica è molto meno diffusa fra i giovani; tuttavia, può essere il risultato di un'altra malattia (morbo di Parkinson, sindrome paraneoplastica e via dicendo), della disidratazione estrema o di una forte emorragia successiva a un trauma.
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Informazioni su questo wikiHow

Shari Forschen, NP, MA
Co-redatto da:
Infermiera Specialista Clinica
Questo articolo è stato co-redatto da Shari Forschen, NP, MA. Shari Forschen lavora come Infermiera Registrata al centro Sanford Health, nel Dakota del Nord. Ha conseguito la Laurea in Scienze Infermieristiche Generali e Cliniche presso la University of North Dakota e lavora come infermiera dal 2003. Questo articolo è stato visualizzato 13 604 volte
Categorie: Salute
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