Formula di struttura del decaclorobifenile

I policlorobifenili, noti spesso con la sigla PCB, sono una classe di composti organici la cui struttura è assimilabile a quella del bifenile i cui atomi di idrogeno sono sostituiti da uno fino a dieci atomi di cloro. La formula bruta generica dei PCB è C12H10-xClx. Sono considerati inquinanti persistenti dalla tossicità in alcuni casi avvicinantesi a quella della diossina.

Proprietà

Il PCB, nell'iniziale accezione di miscela di diversi isomeri di posizione e diverse molecole a differente grado di clorurazione, è un prodotto brevettato dalla Monsanto.

La maggior parte dei PCB si presenta in forma di solidi cristallini incolori, mentre le miscele di uso industriale sono liquidi viscosi, la cui viscosità è generalmente proporzionale al tenore di cloro presente.

Benché le loro proprietà fisiche varino all'interno della classe, tutti i PCB sono caratterizzati da una bassa solubilità in acqua e da una bassa volatilità. Sono inoltre tutti molto solubili in sostanze idrofobe come oli e grassi. Sono sostanze molto stabili, che possono essere distrutte solo per incenerimento o attraverso processi catalitici.

Le miscele di PCB erano usate in un'ampia gamma di applicazioni. Il loro uso commerciale nasceva principalmente dalla elevata stabilità chimica, da cui la sostanziale non infiammabilità, e da utili proprietà fisiche quali l'essere un ottimo isolante elettrico e un buon conduttore termico. Gli oli, generalmente indicati con il termine askarel, venivano usati come fluidi dielettrici per grandi condensatori e grandi trasformatori[1], fluidi per scambio termico, fluidi per circuiti idraulici, lubrificanti e oli da taglio. I PCB erano usati anche come additivi in vernici, pesticidi, carte copiative, adesivi, sigillanti, ritardanti di fiamma e fissanti per microscopia.

La loro stabilità è tuttavia anche responsabile della loro persistenza nell'ambiente.

Tossicità e rischi ambientali

L'uso dei PCB è andato declinando dagli anni settanta, a causa dell'allarme ambientale sorto attorno ad essi che ha portato al bando della loro produzione in numerose nazioni. Il loro grado di tossicità è stato comunque oggetto di controversia. La tossicità dei diversi PCB varia molto da composto a composto come pure il meccanismo di azione biologica; i cosiddetti non-orto PCB, o Co-PCB (PCB complanari rispetto ai due anelli aromatici) sono i più tossici e i più simili alla diossina per effetti e proprietà. Inoltre, negli stessi, l'ossidazione parziale, anche in seguito a combustione incompleta, può originare diossine clorurate, tra cui TCDD.

Gli effetti più comunemente osservati sulla salute umana sono la cloracne e le eruzioni cutanee. Studi su lavoratori esposti hanno mostrato alterazioni nell'analisi di sangue e urine correlabili a danni a carico del fegato.

Pochi sono gli studi che associano l'esposizione ai PCB al cancro del fegato e delle vie biliari; secondo la statunitense EPA i PCB sono composti probabilmente cancerogeni per l'uomo e solo nel febbraio 2013 l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro IARC ha stabilito una correlazione certa tra esposizione ai PCB e cancro.[2]

La Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti pone dal 2001 tra i suoi obiettivi l'eliminazione o diminuzione d'uso di alcune sostanze nocive per la salute umana e per l'ambiente, gli Inquinanti Organici Persistenti (POP). I POP sono composti chimici con proprietà tossiche che si propagano nell'aria, nell'acqua e nel terreno e, a causa della loro stabilità chimica, rimangono nell'ambiente per lungo tempo. In questo approccio 12 inquinanti principali: aldrin, clordano, dicloro difenil tricloroetano, dieldrin, endrin, eptacloro, mirex, toxafene, esaclorofene e tre classi di composti: policlorodibenzodiossine (PCDD o più comunemente detta diossina), policlorodibenzofurani (PCDF). e i policlorobifenili (PCB), sono accomunati per azione e persistenza.

Il PCB entra soprattutto nei sistemi acquosi, penetra nel corpo degli animali ed essendo liposolubile, passa nei tessuti adiposi e vi si accumula. La tossicità diretta non è la più pericolosa, in quanto per uccidere un topo occorrono circa 5 grammi di PCB per ogni chilo di massa corporea, mentre è l'assorbimento prolungato nel tempo e quindi l'accumulo che porta alla morte. Il PCB si diffonde nel fegato, nei tessuti nervosi e in tutti gli organi e tessuti ad alta componente lipidica.

Il caso Brescia-Caffaro

La produzione di PCB fu vietata per la prima volta in Giappone nel 1972[3], a seguito di un incidente che coinvolse 2000 persone. In seguito fu vietata negli Stati Uniti a partire dal 1977, e in Italia a partire dal 1983. In quell'anno ha terminato l'attività l'unico stabilimento italiano che produceva PCB, la Caffaro di Brescia. Tale azienda, a seguito dell'acquisizione nel 1930 dalla Monsanto dei diritti di utilizzo del brevetto, produceva PCB dal 1932.

Brescia[4] ed Anniston, negli USA, rappresentano i maggiori casi a livello mondiale di contaminazione da PCB nelle acque e nel suolo, in termini di quantità di sostanza tossica dispersa, estensione del territorio contaminato, numerosità della popolazione coinvolta e durata della produzione.

I valori rilevati dalla ASL bresciana a partire dal 1999, sono anche 5000 volte al di sopra dei limiti fissati dal DM 471/1999 (livelli per area residenziale, 0,001 mg/kg). A seguito di quella ed altre indagini, a giugno 2001 è stata presentata una denuncia di disastro ambientale alla Procura della Repubblica di Brescia.[5][6] Altre indagini a campione sulla popolazione bresciana adulta hanno evidenziato che i residenti di alcune aree urbane hanno valori di PCB in media superiori anche di 10-20 volte circa rispetto a quelli di riferimento.

Alcune aree del comune sono dichiarate Sito di interesse nazionale per la contaminazione diffusa da PCB, PCDD-PCDF, arsenico e mercurio.[7][8][9][10]

Note

  1. http://www.fondazionemicheletti.eu/contents/documentazione/archivio/Altronovecento/Arc.Altronovecento.06.07.pdf
  2. (EN) Béatrice Lauby-Secretan, Dana Loomis, Yann Grosse, Fatiha El Ghissassi, Véronique Bouvard, Lamia Benbrahim-Tallaa, Neela Guha, Robert Baan, Heidi Mattock, Kurt Straif, Carcinogenicity of polychlorinated biphenyls and polybrominated biphenyls, in The Lancet Oncology, vol. 14, n. 4, aprile 2013, pp. 287-288, DOI:10.1016/S1470-2045(13)70104-9. URL consultato il 13 aprile 2013.
  3. 1. Kurastume M, Nakamura Y, Ikeda M & Hirohata T. Analysis of death seen among patients with Yusho (abstract). In: Dioxin 86. Proceeding of the VI International Symposium on Chlorinated Dioxin and Related Compounds. Fukuoka, Japan 1986
  4. Sintesi dei principali documenti sanitari dell'ASL di Brescia, su aslbrescia.it. URL consultato il 30 ottobre 2011 (archiviato dall'url originale il 4 aprile 2013).
  5. Marino Ruzzenenti, Un secolo di cloro e... PCB. Storia delle industrie Caffaro di Brescia, Milano, Jaca Book, 2001.
  6. Riccardo Iacona in "Presa diretta" del 31 marzo 2013, puntata speciale dedicata al caso di Brescia e dell'inquinamento da PCB
  7. Conferenze dei Servizi» Brescia - Caffaro
  8. SITO DI INTERESSE NAZIONALE “BRESCIA CAFFARO” - Legge 179/2002, art. 14, Perimetrazione
  9. Studio dell'ASL, su aslbrescia.it. URL consultato il 27 luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 31 gennaio 2016).
  10. Perimetrazione dell'area e Ordinanze del Comune

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