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Lustrissimi: co' questo mormoriale A la sora Teta che pijja marito
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1818 al 1829

A PIPPO DE R...1


     Sentissi, Pippo, er zor abbate Urtica2
Co cquell’antro freghino de Marchiònne2
Uno p’er crudo e ll’antro pe' le donne
Appoggiàjje3 ar zonetto la reprìca?4

     5Ma cchi a ste crape5 je po ffà la f...,
J’averà dditto, c...: «Crïelleisònne !6
Se la vadino a magna bbell’e mmonne,7
Ché nnoi peddìo nun ciabbozzamo8 mica».

     Valla a ccapì: si ffai robba da jjanna,9
10Subbito a sto paese je parémo
Quer che je parze a li Giudii la manna;

     Ma si ppoi ggnente ggnente sce volémo
particce10 come la raggion commanna,
Fascémo buscia,11 Pippo mio, fascémo.




Note

  1. [Filippo De Romanis, nominato anche nella nota 2 del sonetto precedente, tipografo, editore e buon latinista.]
  2. 2,0 2,1 All’Accademia Tiberina [fondata dal Belli e da altri nel 1812], la sera de 1820 (credo), l’abate D. Gaetano Celli, di fisionomia spinosetta, e l’abate D. Melchior Missirini recitarono due brutti componimenti, il primo un sonetto contro le donne, e il secondo un capitolo sulla fuga in Egitto in cui la Madonna era chiamata Vergin cruda.
  3. [Appoggiargli: affibbiargli.]
  4. [La replica.]
  5. [Capre, bestie.]
  6. [Kyrie eleison.]
  7. [Se le vadano a mangiare bell'e monde, bell'e sbucciate: vadano al diavolo.]
  8. [Non ci abbozziamo: non ci abbiamo pazienza.]
  9. [Da ghianda, da porci.]
  10. [Partirci: metterci a far le cose. Cfr. vol. VI, pag. 208, nota 5.]
  11. [Facciamo buca: facciamo un buco nell'acqua.]
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Note

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